«Il ri-ri-ribahone è servito»
«Il ri-ri-ribahone è servito» «Il ri-ri-ribahone è servito» Dell'Utri: in giro vedi tanti traditori MILANO. Essendo di ottimo umore nonostante la sua «professione di imputato» («Vado e vengo da Palermo come un perfetto pendolare») Marcello Dell'Utri si fa leggere i dispacci di quello che lui chiama «ri-ri-ribaltone» e ride a crepapelle. «Ah, ah, ali! Anche Vertone, il professorone?! Pure lui ci molla? Bravo... La radice di Vertone è verto-vertis, cambiare, girare, rivoltare... Quindi è giusto così». Ma Dell'Utri, fabbricatore di Forza Italia, è anche stato uno dei più dalemisti tra gli arcoriani di prima cerchia, tanto che i suoi ripetuti elogi al leader dei cattivissimi ex comunisti facevano venire il mal di pancia a Silvio Berlusconi. E adesso, dottor Dell'Utri, elogia o cosa? «Non elogio proprio niente. D'Aiema ha cambiato le carte, si è tolto la maschera... La sua è un'operazione scandalosa. Se vuole fare il leader di governo, allora deve chiederlo prima agli elettori, non può incassare una mag¬ gioranza nata con Prodi, così, schioccando le dita...». Le dita veramente le ha schioccate Cossiga. «Buono quello. Un uomo del tutto inaffidabile che va e viene da se stesso... Una sabbia mobile. Lo sa che il suo umore dipende dal litio? Alla mattina dice una cosa, al pomeriggio un'altra. Non è che lo scopro io, lo sanno tutti...». Lei dice che D'Alema fa male a fidarsi? «Fa un errore colossale. Cossiga oscilla tra euforia e depressione, un giorno è a destra, un altro a sinistra. Apre al centro, chiude, scende, sale, va avanti, toma indietro». Perciò? «Assisteremo a un mucchio dì colpi di teatro. Con tante maschere in campo... Prenda Buttiglione, è uno andato in Parlamento con Martinazzoli a sinistra, poi si è messo con Dini al centro, poi con Berlusconi a destra, ora sta con Cossiga in zona centro sinistra... Questa non è una cosa seria, è una barzelletta». Una barzelletta che vi taglia fuori. «Noi ci stiamo benissimo fuori da questo gioco». A vedere la faccia di Silvio Berlusconi non sembra. «Bè, il tradimento è cocente... La delusione brucia... D'Alema che va al governo con almeno trenta parlamentala fabbricati da noi: da non credere». Ve li siete scelti da soli quando li avete candidati. «Ahimè, lo so e staremo più accorti la prossima volta. Ma penso ancora che Scalfaro non avrà il coraggio di dare il via a un'operazione così». Lo ha già fatto. E poi i parlamentari non hanno vincolo di mandato. «Però ognuno di loro ha il vincolo della decenza». Salirete sull'Aventino? «E' un'ipotesi... Non so se lo faremo davvero, ma certo è tra le cose possibili». Cossiga dice che sarebbe un gesto eversivo. «Lui è proprio il manto della Ma¬ donna, copre e santifica qualunque cosa... Ma gliel'ho già dello: Cossiga può dire e disdire tutto quello ohe vuole, come si fa a replicare a uno così? E' simpatico, divertente». Lei dice che le vostre dimissioni di massa sono solo una minaccia? «Dico che lo decideremo domani. Reagiremo certamente». Anche lei, Dell'Utri, ha paura dei comunisti? «Dei comunisti come dei fascisti». Ma non mi dirà che D'Alema... «D'Alema sta per conquistare un governo senza elezioni, l'indecenza è tutta qui». Eppure lei lo considerava un possibile interlocutore. «Magari tornerò a pensarlo, ma solo dopo le elezioni». [p. cor.] Marcello Dell'Utri
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