Cossiga tiene fatti sulla corda
Cossiga tiene fatti sulla corda LA STRATEGIA DEI CENTRISTI Cossiga tiene fatti sulla corda VUdr. prima vediamo cosa ci offrono Lm ROMA m ARMATA di Valmy, ovvero l'udr di Francesco Cossiga, è tornata al centro della crisi. Tutti, anche Clemente Mastella, vestiti di scurissimo come banchieri della Ruhr, e riuniti in assemblea permanente, in attesa di essere ricevuti al Colle. Anche lo schema tattico nei confronti di D'Alema, considerato il potenziale capo di governo incaricato, è rimasto lo stesso con il quale s'era affrontato Prodi il giorno prima. Ovvero, disponibilità iniziale, disponibilità ad alcune condizioni manifestata al Capo dello Stato. Per il secondo tempo, bisognerà attendere. Con Prodi, l'udr ha poi fatto dietrofront, la speranza condita di timori di D'Alema è che nel suo caso le cose possano andare diversamente. La giornata ò stata, di nuovo, un tourbillon di incontri, nonostante la fatica accumulata. Dopo pranzo, però, Buttigliene e Mastella sono crollati: riposino fino alle ore 17. Mentre Francesco Cossiga non demordeva, al bar in cima a Via Veneto, nell'azzurro freddino di una bella giornata romana, con sarabanda di dichiarazioni. A tarda sera, nell'ultima riunione nel grande ufficio di Carlo Scognamiglio Pasini a Palazzo Giustiniani, si sono messe a punto le mosse per l'indomani. Si aspetta, sostanzialmente, che D'Alema si faccia vivo, visto che l'unico incontro di Cossiga con il quasipresidente incaricato è avvenuto tramite interposta persona, vale a dire Marco Minniti che ha fatto da ambasciatore. Un incontro interlocutorio, nel quale il Picconatore aveva manifestato la non contrarietà a una «candidatura» del segretario di Botteghe Oscure. Il punto, spiegava Guido Folloni, era «capirne i contorni». Le dichiarazioni più nette sono quelle dell'ala «dura» dell'udr: non concederemo a D'Alema quello che non abbiamo dato a Prodi, mette subito le mani avanti Rocco Buttiglione. E sarà poi lo stesso Cossiga ad aggiungere che, per giunta, Prodi è un esponente del Partito Popolare. Mentre Mastella, nella lunga dichiarazione scritta in 14 cartelle a caratteri cubitali all'uscita dall'incontro con il capo dello Stato, preciserà ancora meglio: no a D'Alema se fa un governo che salva la maggioranza del 21 aprile. Sì a un governo che dichiari morta quella maggioranza. E che dunque, non potendo prevedere le larghe intese che Cossiga continua a proporre, porti traccia di una «diversità». Il che, tradotto dal politichese, significa che l'udr, che «non è disposta né a un voto favorevole, né a un'astensione a un governo che riproponga la maggioranza del 21 aprile», reputerebbe come un segnale positivo del cambiamento del quadro politico se le venissero proposti incarichi di governo. Il passaggio, dunque, per D'Alema è strettissimo. Molti dell' udr, a cominciare da Buttiglione, continuano a preferire un governo istituzionale. Ma ieri, s'è deciso di dare questa velata «apertura» a D'Alema. Nell'incontro con il capo dello Stato, la folta delegazione, composta da Mastella, Scognamiglio, Buttiglione, Folloni e Cardinale, ha spiegato in dettaglio a Scalfaro cosa l'udr vuole, e cosa non vuole. Ed è stata - a quanto pare rassicurata dal capo dello Sta- to: non c'è rischio di elezioni anticipate. Restano comunque significative le dichiarazioni di Carlo Scognamiglio, «tutto è subordinato alle condizioni in cui l'incarico a D'Alema matura, e quindi il tipo d'impostazione che al governo D'Alema darebbe». L'armata di Valmy, dunque, non vuole vedersi «aggiunta» a una qualsivoglia maggioranza, e tantomeno se essa è ulivista. E non mette sul tavolo nemmeno la propria disponibilità ad un'astensione. Cioè il rovescio di quello che - dapprincipio - avevano inteso gli emissari di D'Alema. Se poi le cose finiranno per il segretario di Botteghe Oscure diversamente che per Prodi, è presto per dirlo. Di certo, per appurare le reali intenzioni dell'armata di Valmy, servirà la lunga nottata, prima che davvero Scalfaro conferisca a D'Alema il mandato. [ant. ram.] Buttiglione: non concederemo adesso quello che abbiamo negato a Prodi Mastella: no a un esecutivo con la maggioranza del 21 aprile
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