LE CANZONI DI BILITIS di Gabriella Bosco
LE CANZONI DI BILITIS STORIE DALLA MUSICA LE CANZONI DI BILITIS Recital di Monica Guerritore da Pierre Louys e Debussy Venerdì in Sala 500 (ore 16) per Storie dalla Musica: «Les Chansons de Bilitis» di Claude Debussy, da Pierre Louys (a cura del Salone della Musica in collaborazione con il Teatro Stabile Teatro). Recital di Monica Guerritore (nella foto). Nella seconda parte dello spettacolo l'attrice reciterà il «Requiem» della poetessa Patrizia Valduga. AAVEVA i capelli neri, gli occhi allungati, le guance appena intenerite da un sorriso leggero che nasceva dalla bocca e labbra insieme nette e ben bordate, molli e fini. Era figlia di un greco e di una'fenicia, era nata all'inizio del VI secolo a. C. in un villaggio di montagna nella Panfilia orientale. Fanciulla tra i pastori, venne posseduta e resa madre. Scappò sedicenne a Mitilene, nell'isola di Lesbo, dove conobbe Saffo che la istruì e si innamorò di Mnasidika. Quando lei la lasciò, si recò a Cipro e si fece cortigiana, nel culto di Afrodite. Non si sa quando morì. All'epoca in cui vendette amore aveva quarant'anni. Scrisse finché fu amata. Le canzoni vennero trovate nella sua tomba, sotterranea secondo il costume fenicio. Erano incise su lastre di anfibolite nera. Tre epitaffi decoravano il sarcofago. E' quanto racconta Pierre Louys nella «Vita di Bili¬ tis», pagine che servono a introdurre le «Canzoni», ch'egli afferma di aver riscoperto e tradotto dal greco. Poetessa sconosciuta contemporanea di Saffo, adepta degli amori più vari: l'invenzione era bella. Louys, il dandy amico dei Parnassiani e di Valéry, famoso poi soprattutto per «La femme et le pantin» (da cui von Sternberg trasse il celebre film con Marlene Dietrich), era stato realmente traduttore di un epi^ grammista alessandrino, Meleagro di Gadara. Più alessandrina che classica risulta così la poesia finemente erotica della fantasiosa Bilitis, ed era questo in effetti il gusto condiviso dai tardo simbolisti. Le canzoni non sono in versi, ma in una prosa poetica a tratti molto estetizzante fino a farsi estenuata. Divise in tre gruppi, sono bucoliche nella parte che racconta l'infanzia e gli amori pastorali con Lykas, elegiache quelle dedicate a Mnasidika, le più sensuali e languide, mentre in epigrammi raffinati è composta la parte finale sugli amori da cortigiana e la malinconia della bellezza che sfiorisce. Concludono il volume i tre epitaffi. Pubblicate nel 1894, le «Canzoni» ispirarono Claude Debussy, che era legato a Pierre Louys da amicizia. Il compositore quattro anni dopo musicò tre dei poemetti tra i più delicati: «Il flauto di Pan», «La capigliatura» e «La tomba delle Naiadi». Tutti appartenenti al primo gruppo di liriche hanno la morbidezza dell'adolescenza. Sono fremiti, desideri/sogni. C'è già un presentimento, del freddo che può succedere al fuoco. Ma la consapevolezza dell'amore fatto deve ancora venire. Gabriella Bosco
Luoghi citati: Cipro
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