« La nostra sfida in Kosovo»

« La nostra sfida in Kosovo» GIANCARLO ARAGONA « La nostra sfida in Kosovo» // Segretario dell'Osce, che fornirà i «verificatori» CZAGABRIA ON una lunga esperienza diplomatica alle spalle, tra cui il ruolo di vice-rappresentante permanente dell'Italia presso la Nato, Giancarlo Aragona (56 anni) è stato nominato nell'estate del '96 segretario generale deU'Osce, con sede a Vienna. La missione nel Kosovo, sicuramente la più impegnativa finora affidata all'Osce, ha fatto salire alla ribalta quest'organizzazione che per molti, a differenza dell'Orni, rimane tuttora misteriosa. «L'Osce, l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europea, trova le sue radici nell'atto finale della Conferenza di Helsinki del 1975. Grazie alla sua ampia composizione (55 Paesi d'Europa, Nord America ed ex Unione Sovietica, n.d.r.), al suo approccio cooperativo e alla capacità di favorire in concreto il consolidamento delle istituzioni democratiche e la protezione dei diritti umani, nell'architettura europea del dopo guerra fredda, l'Osce si sta confermando un efficace strumento per rafforzare la sicurezza. Non c'è dubbio che l'impegno in Kosovo è il più importante finora affidato. L'Osce è chiamata ad affrontare una realtà di tipo nuovo e lo fa per conto della comunità internazionale. Ma non possiamo fare tutto. L'Osce è cosciente che le sfide attuali vanno affrontate in un contesto in cui agiscono diverse organizzazioni internazionali che devono collaborare tra di loro. In questa crisi è stato vitale il ruolo della Nato». L'Osce deve mandare sul terreno duemila verificatori, che hanno il compito di controllare se Milosevic rispetterà gli impegni presi con Holbrooke. E deve farlo con urgenza. In quanto tempo riuscirà, considerando l'inevitabile procedura amministrativa? «Prenderà del tempo, ma non necessariamente troppo lungo. Il consiglio permanente dell'Osce prenderà oggi una prima decisione che consentirà già domani al ministro degli Esteri polacco, come presidente in esercizio, di firmare un accordo con il governo di Belgrado. Se tutto va bene, l'operazione di verifica potrebbe iniziare molto presto, perché in Kosovo esiste già una piccola missione internazionale che può essere considerata una prima tappa. E' chiaro però che i duemi- la verificatori .non arriveranno tutti nello stesso giorno, ma progressivamente. Cominceremo con quelli dispiegati nei Paesi vicini, come la Croazia e la Bosnia». Quali Paesi hanno finora offerto di mandare i loro uomini? «Formalmente non sono state fatte richeste né offerte, ma sappiamo che i Paesi più interessati alla crisi kosovara sono disponibili, tra questi anche l'Italia. Le dichiarazioni del ministro Dini sono state accolte molto positivamente in seno all'Osce. Questo sbocco della crisi è molto conforme agli obiettivi che l'Italia ha perseguito in queste settimane». Come sarà la composizione di questo contingente? Si dice che sotto l'ombrello dell'Osco in Kosovo verrà mandato personale militare del¬ la Nato, con precedenti esperienze sul terreno. «Non penso affatto che i verificatori saranno soltanto dei Paesi occidentali e della Nato. Darei quasi per certo che la Russia, come altri Paesi dell'Europa centrale e orientale, saranno presenti. Data la complessità del compito che ci attende, dovranno essere delle persone esperte che non si presentano per la prima volta a un'esperienza del genere. Ma bisogna ricordare che il contingente è civile, non di natura militare, anche se poi un certo numero di componenti avrà una formazione militare. Ma saranno a tutti gli effetti dei civili disarmati». Non c'è il rischio che in una situazione di emergenza possano diventare duemila ostaggi in mano a Milosevic, come i Caschi Blu in occasio¬ ne dei bombardamenti della Nato contro le postazioni dei serbi di Bosnia? «Si è raggiunto un accordo. Ma realismo, cautela, attenzione sono all' ordine del giorno per tutti, organizzazioni internazionali e singoli Paesi. E' chiaro che qualche rischio c'è. L'emergenza non è finita, ma si è imboccata la strada per cercare di risolverla. Adesso bisogna guardare avanti». Come possibile capo della missione Osce in Kosovo si fa il nome di Jacques Klein, l'ex generale americano attualmente in Bosnia a cui va il merito del successo della missione Onu in Slavonia orientale. «Ancora non si è parlato di questo». Ingrid Badurina

Persone citate: Dini, Giancarlo Aragona, Holbrooke, Ingrid Badurina, Jacques Klein, Milosevic