Foa: non ha le bandiere rosse di Guido Tiberga

Foa: non ha le bandiere rosse Foa: non ha le bandiere rosse «Ilpassato nel Pei? Nessuno se lo ricorda» LM TORINO ™ UOMO che lo abbraccia è anziano quasi quanto lui: «Vittorio, ti ricordi? Ci siamo visti l'ultima volta nel '57. Ti dissi: "Prima o poi ti faranno ministro..."». Vittorio Foa, 88 anni compiuti da poco, sorride un po' frastornato. Sorride al sindaco Castellani che lo bacia, sorride a Gianni Vattimo e a Giorgio Napolitano venuti al Piccolo Regio a celebrare le sue «Lettere dalla giovinezza» e la sua fresca laurea ad honorem. Dottor Foa, lei non sarà diventato ministro, però Massimo D'Alema potrebbe diventare presidente del Consiglio... Un uomo nato e cresciuto nel Pei che finisce a Palazzo Chigi. Che effetto le fa? «Sono soddisfatto come cittadino, perché è un uomo che stimo. Ma il Pei è storia vecchia, nessuno ricorda più la nascita comunista di D'Alema». Resta il fatto che il giovanissimo pioniere che parlò al fianco di Togliatti a un congresso comunista potrebbe guidare il governo. Davvero questo la lascia indifferente? «Vede, il problema non è quello del passato di D'Alema. E' vero: io ero amico del padre di Massimo, mi ricordo lui e la sua famiglia molti anni fa. Ma ora i tempi sono cambiati: il governo D'Alema, se ci sarà, non sarà un governo di sinistra. Non ci saranno le bandiere rosse che sognavamo in quegli anni, quando speravamo di vincere le elezioni e di andare al potere. Il suo, ammesso che riesca a superare tutti gli ostacoli, sarà un governo di centro-sinistra, un governo di coalizione». D'accordo, ma non ci vede neppure un significato simbolico? Il segno della raggiunta maturità della sinistra italiana? «Non è tempo di entusiasmi. Mi auguro che D'Alema possa porre fine allo stucchevole gioco di partiti cui abbiamo assistito negli ultimi giorni. Uno spettacolo insopportabile». L'eventuale ministero D'Alema non potrà essere altro che un governo di coalizione, è vero. Però lui appare più un uomo del Pds che un baluardo dell'Ulivo. Non è d'accordo? «Guardi che D'Alema è l'uomo che ha portato la sinistra italiana in Europa. Lo ricordo quando nel partito dava battaglia a Occhetto: una battaglia vinta, per fortuna. Vedrete che l'uomo che voi dipingete come un rigido difensore del partito, si rivelerà adatto a guidare la coalizione di centro-sinistra». Più di Prodi? «Adesso bisogna pensare al futuro, non al passato». Dottor Foa, la sinistra si è ulteriormente spaccata proprio alla vigilia dell'incarico a D'Alema... «Non mi faccia parlare di Bertinotti. Le spaccature della sini- stra appartengono al passato». Anche le più recenti? «Anche quelle. Adesso bisogna pensare al futuro. Io credo che se D'Alema seguirà la linea tracciata da Prodi e Veltroni potrà costruire la sua maggioranza». Una maggioranza stabile? «Gliel'ho detto: gli ostacoli da superare sono molti. Primo fra tutti la nuova legge elettorale. E poi, molto probabilmente, le elezioni. Questo è il futuro che attende il centro-sinistra italiano, non è una questione personale di Massimo D'Alema». Lei lo ha conosciuto da giovanissimo. Lo avrebbe detto che un giorno sarebbe stato lui il primo «comunista» a ricevere l'incarico? «Ma perché insiste con il passato? Quello che conta è il presente, che ha non poche difficoltà. Una cosa però la posso dire del giovane D'Alema. Era come adesso, non è mai cambiato...». Guido Tiberga «Se arriverà in porto guiderà un nuovo centrosinistra E' l'uomo adatto? Io credo di sì» Vittorio Foa: ha festeggiato gli 88 anni ieri a Torino

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