Cipri e Moresco «Siamo senza soldi»
Cipri e Moresco «Siamo senza soldi» Dopo il blocco dei fondi vivono di «collette» Cipri e Moresco «Siamo senza soldi» ROMA. «Mentre i registi italiani fanno le loro passerelle a Venezia e altrove, in un cinema privo di coraggio come il nostro, chi tenta altre vie, senza protezioni e senza seguire le richieste dei produttori, finisce per pagare un prezzo più alto della galera». Franco Maresco, regista con Daniele Cipri del film-scandalo «Totò che visse due volte», si sfoga da Palermo raccontando per la prima volta apertamente come e perché la loro opera li abbia praticamente ridotti sul lastrico. «Il Fondo di garanzia ottenuto per la realizzazione di "Totò" è stato bloccato, la banca che doveva erogarlo non ce lo ha dato e noi che abbiamo fatto il film grazie ai prestiti adesso non abbiamo una lira e siamo sommersi dai debiti». Il motivo del blocco è nella decisione del pubbli- f „ "wyi*»A co ministero ro- U. mano Silverio Piro (lo stesso che in questi giorni si sta occupando dello scandalo del doping) che, oltre a procedere per l'ac- . M cusa di vilipendio Cipri e Maresco alla religione mossa al film, ha ipotizzato anche un altro reato: truffa aggravata in erogazioni pubbliche. Secondo il magistrato, che ha disposto una perizia tecnica per verificare la congruità delle spese effettivamente sostenute per la realizzazione, i due registi avrebbero usato male i finanziamenti dello Stato. Di qui il blocco dei fondi. Racconta Maresco: «Il giudice ha visto il film e ha ritenuto che per realizzarlo ci saranno voluti al massimo un centinaio di milioni, anziché il miliardo e rotti che ci doveva essere rimborsato. Siamo a conoscenza di questo perché il nostro produttore Rean Mazzone e il nostro sceneggiatore Lillo Iacolino sono già stati interrogati e ci hanno raccontato il modo in cui si è svolto il loro interrogatorio, le domande a cui hanno risposto, una certa avversità nel modo in cui venivano formulate. Adesso io e Daniele aspettiamo di essere convocati per spiegare e dimostrare concretamente che le spese per la realizzazione di un film sono molto alte, che solo pochi minuti di effetti speciali ci sono costati 50 milioni, che solo la troupe del direttore della fotografia ha preso 100 milioni...». Ma per fare tutto questo ci vorrà del tempo, molto tempo, troppo per chi, come dice Maresco, «non ha possibilità di smuovere mente perché non ha contatti con il palazzo». Per ora le uniche strade percorribili sono quelle delle collette fra amici e degli appelli al cinema italiano, «agli sceneggiatori, ai registi come Amelio, Martone, Bellocchio, Bertolucci che hanno capito il senso del nostro lavoro. Così come Edoardo Sanguineti che ha amato "Totò" in marnerà straordinaria». Ma l'attesa è fatta di giorni, ore da riempire: «Il produttore Rean Mazzone - racconta Maresco - ha dovuto chiudere la sua tipografia a Palermo, mandando a casa i dipendenti perché non era nella condizio- ne di pagare gli stipendi. Cipri è impegnato nella lavorazione del nuovo film di Roberta Torre e io sto preparando per Radiotre un programma intitolato "Palermo può attendere". Credo che anche quello ci darà dei problemi visto che parliamo di certi personaggi palermitani, mostrando tutto il nostro scetticismo». Per la Rai, dove ai tempi della terza rete di Angelo Guglielmi erano diventati famosi con il loro «Cinico tv», Cipri e Maresco non sono più riusciti a lavorare: «Siamo stati completamente dimenticati, non ci sono mai più arrivate proposte di nessun tipo». Assistiti dall'avvocato Guido Calvi, difensore storico nelle cause di Pier Paolo Pasolini, Cipri e Maresco, dopo aver legato il loro nome a un evento importante per il cinema italiano come l'abolizione della censura, aspettano sviluppi cercando di non perdersi del tutto d'animo. Fulvia Caprera f „ "wyi*»A U. . M Cipri e Maresco
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