«Un nuovo Mose che ascolta tutti »

«Un nuovo Mose che ascolta tutti » «Un nuovo Mose che ascolta tutti » Navarro Valls: «Vi racconto il Wojtyla segreto» GL testimone davvero straordinario del drammatico pontificato di Giovanni Paolo II non batte ciglio quando lo prego di dirmi qualcosa del Papa che fuori del Vaticano nessuno sa. Dalle sei fino alle sette del mattino, il Papa prega nella sua cappella privata. Il suo inginocchiatoio, là dove egli appoggia i gomiti, ha un cassettino dal coperchio ribaltabile. «Sa cosa contiene?», dice il professor Navarro. Testi sacri in formato ridotto, azzardo. «No - sorride Navarro -, richieste di preghiere che giungono dai quattro capi del mondo. "Caro Papa prega per mio padre; per il mio bambino; perché mio marito esca dal carcere" eccetera. E lui, il Papa, prega per loro. Sino allo sfinimento. Il Papa crede nella forza della preghiera». Ed è questa, forse, la sua grande forza. Anche padre Pio credeva fermamente nella forza della preghiera. Ma non è facile. «Signore, insegnaci a pregare», invoca Luca nel suo Vangelo (11-1). Lei, dico a Navarro, accompagna il Papa nei suoi viaggi, soprattutto in quelli intercontinentali. Accompagna un uomo ch'è al tempo stesso capo di Stato e capo della Cristianità. Ho l'impressione che tale dualismo svilisca a volte la sua missione evangelica poiché lo obbliga a stringere la mano a un tiranno sudamericano, a un generale africano persecutore di cattolici. La gente potrebbe chiedersi come faccia a scambiar carinerie con un Pinochet, lui, il Vicario di Gesù. Non è un comportamento contraddittorio? «No, nessuna contraddizione. Il Papa, come capo di Stato, deve rispettare il protocollo, ma nessuno sa ch'egli, quand'è a quattr'occhi con il tiranno o col persecutore, parla il linguaggio forte del capo della Cristianità. Nessun giro di parole, prende di petto francamente diremo l'avversario. Insomma, gliele canta». E come reagiscono i vari tiranni? «Sulle prime trasecolano, poi ascoltano increduli, infine si fanno attenti e qualcuno si scioglie: così si spiegano certi mutamenti di rotta verso i cristiani qua e là nel mondo. Vede, il Papa è l'unica persona sulla Terra che può permettersi di parlar fuor dei denti e ciò perché crede nel suo servizio in favore della Persona umana, ma il fatto straordinario è che l'altro ne accetti la superiorità etica, se non spirituale». Lei, professore, saprà che ci si prende di pechieda tuttora co- », . sa mai si sian detti / aVVenCUTlOil Papa e Gorbaciov in quei famosi 10 minuti e più di colloquio in russo, che precedettero il lungo incontro ufficiale. Un colloquio fuor dei denti? «Premesso che, allora, in quel primo di dicembre invero storico dell'89 Gorbaciov era il capo supremo dell'Urss, in quel tempo seconda potenza mondiale, uomo sicuro e duro dichiaratamente ateo, e per di più un insidioso ancorché civile maestro di dialettica, mi sento di dirle che il Papa spiegò all'ospite come il centro di tutto non era quell'astrazione che i sovietici chiamavano "società", bensì l'uomo, la persona umana. Tutto quello che, poi, fece Gorbaciov lascia pensare che l'ateo abbia concordato con il credente. E' sulla centralità dell'uomo-persona affermata dal Papa che i due si sono intesi. Di più: dopo aver presentato la moglie al Papa, Gorbaciov scandì queste parole: a Quanda quattr'occcol tiranno e il persecutor etto H ■ o si trova hi e re "Raissa, il Santo Padre è la più alta autorità morale della Terra, ed è anche uno slavo. Come noi". Capisce?: "Slavo come noi". E' da qui che parte tutto», conclude Navarro. Tutto, cioè la perestroika, il crollo del Muro di Berlino. Peccato che a Gorbaciov sia andata male, ma secondo il mio interlocutore bisognerebbe ricordarsi che ad ogni individuo è stato assegnato un compito da svolgere. Anche a Giovanni Paolo n, solo che il compito assegnatogli sembra inesauribile. Giorno dopo giorno, Wojtyla appare sempre più provato fisicamente, tuttavia mai domo, mai stanco della sua catechesi itinerante. «Mistero della fede», sussurra Navarro. Poi continua: «A Parigi, Longchamp, il Papa ha detto a mezzo milione di giovani questo: "L'uomo viene al mondo, nasce dal seno materno, cresce e matura e scopre la sua vocazione e sviluppa la sua personalità nel corso degli anni. Poi si avvicina il momento in cui deve abbandonare questo mondo. Più lunga è la sua vita, più l'uomo avverte la propria precarietà". Ebbene, per il Papa la "precarietà" è anche la sofferenza accettata perché ricca di senso. Giovanni l'evangelista dice: "Sappiamo che quando Egli si sarà manifestato saremo simili a Lui, poiché lo vedremo com'Egli (veramente) è". Solo l'esperienza spirituale può quindi ricolmare il Papa e, al tempo stesso, crocifiggerlo: dal momento che, com'egli non si stanca di ripetere, la Croce è la via maestra che conduce all"unione d'amore finale». A questo punto non posso non chiedere a Navarro-Valls come mai e perché dopo essere stato medico e giornalista, corrispondente da Roma del primo giornale spagnuolo, presidente dell'associazione della stampa estera in Italia, sia diventato il portavoce del Papa. Col suo sorriso da hidalgo, Navarro racconta che un giorno dell'84, mentre presiedeva un incontro di Giovanni Agnelli con i giornalisti esteri, gli recapitano un bigliettino: «E' atteso a colazione dal Papa. Alle 13,30». Non era uno scherzo. Era stato al seguito del Papa in diversi viaggi, tuttavia èra uno dei tanti giornalisti. Durante la colazione di lavoro «il Santo Padre mi domanda come, a mio giudizio, dovrebbe essere la comunicazione del Vaticano. Glielo dico, mi ringrazia, me ne vado. Un giorno di novembre mi convoca il Segretario di Stato, Casaroli: "Il Papa ha nominato un laico direttore della sala stampa: lei". Il mio giornale mi aveva appena offerto il posto di condirettore, sognavo di riprendere a Madrid le mie ricerche mediche: "Si può dire: "no grazie", chiesi e il cardinal Casaroli: "Al Papa non si dice mai di no"». Si è mai chiesto perché lei? «Penso sia stata una scelta professionale». Non avrà influito il fatto di appartenere all'Opus Dei? «Sono un semplice membro numerario. Sono convinto che sia stata considerata la mia esperienza hi fatto di comunicazione». A proposito, dico, lei giudica il Papa un grande comunicatore anche quando sbadiglia o mostra d'irritarsi? «E' un comunicatore straordinario per almeno due motivi. Egli è innanzitutto un artefice di idee da comunicare. Un grande comunicatore può comunicare roba d'altri, E' la ricchezza del Messaggio che fa bucare al Papa lo schermo. Il critico televisivo del 6&Non lle voci sullasalute, ma speculaziosulla capacdi fare il Pa feriscono sua e i tà pa jjp "New York Times" dopo aver studiato a lungo il Papa in tv ha concluso che Giovanni Paolo II calpesta tutti i canoni dell'apparire in tv. Lui domina il mezzo ignorandolo. Un giorno ha detto: "Credo nel valore dei segni". E' un po' come la poesia: dare alle parole il segno della compiutezza. Il Papa ha un genio per i segni. Il suo è un Pontificato di segni. Sono segni il Papa che ride e il Papa concentrato, sofferente. Le due immagini sono complementari. E "last but not least" c'è il suo fecondo senso dell'umorismo, c'è la sua vasta capacità di tenerezza. Alla folla che gridava "Viva il Papa", risponde: "Per ora vive", ma le sue battute sono tante. In un Paese africano gli dicono che incontrerà il re e la regina madre. "La regina è la madre del re?". No, rispondono, è la moglie numero 14 di suo padre; lui è figlio della madre numero 25. E il Papa: "Qui siamo ancora all'Antico Testamento". La tenerezza: non è solo quella verso i bambini, i malati, verso coloro che egli chiama gli Innocenti ai quali bacerebbe sempre i piedi. Una mattina, a Lione, visita un istituto per ragazzi ciechi, sordi, sordomuti, dagli 8 ai 17 anni, e dice: "E' la prima volta che incontro persone che non mi possono vedere né udire. Voglio comunque dire perché lo sappiano in qualche modo -, che vado a celebrare la Messa e li porto tutti con me. Nel cuore"». Quando il padre di Navarro stava morendo a Madrid, una sera il Papa chiama e domanda notizie. «La mamma come sta?», si informa, consola il morituro e suo figlio. (Ma questo non ce l'ha detto Navarro). Il Papa, ci informa il suo portavoce, non si adonta mai per uno scritto critico, per mia vignetta beffarda. «Non lo feriscono le voci sulla sua salute, ma la speculazione sulla capacità di fare il Papa. E non ò vero che preferisca la tv ai giornali: legge una nutrita rassegna stampa c quotidiani in sei, sette lingue. Quello che mi stupisce sempre è la sua enorme capacità di lavoro». Per il professor Navarro, il Papa è un nuovo Mose che vuole e sa ascoltare il prossimo, deciso a traghettare l'umanità verso una nuova pagina di storia. Il guaio è, osservo, che questa umanità corre appresso al facile guadagno, è cinica. Viviamo in una sorta di crepuscolo boreale, la deregulation avanza nel silenzio degli intellettuali, il neo-relativismo, per citare il cardinale i<Ut Ratzinger, sta ■ uccidendo ogni fiSS»*!»»»*—.... valore. «Ce la farà perché è un vero umanista. Ma prima andrà a Gerusalemme e ancora rifarà il viaggio di Abramo, seguendo le orme del padre delle tre grandi religioni (ma questo è il mio sogno per Lui). Guardi, un Pontefice che così vecchio e sofferente scrive un'enciclica come quella pubblicata ora è un segno di Dio. L'ha scritta e diffusa per due, come Aristotile 26 secoli fa a coloro che avevano paura di pensare, "Affidatevi alla Ragione"». Poi - dice con forza Navarro -, «ho un'immensa fiducia in Giovanni Paolo II, nel suo destino profetico e questo perché confido in Dio». Igor Man prende di petto », . / aVVenCUTlO H ■ a Quando si trova a quattr'occhi col tiranno e il persecutore 6&Non lo feriscono le voci sulla sua salute, ma le speculazioni sulla capacità di fare il Papa jjp i<Ut ■ fiSS»*!»»»*—.... H I! WD Sopra: Giovanni Paolo II con Joaquin Navarro Valls, il suo portavoce La copertina della tredicesima Enciclica di Papa Wojtyla «Fede e ragione», pubblicata in occasione del ventesimo anniversario del suo pontificato

Luoghi citati: Berlino, Gerusalemme, Italia, Lione, Madrid, Parigi, Roma, Urss