Chopin, cannoni sotto i fiori

Chopin, cannoni sotto i fiori Domani il nuovo ed di «Specchio» Chopin, cannoni sotto i fiori L A Martha ArgerichASCIATO alle spalle il tempo della classicità e di Vienna capitale, il cammino della Sonata incontra la generazione romantica e quella successiva. Sono Chopin, Schumann e Brahms i maestri cui è dedicata la terza uscita della serie «L'albero della musica», in edicola da domani con La Stampa e Specchio. «Le opere di Chopin sono cannoni sepolti sotto i fiori», ha scritto Schumann. Sono abbandoni e perorazioni, ansie di libertà e dolore per la sua assenza; costruzioni che volentieri cedono il passo al piacere della divagazione, improvvisa come un ricordo, un'utopia. E' una scrittura, come risulta dalla terza e ultima Sonata per pianoforte, composta nel 1844, che richiede al pianoforte suoni nuovi; il «periato» e il «rubato», che l'interpretazione di Maurizio Pollini lascia fluire con tutto il necessario compiacimento, senza scivolare nell'eccesso: un cuore saldo e uno sguardo netto vivono oltre i tremori del «poeta del pianoforte». Così Franz Liszt ha definito il «rubato», l'invenzione che interrompe il flusso prevedibile del tempo della musica e delle emozioni prevedibili, per inventarne altre: «Guardate questi alberi: il vento gioca con le foglie, le fa ondeggiare, ma l'albero non si muove». Poi il percorso incontra la prima Sonata per violino e pianoforte di Robert Schumann, compositore e scrittore, battagliero cronista e didatta che detta ai giovani musicisti le regole della vita musicale: «Tutto ciò che è di moda, sarà un giorno fuori moda, e se con gli anni continuerai a coltivarlo, diventerai un bellimbusto che nessuno terrà in considera- ^^^^ ^^^^^ zione». Coraggio, dunque, anche verso le forme tramandate dalla tradizione e diventate «di moda»; coraggio nel rompere la divisione rigorosa dei movimenti e dei temi musicali che li caratterizzano, adesione all'idea nuova della «forma ciclica», moderna intuizione, musicale e letteraria, che sembra schiudere le porte a un racconto dove prevale il flusso di coscienza, che non conosce interruzioni e schemi predefiniti. L'attenzione si concentra allora sul principio della variazione, come una sonda calata dentro l'idea musicale di base per coglierne ogni possibile aspetto, suggestione, rimembranza. Una tensione nervosa che sarà tratto specifico anche della biografia di Schumann - particolarmente viva nell'interpretazione che di quest'opera offrono Gidon Kremer e Martha Argerich. «Appassionata espressione» prescrive l'autore, ma mentre la pretende sembra temerla, la insegue e ne rifugge. L'eroismo romantico sta ormai cedendo il passo a un nuovo senso del limite, della distanza che separa l'idea dal suo compimento: una separazione che non si colma. Poco eroismo, ma estrema consapevolezza vive nella prima Sonata per viola e pianoforte di Johannes Brahms, affidata a Daniel Barenboim e Pinchas Zukerman, così attenti a restituire il tumulto delle armonie e quegli sguardi improvvisi e già colmi di nostalgia verso il canto perduto di Mozart e Schubert. E' il 1894, il saggio «papà» Brahms non ha più illusioni, ma conosce - eccome - il piacere supremo del controllo, dell'eleganza. I cannoni di Chopin sono proprio sepolti, si schiude ormai il tempo del '900. [s. cap.] A ^^^^^^^^^ racconto dove Martha Argerich

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