Il sì di Cossutta di Maria Grazia Bruzzone

Il sì di Cossutta Il sì di Cossutta «Non più desistenza Anche noi al governo» ROMA. E' un Cossutta serafico anche più del solito quello che si aggira per il Transatlantico a metà pomeriggio. Pronto a fare il grande passo: non solo appoggiare il governo D'Alema, ma entrarci a pieno titolo assumendosi «le proprie responsabilità», vale a dire con dei propri ministri. Perché Cossutta è convinto che il segretario dei Ds ce la farà, grazie ai voti del suo nuovo partito dei comunisti italiani, di cui poche ore prima ha presentato alla stampa il simbolo, molto simile a quello del vecchio Pei disegnato da Renato Guttuso, e le nuove tessere, che contengono una lunga frase di Togliatti che comincia così: «Non possiamo accontentarci di criticare o di inveire, sia pure nel modo più brillante. Dobbiamo possedere una soluzione di tutti i problemi nazionali». Una frase che sembra dedicata a Fausto Bertinotti. Sulla cui benevola astensione al nuovo governo di sinistracentro Cossutta non esclude di poter contare. Il leader di Rifondazione ha infatti giudicato l'ipotesi di incarico a D'Alema come «una mezza novità positiva», aggiungendo che per avere una «novità intera» dovrebbe venir ritirata l'odiosa Finanziaria: un passo avanti, comunque, rispetto ai «niet» dei giorni scorsi. Di Bertinotti, Cossutta non parla più di tanto, naturalmente. Si limita a dire che per lui «le porte sono spalancate, nella maggioranza e, se vuole, anche nel governo». Ma che una maggioranza ci sia, gli pare assodato. «Non vedo problemi. Mancava un solo voto, no?», aggiunge allusivo, facendo balenare l'ulteriore idea che qualcun altro deputato potrebbe passare al suo partito. Così convinto e tranquillo, appare Cossutta, da non demonizzare più gli eventuali voti dell'Udr, ma da considerarli «puramente aggiuntivi». «Mi pare che non c'entrino proprio nulla. Certo, non possiamo né evitarli, né disdirli. L'importante sottolinea - è che la maggioranza sia politica e non solo numerica». Una maggioranza politica di cui il Pdci vuol far parte «organicamente». E via. «L'epoca della desistenza è finita», annunciava il braccio destro Oliviero Diliberto alla presentazione della mattina. E si spingeva a spiegare tranquillizzante che il primo compito del nuovo esecutivo sarà approvare subito la Fi nanziaria. Dopodiché «ci saranno le condizioni per dispiegare un processo riformatore che ab bia le caratteristiche della concretezza, dell'au torevolezza e della durata». Mentre Marco Riz zo, che sta preparando una manifestazione-bat tesimo del partito per sabato prossimo a Milano (domenica sarà la volta di Torino), in concomi tanza con quella romana dei bertinottiani, rive lava che 150 mila tessere del nuovo partito «so no già state prenotate». Ma tanto slancio responsabile in serata pare già destinato a smorzarsi. Sembra infatti che il nuovo governo D'Alema, se riuscirà davvero a nascere, sia ben disposto ad accogliere i cossuttiani nella maggioranza, ma quanto a ministri comunisti, forse è ancora un po' presto: i cattoli ci potrebbero spaventarsi, e i bertinottiani irri tarsi. Maria Grazia Bruzzone Nella foto sopra il leader del Comunisti Italiani Armando Cossutta A sinistra il fondatore dell'Udr Francesco Cossiga In alto i leader del Polo Silvio Berlusconi, Gianfranco Fini e Pier Ferdinando Casini

Luoghi citati: Milano, Roma, Torino