Il Papa: non separate fede e ragione

Il Papa: non separate fede e ragione L'enciclica dei vent'anni di Pontificato: nessun accenno alla New Age, un invito ad aprirsi a Oriente Il Papa: non separate fede e ragione «La rivelazione cristiana è la stella d'orientamento dell'uomo» CITTA' DEL VATICANO. «Fides et Ratio»: Papa Wojtyla festeggia il suo ventesimo anno di pontificato con un'enciclica a lungo studiata (dall'82), e forse non è azzardato ipotizzare, più amata della altre. E' un'enciclica filosofica, ed è nota la passione che Karol Wojtyla ha sempre mostrato verso questa scienza. Il lungo documento (155 pagine) è un appello ai filosofi a tornare alla metafìsica, e colmare il baratro aperto secoli fa fra fede e ragione. «La ricerca della verità ultima appare spesso offuscata» scrive Papa Wojtyla, e «accade che molti trascinano la loro vita fin quasi sull'orlo del baratro senza sapere a che cosa vanno incontro». «La Rivelazione cristiana è la vera stella di orientamento per l'uomo che avanza tra i condizionamenti della mentalità immanentistica e le strettoie di una logica tecnocratica», proclama l'enciclica. Su questa base afferma che «non ha motivo di esistere competitività alcuna fra la ragione e la fede: l'una è nell'altra, e ciascuna ha un suo spazio proprio di realizzazione». Il documento compie un esame approfondito dei rapporti fra cristianesimo e pensiero filosofico fin da primi secoli; condanna «alcune forme di esoterismo che dilagano anche oggi presso alcuni credenti, privi del dovuto senso critico», e offre un ampio excursus su quanto la filosofia greca e latina hanno inciso sul cristianesimo. Il perno del documento è San Tommaso, di cui loda il «rapporto dialogico che seppe instaurare con il pensiero arabo ed ebreo del suo tempo... ebbe il grande merito di porre in primo piano l'armonia che intercorre fra la ragione e la fede». Ma questa armonia non ebbe vita lunga, perché «a partire dal tardo Medio Evo la legittima distinzione tra i due saperi'si trasformò progressivamente in una nefasta separazione». Papa Wojtyla riconosce che buona parte del pensiero filosofico moderno si è sviluppato allontanandosi progressivamente dalla Rivelazione cristiana, «fino a rag¬ giungere contrapposizioni esplicite. Nel secolo scorso questo movimento ha toccato il suo apogeo», provocando conseguenze tragiche: «L'uomo vive sempre di più nella paura. Egli teme che i suoi prodotti... possano essere rivolti in modo radicale contro lui stesso». Ma c'è di più: «L'attuale rapporto fra fede e ragione richiede un attento sforzo di discernimento, perché sia la ragione che la fede si sono impoverite e sono divenute deboli l'una di fronte ali altra». Contro i «fideisti» a ogni costo ammonisce: «E' illusorio pensare che la fede, dinanzi a una ragione debole, abbia maggiore incisività; essa al contrario cade nel grave pericolo di essere ridotta a mito o superstizione». Ribadito il diritto del Magistero di reagire contro «teorie false e di parte», U Papa nota che si torna a parlare di «fine della metafisica», da una parte; e dall'altra prendono spazio «fideismo» e «biblicismo», un movimento «che tende a fare della lettura della Sacra Scrittura o della sua esegesi l'unico punto di riferimento veritativo». Sono tendenze pericolose: «Non posso non incoraggiare i filosofi, cristiani o meno, ad avere fiducia delle capacità della ragione umana e a non prefiggersi mete troppo modeste nel loro filosofare». Non c'è nessuna condanna ( e nemmeno un accenno) per la «New Age». Invece è presente un invito ad aprirsi a Oriente: «Il fatto che la missione evangelizzatrice abbia incontrato sulla sua strada per prima la filosofia greca non costituisce indicazione in alcun modo preclusiva per altri approcci. - scrive Papa Wojtyla -. Il mio pensiero va spontaneamente alle terre d'Oriente, così ricche di tradizioni religiose e filosofie molto antiche. Tra esse l'India occupa un posto particolaree. Spetta ai cristiani di oggi, innanzitutto a quelli dell'India, il compito di estrarre da questo ricco patrimonio gli elementi compatibili con la loro fede così che ne derivi un arricchimento del pensiero cristiano». Senza abbandonare però l'eredità del pensiero greco-latino. «La verità tuttavia, non può essere che una sola», afferma il Papa e «rifiutare gli apporti di verità derivanti dalla rivelazione divina significa precludersi l'accesso a una più profonda conoscenza della verità, a danno della stessa filosofia». In un mondo in cui «non pochi si chiedono se abbia ancora senso porsi una domanda sul senso» i vari movimenti di pensiero: eclettismo, storicismo, scientismo, pragmatismo e nichilismo risultano avere fallito; e in particolare «il nichilismo trova una conferma nella terribile esperienza del male che ha segnato la nostra epoca... Una delle maggiori minacce in questa fine di secolo, è la tentazione della disperazione». La conclusione, viste le premesse, è scontata: «La filosofia, per il bene e il progresso del pensiero, recuperi la sua relazione con la teologia». Marco Tosarti

Persone citate: Karol Wojtyla, Papa Wojtyla

Luoghi citati: Citta' Del Vaticano, India