Un proconsole siriano nel Palazzo di Beirut di Ibrahim Refat

Un proconsole siriano nel Palazzo di Beirut Il vicepresidente del Parlamento non ha fatto nemmeno fìnta di leggere il nome segnato sulle schede Un proconsole siriano nel Palazzo di Beirut 77generale Lahoud eletto Presidente, ma lo ha scelto Assad IL CAIRO NOSTRO SERVIZIO Il Libano ha un nuovo presidente: è il generale Emile Lahoud, comandante in capo delle forze armate. E' stato eletto ieri, durante una seduta plenaria, dal Parlamento con 118 voti su 128. Tra gli astenuti tutti i rappresentanti della minoranza drusa, uno della minoranza cristiano-maronita e uno della maggioranza sunnita. Sono stati gli unici a disubbidire ai diktat della Siria che aveva imposto il nome di Lahoud dopo il benestare concesso dallo stesso Assad, durante un vertice a Damasco, all'inizio del mese, con il presidente uscente Elias Hrawi. Elezioni scontate dunque di questo candidato unico al vertice dello Stato. Tanto che ieri in aula il vicepresidente dell'Assemblea nazionale faceva la conta dei voti pronunciando il nome del generale senza guardare le schede, e a quel punto fu richiamato dallo speaker del Parlamento, lo sciita Nabih Berri: «Legga prima cosa c'è scritto nella scheda». Mentre dall'altra parte della capitale, in un club per ufficiali, il sessantaduenne Lahoud, in alta uniforme, affondato in una poltrona seguiva disteso e sereno dalla tv la seduta parlamentare. D'altronde non aveva nessuna ragione per temere colpi di mano. Perché i suoi sponsor avevano pensato a tutto: in una seduta precedente il Parlamento aveva provveduto ad abrogare la nonna costituzionale che vieta ai servitori istitu¬ zionali in carica di occupare incarichi istituzionali. Norma voluta per sbarrare la strada proprio ai militari. Ma il consenso del presidente Elias Hrawi e quello di altri notabili (sommato a quello di Damasco) sul nome del generale permetteva di aggirare anche questo ultimo scoglio formale. La fedeltà alla Siria di questo ufficiale di origine cristiano-maronita è a prova di bomba. Dapprima aveva dato il suo assenso, assieme a una piccola frangia maronita, all'assalto finale lanciato dalle truppe siriane al Palazzo di Babada, nell'ottobre del 1990, per cacciare l'allora ministro della Difesa Michel Aoun, nemico giurato di Damasco autoproclamatosi Capo dello Stato. Fu l'atto decisivo che mise fine a una guerra civile che durava da 15 anni. In altre occasioni Lahoud dette numerose prove di ubbidienza al protettore siriano del Libano. Dell'efficienza e abilità di questo ex ammiraglio dal sorriso sempre pronto, i libanesi parlano assai bene. Fu lui a dare il via, senza inso¬ spettire Damasco che mantiene ancora in Libano 30 mila soldati, alla ricostruzione dell'esercito ridotto durante la guerra a 20 mila unità, cioè meno di una delle fazioni in lotta. Ora i suoi effettivi sono quasi triplicati. E, cosa più importante, grazie alla sua capacità riuscì ad allontanare lo spettro del confessionalismo dal ricostituito esercito. Fatto non di poco conto in un Paese ancora governato dalle regole di spartizione del potere su basi confessionali. E non si tratta di regole non codificate bensì di un sistema sancito dalla stessa Costituzione per cui il Presidente della Repubblica deve essere per forza cristia- no-rnaronita, il premier sunnita, lo speaker del Parlamento sciita, e la Difesa affidata a un maronita. L'obiettivo era quello di garantire in questo modo gli equilibri di allora nel Paese dei cedri. Equilibrio saltato per via della guerra civile (1975-1990), e dell'aumento demografico dei musulmani divenuti maggioranza. Lahoud, definito dalla stampa locale «l'uomo dalle mani pulite», sarà certamente tirato per la giacca dalla frangia maronita non filosiriana ansiosa di recuperare un po' di potere. Allo slesso tempo sarà sollecitato dai laici, in entrambi i versanti, affinché abolisca questo sistema confessionale ormai obsoleto in un Paese sempre più dinamico e più aperto. Ma sarà soprattutto invitato dalla stragrande maggioranza dei libanesi a mettere fine alla corruzione. Ibrahim Refat II generale Lahoud è stato eletto presidente del Libano Una scelta obbligata dato che era il candidato della Siria