Sì di Cossiga, incarico a D'Alema
Sì di Cossiga, incarico a D'Alema Nel primo discorso l'appello a Bertinotti e la mano tesa al centrodestra Sì di Cossiga, incarico a D'Alema Da oggi le consultazioni, lunedì al Quirinali ROMA. Non ci credeva proprio, D'Alema, che sarebbe arrivato cosi presto al primo traguardo della formazione del governo. Aveva appena detto con amarezza, tre giorni fa, che quell'obbiettivo gli era precluso perché «siamo figli di un Dio minore, abituati a servire il Paese». Cioè, proveniamo dal Pei. E, invece, ieri sera il capo dello Stato lo ha chiamato al Quirinale per dargli un «preincarico» per accertare se riesce ad ottenere una maggioranza parlamentare che lo appoggi. Il presidente incaricato farà il suo giro di consultazioni oggi e domani, e lunedi andrà a riferire a Scalfaro sui risultati ottenuti. La chiamata al Colle pareva altamente probabile sin dalla mattina, quando Francesco Cossiga, davanti a Scalfaro «notaio», era andato a garantire l'appoggio unanime della Udì- al governo a guida D'Alema. Era la certificazione tanto attesa, che aveva tenuto svegli, pur buona parte della notte, i dirigenti del centro-sinistra. Quasi certo, ma non sicurissimo, il segretario dei democratici di sinistra, per scaramanzia, non aveva voluto neanche portarsi l'abito blu delle grandi occasioni a Botteghe Oscure. L'aveva lasciato a casa, con la cravatta già pronta. E da lì è partito alle 18 per ricevere il tanto desiderato incarico da Scalfaro. Uscito dallo studio di Scalfaro, Massimo D'Alema ha fatto un discorso molto cauto, nel quale ha prima di tutto ringraziato Romano Prodi per la sua «scelta generosa» di indicarlo come candidato alla guida del governo. E D'Alema ha colto l'occasione per sottolineare che lui ò «esponente dell'Ulivo». Un omaggio anche a Francesco Cossiga che col suo via libera ha compiuto «un gesto importante» perché significa che «la guerra fredda è finita». E, in effetti, il senso del cambiamento è forte, tant'è vero che le gerarchie ecclesiastiche l'hanno preso male (vedi le critiche dell 'Avvenire) e il Polo, che pare superato dagli avvenimenti e senza strategia, sta facendo fuoco e fiamme, minacciando di abbandonare il Parlamento. Riferendosi indirettamente al Polo, Scalfaro ha spiegato a sera che «se avessi avuto qualche dubbio di costituzionalità non avrei conferito l'incarico». Alla insurrezione di una parte del Polo (An e parte di Fi), D'Alema ha risposto porgendo il ramoscello d'ulivo delle riforme da riprendere, assieme alla riforma elettorale. «E' persino comprensibile l'amarezza (del Polo) - ha detto -. Ma il problema è che ci troviamo di fronte ad un episodio che conferma la fragilità del bipolarismo italiano». Assicurazioni importanti anche al mondo cattolico, il quale «non deve avere preoccupazioni circa lo sviluppo della situazione politica, non solo perché questa maggioranza è composta in modo ampio da personalità del mondo cattolico, ma anche perché la persona del presidente preincaricato è una persona attenta e rispettosa di questi valori, che crede al dialogo tra laici e cattolici come condizione del progresso civile». Ora D'Alema si mette al lavoro per chiudere gli accordi finali con l'ampio schieramento di alleati, che va dalla Udr di Cossiga fino ai Comunisti italiani di Cossutta. Entrambi disposti ad accettare la convivenza dei rispettivi ministri nello stesso governo, come hanno spiegato ieri. La grande cautela del presidente incaricalo è dovuta alle resistenze emerse soprattutto nell'Udr e tra i popolari per la svolta della crisi. Nell'Udr si parla di 7-8 parlamentari pronti a lasciare per tornare nel Polo. Ma Angelo Sanza, coordinatore della segreteria, ne ammette uno o due. Per il resto «0 partito seguirà unito» anche se la crisi «ha un po' accelerato i tempi». Francesco Cossiga, in mattinata, aveva aperto la via all'incarico a D'Alema assicurando a Scalfaro che l'Udr aderisce alla proposta di «un centro-sinistra europeo», con l'obiettivo di arrivare al bipolarismo tra area socialista e area popolare. Anche Franco Marini ha senti¬ to il bisogno di riconfermare a D'Alema, dopo le contestazioni della sua ala ulivista, «l'assenso convinto» del Ppi. I verdi, infine, hanno aggiunto il loro assenso. L'ira che aveva indotto il Polo a progettare le dimissioni in massa da parlamentari («azione eversiva» secondo Cossiga) sta intanto sbollendo. I Ccd hanno subito detto che non ci stanno. E numerose voci di Forza Italia, come il capogruppo Pisanu, hanno invitato a rispettare «la regola democratica e i regolamenti parlamentari». Intanto si parla di deputati di Forza Italia pronti a lasciare il partito. «E' un atto eversivo» minacciare l'abbandono delle Camere, ha detto Giorgio Rebuffa, vicepresidente FI. Alberto Rapisarda Omaggio a Romano Prodi per aver fatto per primo il suo nome: una scelta generosa L'ultima foto del governo Prodi scattata a Palazzo Chigi dopo la seduta di ieri. I ministri hanno donato a Prodi una Mont Blanc
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