«I miei giocattoli sono attori» di Lorenzo Soria

«I miei giocattoli sono attori» Parla il regista di «Small Soldiers», storia di mostri ordinati dal Pentagono «I miei giocattoli sono attori» Dante: hanno personalità spiccate LOS ANGELES. Joe Dante è l'immagine speculare di Steven Spielberg. Spielberg in «E.T.» e in «Incontri ravvicinati» vede l'infanzia come un mondo d'innocenza e di sorprendenti meraviglie, i film di Joe Dante sono invece popolati da piccoli mostri che fanno paura, hanno dei toni dark e ambigui, a volte anche un po' paranoici. Joe Dante è però diventato uno degli allievi principali della premiata scuderia cinematografica Spielberg & Co., nel senso che dopo avere lasciato la casa di produzione di Roger Corman, il leggendario produttore e regista di B-movies, Dante ha costruito gran parte della sua carriera sotto l'egida del regista contemporaneo di maggiore successo, facendo per lui «Gremlins» e poi «Gremlins 2» e «The Twilight Zone». Non stupisce dunque se la Dreamworks, il nuovo studio di Spielberg che intende battersi contro la Disney per il primato nell'animazione, ha deciso di fare il suo primo film animato affidandone la regia proprio a Joe Dante. «Small Soldiers», si chiama il film, piccoli soldati giocattolo cui vengono inseriti per errore dei microprocessori ordinati dal Pentagono e che li trasformano in guerrieri letali: i Commandos, che sono i cattivi, entrano in guerra con i Gorgonites e quindi con i bambini che li aiutano. Una storia che Spielberg aveva in un cassetto da anni e che ha avuto finalmente il via quando la Hasbro, il gigante dei giocattoli, ha fiutato l'affare e ha chiesto i diritti per distribuire una nuova linea di soldatini legati al film che ancora non c'era. «Quando abbiamo iniziato a girare, avevamo una intera linea di giocattoli, ma solo 60 pagine di sceneggiatura che ha continuato a cambiare - spiega Dante -. Abbiamo continuato a cambiare strada facendo, il che non è proprio il miglior modo per girare un film. Ma è sempre il più comune, specie con lavori ad alto budget». Dopo «Gremlins 2», lei aveva in realtà giurato a se stesso che ne aveva avuto abbastanza, che non si sarebbe più avventurato a girare con altre creature in miniatura. Adesso si è dovuto rimangiare la parola: come mai? «La spiegazione è semplice: la tecnologia. La differenza tra i pupazzi di "Gremlins" e questi di "Small soldiers" è la stessa che corre tra una vecchia macchina da scrivere e un fax. Solo Archer il leader dei Gorgonites, ha una capacità di movimento 60 volte superiore al T.Rex di "Jurassic Park"». Ma non si è sentito sminuito? Non si è sentito troppo in balia dei maghi degli effetti speciali della Industriai Light & Magic, la casa di George Lucas? «Ho dovuto dirigere 80 diverse figure animate, è stato come lavorare con degli attori. Finisci per creare dei personaggi che acquistano una loro personalità e questo per me è molto divertente. Mi alzavo la mattina sapendo che ogni giornata mi aspettava un qualcosa di sorprendente e inaspettato. E la finivo con la consapevolezza di avere creato un qualcosa che prima non esisteva». Ancora una volta, in un film di Joe Dante i buoni non sono proprio buoni e le linee di demarcazione morali sono un po' ambigue, perché? «Gli outsider mi hanno sempre affascinato, sin dai tempi di Corman i miei film sono sempre stati centrati attorno a gente che non ce la faceva ad adattarsi. Ma è inutile andare a cercare spiegazioni nella mia infanzia. Mio padre era un professionista del golf, ho sempre frequentato scuole normali. Andavo solo al cinema un po' di più di tutti gli altri miei compagni, tutto qui». Lorenzo Soria «Amo i personaggi dark ma è inutile cercare spiegazioni nella mia infanzia, è stata normalissima» Joe Dante è diventato adesso uno degli allievi principali di Spielberg Nell'altra foto uno dei piccoli mostri creati per «Small Soldiers»

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