Don Zegn licenziato da Famiglia Cristiana di Giorgio Calcagno

Don Zegn licenziato da Famiglia Cristiana L'ex direttore deve lasciare la sua rubrica Don Zegn licenziato da Famiglia Cristiana E' l'ultimo atto di una battaglia contro la linea scelta dal sacerdote MILANO. Don Zega licenziato, i «Colloqui col padre» non ci saranno più, Famiglia Cristiana perde il suo punto di forza. Una brutta notizia per il mondo giornabstico, più brutta ancora per il pubblico cattolico, e non troppo onorifica per la Chiesa. Don Leonardo Zega, dopo aver diretto per 18 anni il settimanale fondato da don Alberione, portandolo al centro dell'interesse nazionale, non solo cattolico, aveva lasciato la sua scrivania il 18 aprile, rimanendo protagonista nelle pagine del giornale. C'era stato un lungo braccio di ferro con il Vaticano, attizzato da una fazione stessa dei Paolini, gelosi per il successo di quel loro troppo brillante confratello. Alcune delle sue risposte apparse nei Colloqui, lette parzialmente, spesso travisate da tendenziose citazioni, gli avevano attirato addosso la pericolosa attenzione di Roma. Il «padre» si era difeso sostenendo - come era vero - che aveva sempre rispettato la dottrina nella quale era cresciuto e vissuto. Ma aveva osato avventurarsi, con un linguaggio moderno, su terreni come l'omosessualità, la masturbazione, le separazioni coniugali, trattati fino ad allora con le arcaiche formule del vade retro. Aveva addirittura mandato assolta la minigonna, sostenendo che, se l'abito non fa il monaco, non è mai stata la gonna lunga a fare onesta la donna. «Non abbiamo mai scritto niente di contrario alla fede, ai costumi, all'ortodossia», ci aveva detto un giorno, mentre già sul suo capo stava per addensarsi la tempesta. «Se poi provochiamo malumori, dissensi, questi sono il sale di un giornale». E, per essere più chiaro, aveva aggiunto: «Non c'è nessuna ricerca del pruriginoso. Anche perché io penso che il giornalismo più efficace sia quello equilibrato. Il che non significa es- Don Leonardo Z ega sere mosci». Così poco moscio, era il tipo di giornalismo da lui proposto, che poche settimane dopo quelle dichiarazioni già partivano le denunce contro «Fanghiglia Cristiana». I malumori e i dissensi non hanno tardato a coagularsi, scatenandogli contro la Congregazione per la Dottrina della Fede, come oggi si preferisce chiamare l'ex Santo Uffizio, nella persona del cardinale Ratzinger. I Paolini, nel febbraio '97, hanno dovuto subire l'umiliazione di un commissariamento, con l'arrivo di un delegato vaticano, il vescovo Antonio Buoncristiani, spedito nel Nord a imporre l'ordine di Roma. Ma Famiglia Cristiana ha continuato a seguire la sua linea, sia pure con qualche cautela in più, evitando anche la commissione di tutela che il monsignore romano aveva richiesto, per esercitare una intuibile censura preventiva. La prima manche si era conclusa con una vittoria di don Zega. Il direttore aveva accettato di andarsene solo dopo aver raggiunto i limiti di età (70 anni), rimettendo l'incarico - come aveva sempre sostenuto - ai suoi superiori. E soprattutto aveva avuto garanzie scritte per la continuazione della sua rubrica. I «Colloqui col padre» avevano ricevuto, in vent'anni, oltre 100 mila lettere, il più alto campione sociale in Italia. E don Zega ha continuato a parlare con questo pubblico, anche dopo che la sua firma è uscita dal tabellino della direzione, sostituita da quella di don Franco Pierini. E' durato meno di sei mesi. L'impegno dello scorso febbraio è stato cancellato a metà ottobre. Lo stesso suo successore - difficilmente si può pensare che l'abbia fatto per propria scelta - ha dovuto mancare alla parola firmando la lettera di licenziamento. Giorgio Calcagno Don Leonardo Zega

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