Prodi lascia, ci prova D'Alema

Prodi lascia, ci prova D'Alema Il premier rinuncia: non potevo distruggere la coalizione che guidavo. I j Prodi lascia, ci prova D'Alema Oggi l'incarico da Scalfaro, decisivi i voti di Cossiga ROMA. Ora potrebbe essere il grande momento di Massimo D'Alema. I partiti che compongono l'alleanza dell'Ulivo lo hanno proposto ieri, all'unanimità, a Scalfaro come candidato per formare un governo. D'accordo anche i comunisti italiani di Armando Cossutta. E, cosa molto importante, c'è pure il via libera di Lamberto Dini (possibile candidato anche lui) e di Romano Prodi, che ieri mattina è tornato da Scalfaro per rinunziare all'incarico. «Penso che lo stesso progetto che io ho cercato di realizzare possa essere portato avanti dall'onorevole Massimo D'Alema» ha detto l'ex presidente del Consiglio, abbozzando una sorta di staffetta politica. Ma rimane sempre il problema di trovare i voti necessari per riformare una maggioranza, dopo l'abbandono di Rifondazione comunista. Per un po' ha aleggiato l'ipotesi di un governo tenuto in piedi, nel peggiore dei casi, dalle astensioni di Rifondazione, Lega e Udr. Ma l'illusione ò durata un attimo. La Lega è andata da Scalfaro a dire che voterà «contro qualsiasi governo dell'Ulivo, sia esso di Prodi o D'Alema». Bertinotti ha definito «una novità a metà» l'eventuale incarico a D'Alema, ripetendo che voterà sì solo se sarà ritirata la Finanziaria. E l'Udr cossighiana, poi, sta parlando tante lingue, fino a confondere seriamente le idee di tutti i «mediatori» che hanno tessuto contatti, quasi ininterrottamente, per l'intera giornata. Una giornata tesissima, perché la novità assoluta della ipotesi D'Alema a Palazzo Chigi è emersa nella notte di mercoledì, cogliendo impreparati gli strateghi di ogni partito. Il partito popolare, per esempio, è rimasto convocato in permanenza a Piazza del Gesù, seguendo la situazione minuto per minuto. Riunione fiume non del tutto tranquilla, perché gli ulivisti del ppi si sono battutti strenuamente per imporre che non si parli di line dell'Ulivo, dopo che i capigruppo hanno già certificato la fine della maggioranza nata dalle elezioni. I più maliziosi hanno letto il via libera di Prodi a D'Alema (sollecitato insistentemente da Marini per convincere i suoi ulivisti) come un abbraccio fin troppo vincolante. Un modo per apporre su D'Alema il marchio dell'Ulivo. Ben sapendo che l'Udr dice di essere disposta a dare i suoi voti solo se quel marchio non c'è piii. E' parso un segnale di allarme l'appello del verde Pieroni, alla massina unità nel centro-sinistra: «Singolari tentativi di distinguo di sedicenti ulivisti non inficiano l'investitura diretta, da parte di Prodi, a D'Alema». Il problema che nella notte rendeva ancora incerto il possibile incarico di Scalfaro a D'Alema era l'atteggiamento dell'Udr. Il partito di Cossiga continua a sbandare tra filo ulivisti e filo polisti ed è sottoposto in queste ore a fortissime pressioni da parte del Polo. Marini e gli ambasciatori di D'Alema non riescono a capire cosa vogliono. La proposta della ex maggioranza era un avvicinamento morbido, con un paio di ministri tecnici suggeriti dalla Udr ora e con l'impegno a rivedersi a gennaio per allargare la maggioranza. Ma l'Udr non ci sta. Da una parte vorrebbe ottenere subito ministeri per dei politici e dall'altra vorrebbe che i cossuttiani non entressero ora nel governo. E, magari, se ne stessero fuori con una astensione. Cosa che pare irrealistica, dato che ieri i comunisti italiani hanno fatto il passo ufficiale di candidarsi a qualche ministero, escludendo veti verso l'Udr, visto che non si tratterebbe più di un «governo fotocopia». Di fronte ai tentennamenti della Udr, l'Ulivo teme che si stia preparando una trappola anche per D'Alema, col risultato di affossare, questa volta, la stessa alleanza di centro-sinistra, se il tentativo successivo dovesse essere un governo «istituzionale», «tecnico», o «di ga- ranzia». Questo timore rende cautissimi Marini e i ds. E per questo Giorgio Napolitano dice che «la situazione è difficile» e ricorda che Scalfaro non darà un incarico pieno di formare il governo se non avrà accertato che i voti ci sono. Per questo Prodi, a sera, parlava ancora di «consultazioni da fare». Quel che ha detto Clemente Mastella, all'uscita dal Quirinale, non è stato certo chiarificatore. Il segretario dell'Udr ha detto che loro non sono contrari ad un governo politico, purché non sia della maggioranza dell'Ulivo. Parlando di possibilità di voto favorevole, astensione o contrario. I voti per la Finanziaria, sono comunque assicurati, ha aggiunto. Che equivale a dire tutto e il contrario di tutto. Oggi il presidente della Repubblica valuterà-se,dare o no a D'Alema un incarico, forse simile a quello di Prodi. Cioè, un «quasi preincarico». Alberto Rapisarda Il Professore «Può portare avanti lo stesso progetto che ho avviato io» H il» ili 'li * lififttllillli VICEPREMIER VELTRONi # POSTE MACCANICO # ESTERI DIM S INDUSTRIA BERSANI # INTERN! NAPOUTANO # LAVORO TREU S GIUSTIZIA FLICK # COMM.ESTERO FANTOZZI g ECONOMIA CIAMPI # S ANITA' BIND! g FINANZE VISCO # AMBiENTE RONCHI # DIFESA ANDREATTA 5 SOLIDARIETA' SOCIALE TURCO # ISTRUZIONE BERLINGUER # PARI OPPORTUNITA' FINOCCHIARO # TRASPORTI BURLANDO #- BENt CULTURAL! VELTRONI # LL.PR COSTA S REG. FUNZIONE PUBB. BASSANINI ■§ AGRICOLTURA PINTO + #SU #GIU' SUGUALE

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