ANTICHE NOTE DI NORDEST di S. Cap.
ANTICHE NOTE DI NORDEST ANTICHE NOTE DI NORDEST La ricca tradizione del 700 rivive nei Solisti Veneti Martedì 13, all'Auditorium"(ore 12) è in programma «Carta Bianca ai Solisti Veneti», dieci ore di musica continua (a cura del Salone della Musica). Un'iniziativa dedicata alle scuole. Una giornata con i Solisti Veneti, una delle orchestre italiane più attive e affermate in ambito internazionale. Direttore Claudio Scimone. A Sandro Cappelletto abbiamo chiesto di ricostruire una storia e tracciare il profilo di questo famoso complesso musicale. LO conoscevano in pochi, quarant'anni fa. Ci voleva dell'intuito per capire che la musica di Antonio Vivaldi e di tutto il repertorio che chiamiamo, con eccessiva semplificazione, barocco, poteva diventare una delle riscoperte critiche ed esecutive caratterizzanti la seconda metà del Novecento. Claudio Scimone, padovano, giovanissimo critico di un giornale locale con il pallino della direzione d'orchestra, poi insegnante di Conservatorio, decide di tentare. Riunisce undici eccellenti solisti di strumenti ad arco, si siede al clavicembalo ed inizia un'avventura artistica tra le più fortunate. Vivaldi, Albinoni, Marcello, quella grande scuola del Settecento veneziano che tor¬ nava protagonista dopo due secoli passati sotto silenzio. La vicenda dei Solisti Veneti, che per una giornata intera avranno «carta bianca» al Salone, è un significativo intreccio di sagacia commerciale e professionalità, di calcolato rischio e di attenzione al modo di porsi: il volto di Claudio Scimone e dei suoi musici sorride da un'infinità di dischi e manifesti pubblicitari, non soltanto in Italia. Se, oggi, un gruppo di giovani musicisti volesse giocare la carta del professionismo, da Scimone ha molto da ascoltare. Curiosità sempre desta, attente relazioni internazionali, agilità nel comprendere prima di altri dove batterà il dente del gusto del pubblico: incide in prima mondiale le sinfonie di Muzio Clementi, riscopre la musica di Giuseppe Tartini, ricostruisce 1'«Orlando furioso» di Vivaldi, il «Mose in Egitto» di Rossini. Ma, stagione dopo stagione, crea anche una serie molto nutrita di opere contemporanee, a riprova di una non banale versatilità. Molte le domande alle quali i Solisti Veneti possono offrire risposte di estremo interesse: come si riesce a mantenere un ensemble unito e complice per un periodo così lungo e a difendere una propria identità in un repertorio verso il quale gravitano ormai centinaia di altri gruppi musicali? Quanto costa avviare un'impresa simile, come si costruisce un'autonomia anche economica? Poi, le questioni tecniche, non meno appassionanti: filologia rigorosa o disinvolta sintesi tra la «prassi esecutiva del tempo» e le nostre orecchie viziate dalla valanga sonora del sinfonismo del periodo classico? Corde di budello o di metallo, strumenti solo originali o anche ricostruiti, vibrato o non vibrato, «recitar cantando» o cantar gridando? Scimone è uomo di teatro, intrattenitore piacevole e abile: giocherà la sua carta con astuzia e, se anche il pubblico ne avrà voglia, la partita può diventare appassionante, [s. cap.]
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