Le Regioni sono «maggiorenni»

Le Regioni sono «maggiorenni» La Fonda2ione Agnelli: così cambia la geografìa di fìsco e trasferimenti pubblici. Piemonte col fiatone Le Regioni sono «maggiorenni» Anche al Sud cala la dipendenza dallo Stato TORINO. Quanto danno e quanto ricevono dallo Stato i cittadini della Lombardia, della Toscana, della Calabria e di ogni altra singola Regione? Come sono ripartiti il fardello fiscale e i benefici della solidarietà gestiti dal governo centrale? La domanda era stata posta per la prima volta sei anni fa dalla Fondazione Agnelli e aveva messo in luce una situazione patologica, con appena quattro regioni del Nord che rifornivano le casse pubbliche pagando più di quanto ricevessero (ma una lettura «leghista» di questi dati sarebbe fuorviarne: il gioco di dare e avere non è a somma zero, oltre alle tasse c'è il debito pubblico e in quegli anni i risparmiatori settentrionali facevano affari d'oro con i tassi a due cifre di Bot e Cct). Sei anni dopo, passate le forche caudine di Maastricht, com'è cambiata la geografia delle bilance fiscali regionali? Nel presentare ieri a Torino un nuovo studio aggiornato, il direttore della Fondazione, Marcello Pacini, ha delineato una situazione in chiaroscuro: «Nel '97 - è un'anticipazione, gli altri dati della ricerca '98 sono riferiti al '95 - si è allargato a 9 il numero della Regioni che contribuiscono finanziariamente al sistema: Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Liguria, Toscana, Marche e Lazio. E quelle che hanno ancora un bilancio fiscale negativo sono comunque riuscite a diminuire la loro dipendenza». Cioè il Sud ha dato una grossa mano al risanamento. Però in alcune zone (ad esempio la Campania, ma anche il Piemonte) lo sforzo per l'Euro ha avuto pesanti costi sulle prospettive di crescita economica. Mentre altre Regioni - il Veneto, ma anche la Basilicata sono riuscite a coniugare cinghia stretta e sviluppo. Partiamo proprio dalla Basilicata: la ricerca del '92, su dati dell'89, rilevava che ogni cittadino di quella Regione riceveva in media dallo Stato (in forma di stipendi o servizi) 10,2 milioni più di quanto pagava di tasse. Nel '95 il residuo passivo si era ridotto a 4,2 milioni: un risanamento straordinario, dovuto sia al crollo dei trasferimenti prò capite (-35,2%) sia all'incremento delle tasse ( + 20,8%). Merito, quest'ultimo, dell'effetto-Melfi con la nuova fabbrica Fiat; ma anche, rileva Pacini, «della vivacità dell'imprenditoria locale, per esempio nel settore del mobile». In tutt'altro contesto, la Lombardia resta il più grande finanziatore del sistema (fra l'89 e il '95 il suo contributo passa da 3,2 a 5,3 milioni), il Veneto del boom moltiplica il residuo fiscale attivo (da 1,1 a 3,2) e il Piemonte fa un ulteriore sforzo (da 1,5 a 2,4 milioni) pur avendo avuto, nel frattempo, una delle più basse «performance» di crescita d'Italia: il 6,9% in sei anni, dunque poco più di un misero punticino ogni dodici mesi. All'altro capo della classifica la Campania ha dato un contributo forte al risanamento dimezzando la sua dipendenza (da un passivo fiscale di 4,3 milioni a 2,4; in confronto, le ricche Regioni settentrionali di Val d'Aosta e Trentino-Alto CAMPANIA PUGLIA BASILICATA CALABRIA SICILIA SARDEGNA ITALIA Adige pesano del 1995 con 5,0 e 4,4 milioni rispettivamente). «Ma la Campania e il resto del Sud hanno ancora bisogno di solidarietà - sottolinea Marcello Pacini -. E anche nei limiti stretti del Dpef lo Stato può contribuire allo sviluppo, con interventi non a pioggia, ma mirati all'aumento della produttività dei sistemi territoriali: trasporti e formazione innanzitutto». Un'ultima buona notizia: l'Italia nel suo complesso passa da un residuo fiscale passivo prò capite di 1,6 milioni a uno attivo di 374 mila lire. Che vanno a ripagare gradualmente il debito pubblico. L'Italia non vive più al di sopra delle sue risorse perché le Regioni sono diventate «maggiorenni». Luigi Grassia Pacini: ora servono investimenti nei trasporti e nella formazione CHI AVANZA, CHI NO [Residuo prò capite in migliaia di lire, costanti '95] 1989 1995 PIEMONTE 1.511 2.430 V. D'AOSTA - 11.427 - 5.097 LOMBARDIA 3.277 5.398 UGURIA - 2.498 - 592 TRENTINO A.A. -6.188 -4.430 VENETO 1.135 3.236 FRIULI - 2.847 - 298 EMItIA R. 1.621 3.488 TOSCANA -408 1.343 UMBRIA - 4.746 - 1.347 MARCHE -1.414 482 LAZIO -1.484 439 ABRUZZI - 4.428 - 1.486 MOUSE - 9.664 - 3.864 CAMPANIA - 4.390 - 2.469 PUGLIA - 4.360 - 2.077 BASILICATA -10.247 -4.266 CALABRIA - 8.086 - 5.297 SICILIA - 4.906 - 3.806 SARDEGNA -6.125 -4.111 ITALIA -1.631 374 Il direttore della Fondazione Agnelli, Marcello Pacini

Persone citate: Italia Adige, Luigi Grassia, Marcello Pacini, Pacini