Grande Guerra sullo schermo

Grande Guerra sullo schermo La sorpresa di film e documentari inediti presentati alle Giornate del cinema muto di Pordenone Grande Guerra sullo schermo Le immagini d'epoca sfatano miti e leggende EPORDENONE ONO passati ottant'anni dalla fine della prima guerra mondiale, un tempo lunghissimo che ci fa apparire quei fatti come lontanissimi da noi, rinchiusi nelle pagine dei libri di storia, addirittura avvolti nella leggenda: Trento e Trieste, il Piave, Caporetto, l'impresa di Fiume, le trincee, i soldati nel fango, il re al fronte, i morti e i feriti. Una guerra che pochissimi ricordano ancora, ma che, nel corso degli anni e dei decenni, è venuta assumendo un ruolo quasi emblematico: della guerra per eccellenza, dell'immagine stessa dei conflitti bellici del ventesimo secolo. Ma quell'immagine, ormai stereotipata, rischia - come tutte le icone - di fraintendere la realtà, di trasmettere soltanto l'aspetto esteriore, la retorica o il modello. Rischia, in altre parole, di trasformare i fatti concreti, gli episodi realmente vissuti, le azioni guerresche in schemi formali alquanto rigidi, secondo una tradizione iconografica che proprio da quell'immane carneficina ha preso l'avvio. Ci sono invece altre immagini, ben più vive e dirette, realizzate allora, nel vivo della guerra, testimonianza immediata, non manipolata, di quei fatti e quei personaggi, che ci danno ancor oggi anzi, forse, soprattutto oggi - il senso della realtà, il momento della verità. E sono le immagini cinematografiche di quegli anni che ora, durante le Giornate del Cinema Muto che si stanno svolgendo a Pordenone, sono riproposte in una sezione del vasto programma dedicata appunto agli «Inediti della Grande Guerra». Perché di film inediti, o rarissimi, si tratta: di quei documentari realizzati dal Reparto cinematografico dell'esercito italiano o dal Ministero della marina, dal Comando supremo delle forze armate o dal Giornale di guerra italiana, dalla Cines o dalla Comeno Film, che furono girati fra il 1915 e il 1918, al fronte o nelle retrovie, con scopi propagandistici o di semplice documentazione. Un materiale di grande interesse storico, ma anche spettacolare, non foss'altro per la limpidezza delle immagini e il taglio sapiente delle inquadrature, per i rari ma coerenti movimenti della cinecamera e il semplice, quasi didascalico montaggio. Come se dietro la macchina da presa ci fosse un testimone vigile e attento, che non lascia sfuggire il minimo dettaglio, ma al tempo stesso sa cogliere la realtà nel suo insieme. Sicché le inquadrature durano quel tanto che basta a cogliere un'azione nel suo svolgimento e il montaggio le unisce secondo un progetto di costruzione drammatica, tanto lineare quanto cinematograficamente esemplare. E' la grandezza - e la modernità - dei cinegiornali e dei documentari anonimi che ci mostrano la realtà nel suo farsi. E ce la mostrano nel modo migliore, inconsapevolmente, sezionandola immagine per immagine e ricompo¬ nendola, come per miracolo seguendo un percorso che ci conduce dentro gli interstizi del reale, nel vivo dei fatti registrati, nel corso stesso degli avvenimenti. Molti decenni prima della televi¬ sione e del suo eccessivo appiattimento sull'attualità, sulla corsa spasmodica allo scoop, sulla mancanza di un'osservazione più distaccata, ma allo stesso tempo più partecipe. Un distacco e una par¬ tecipazione che questi film sulla prima guerra mondiale hanno, attraverso i quali quei lontani eventi rivivono come fossero attuali, ci coinvolgono, ci fanno pensare. Così è per Primo omaggio di Trieste liberata al suo re, realizzato nel 1918 dalla Sezione cinematografica dell'esercito, che comincia con un panorama di Trieste per poi soffennarsi sulla chiesa di San Giusto e sulla colonna di fronte, che fu testimone di tante manifestazioni antiaustriache, per calarsi infine nella cerimonia dell'arrivo di Sua Maestà il re d'Italia sulla nave Audace, circondato dai generali Diaz e Badoglio, ricevuto dal generale Petitti, governatore di Trieste. Una cerimonia che si svolge poi in San Giusto per concludersi in piazza, tra la folla festante. Uno spaccato di cronaca e storia che nessun libro o giornale o testimonianza diretta riesce a trasmettere con la medesima immediatezza e verità. Per quel tan¬ to di occasionale, di casuale, di indefinito, di autentico che l'immagine cinematografica riesce a cogliere e a fissare sulla pellicola, e che nessuna parola - scritta o detta - potrà mai eguagliare. Come quando assistiamo, nel bellissimo documentario del Ministero della marina La flotta e. l'esercito italiano a Salonicco, realizzato nel 1916, alla partenza del convoglio militare e al suo arrivo nel porto greco, alle lunghe sfilate delle truppe per la città, alle azioni di addestramento bellico, alla corsa dei bersaglieri, alla messa ufficiata per i soldati russi, alla banda musicale inglese, ai marinai francesi che lavorano a fianco a fianco con gli italiani. Immagini di una vivezza esemplare, splendide nella loro compostezza quasi classica; nate forse per caso, seguendo gli eventi, e tuttavia altrettanto e l'orse più pregnanti di qualsiasi film di guerra. Come se l'anonimo operatore d'attualità avesse lo sguardo acuto e indagatore di un grande regista. E sono le stesse, intense immagini della Battaglia sul Piave (1916), che mostra il re e il generale Diaz al fronte, di San Martino del Carso (1917) devastato dalla guerra, o dall'ingresso degli italiani a Tren to e Rovereto (1918), con i soldati che percorrono le vie delle città liberate tra la folla in delirio. Gianni Rondolino Non solo immani carneficine, ma anche sfilate, addestramenti, messe al campo; Trieste in festa per l'arrivo del re, l'ingresso dei soldati italiani a Trento e Rovereto Dagli archivi emergono testimonianze vive, moderne, spettacolari, prive di retorica, non stereotipate né manipolate dalla tradizione Qui accanto Vittorio Emanuele III in visita al fronte sul Carso. In basso, appena finita la guerra, Trieste accoglie il re, sbarcato con Diaz e Badoglio dal cacciatorpediniere Audace (sullo sfondo); a destra ancora Trieste, piazza Unità d'Italia, in festa per il re

Persone citate: Badoglio, Diaz, Gianni Rondolino, Petitti, Vittorio Emanuele Iii