Fukuyama: sarà delle donne la politica del Duemila

Fukuyama: sarà delle donne la politica del Duemila Il futurologo che aveva annunciato la fine della storia tenta un'altra previsione Fukuyama: sarà delle donne la politica del Duemila PRINCETON UANDO si vuol fare un esempio di filosofi o scienziati sociali che si sono lanciati in profezie o previsioni clamorosamente smentite dalla storia, il nome più citato da qualche anno è quello di Francis Fukuyama, assurto a celebrità mondiale per aver sostenuto che la caduta del muro di Berlino e il conseguente trionfo della libertà avrebbe segnato la fine della storia. Nonostante il fallimento di questa profezia, Fukuyama torna a riflettere su grandi scenari del futuro con un saggio sulle donne e l'evoluzione della politica mondiale. Lo ha pubblicato nel suo ultimo numero (settembre-ottobre 1998) Foreign Affairs, l'autorevole rivista americana di politica internazionale per tradizione molto restia alle grandi speculazioni. In un mondo governato dalle donne, osserva Fukuyama, la politica internazionale non sarebbe più una lotta spietata per il potere, come è stata fino a oggi. Poiché le donne avranno sempre maggiore potere nelle società occidentali, e lecito aspettarsi che queste ultime diventeranno «meno aggressive, temerarie, competitive e violente». Nella sua analisi, Fukuyama fa proprie le conclusioni delle studiose femministe di politica internazionale. Queste sostengono che la dottrina realistica delle relazioni internazionali - fondata sul principio che gli Stati agiscono per massimizzare il loro potere sulla scena internazionale - non è altro che una descrizione della realtà dal punto di vista maschile, utile a legittimare il potere dei maschi e la loro naturale propensione alla competizione, alla violenza e alla guerra. A differenza della maggioranza delle studiose femministe, Fukuyama ritiene tuttavia che la maggiore aggressività dei maschi rispetto alle femmine sia biologica e non culturale. «In tutte le culture che conosciamo, e sulla base di ciò che sappiamo di pressoché tutte le epoche storiche, la grande maggioranza dei crimini, soprattutto dei crimini violenti, scrive, sono perpetrati dai maschi», in particolare dai maschi giovani; questo fatto può forse essere spiegato chiamando in causa i processi di socializzazione che incoraggiano i maschi a comportarsi in modo aggressivo e violento; ma la presenza di comportamenti simili in epoche e culture diverse fa pensare piuttosto a cause di natura biologica. Quale che sia la causa fondamentale dell'aggressività maschile, resta il dato che la crescente «femminizzazione» della politica ha avuto e avrà effetti positivi. I sondaggi d'opinione, per lo meno negli Stati Uniti, dimostrano che a partire dalla guerra in Corea le donne sono sempre state più ostili dei maschi agli interventi militari e alle politiche volte a difendere o a rafforzare la superiorità bellica americana. Il vecchio Kant sosteneva più di due secoli fa che gli Stati democratici sono meno inclini alla guerra degli Stati dispotici; Fukuyama aggiunge che per capire la minore propensione delle democrazie alla guerra bisogna tenere conto anche del fatto che nelle democrazie le donne conta¬ no di più che nei regimi non democratici. Una spinta importante in direzione della «femminizzazione della politica democratica», nota Fukuyama, viene poi dalle tendenze demografiche. Nei prossimi decenni la percentuale delle donne di età superiore ai cinquant'anni aumenterà notevolmente sia negli Stati Uniti sia in Europa. E' dunque lecito aspettarsi che ci saranno in futuro più donne in politica e che esse saranno poco inclini agli interventi militari. Per contro, la popolazione degli Stati africani, asiatici e mediorientali sarà composta in proporzione assai maggiore, rispetto all'Europa e agli Stati Uniti, da maschi giovani e poveri. Se Fukuyama ha ragione, il futuro ci prepara dunque un Occidente «femminizzato», vecchio, ricco e pacifico, circondato da Paesi maschi, giovani, poveri e aggressivi. Se questo è lo scenario che ci aspetta, sarà in grado una politica internazionale «femminizzata» di difendere la pace, fermare i massacri, impedire nuovi geno- cidi, dissuadere gli aggressori? Fukuyama riconosce che a contrastare i Saddam Hussein del futuro è meglio che ci siano nuove Margaret Thatcher e leader non tanto «mascolini» quanto capaci di politiche «mascoline». Abituato com'è a ragionare per grandi contrasti, Fukuyama dimentica che i grandi leader politici, e soprattutto i leader di cui hanno bisogno le democrazie, dovrebbero essere femminili e mascolini a seconda delle circostanze: ostili alla violenza, all'aggressione e alla sopraffazione, ma capaci di usare la forza guidata dal diritto, se necessario. Dimentica inoltre che gli Stati democratici devono affrontare problemi di politica estera quali la lotta al terrorismo internazionale, gli inter\ venti umanitari, gli interventi contro i massacri e i genocidi, e gli interventi per porre fine alle guerre civili (e l'elenco è tutt'altro che esaustivo), rispetto ai quali la distinzione maschile/femminile aiuta poco a capire e ad agire. Posto nei termini in cui lo pone Fukuyama, il problema delle donne e la politica estera diventa il pretesto per un'altra filosofia della storia. Ma ce n'è davvero bisogno? Maurizio Viroli tr*» saggio sull'autorevole rivista «Foreign Affairs»: i muschi saranno sempre più privati di potere E le società occidentali diventeranno «meno aggressive, temerarie, competitive e violente» elle donne Duemila no di più che nei regimi non democratici. Una spinta importante in direzione della «femminizzazione della politica democratica», nota Fukuyama, viene poi dalle tendenze demografiche. Nei prossimi decenni la percentuale delle donne di età superiore ai cinquant'anni aumenterà notevolmente sia negli Stati Uniti sia in Europa. E' dunque lecito aspettarsi che ci saranno in futuro più donne in politica e che esse saranno poco inclini agli interventi militari. Per contro, la popolazione degli Stati africani, asiatici e mediorientali sarà composta in proporzione assai maggiore, rispetto all'Europa e agli Stati Uniti, da maschi giovani e poveri. Se Fukuyama ha ragione, il futuro ci prepara dunque un Occidente «femminizzato», vecchio, ricco e pacifico, circondato da Paesi maSopsecFraè msiancomcidi, dissuadere gli agnFgph\ poco a Sopra Margaret Thatcher: secondo il nippo-americano Francis Fukuyama (a sinistra) è meglio che i futuri Saddam siano affrontati da leader come l'ex premier inglese

Luoghi citati: Berlino, Europa, Stati Uniti