GRAZIE PER IL SILENZIO di Massimo Gramellini
GRAZIE PER IL SILENZIO OMAGGIO A BATTISTI GRAZIE PER IL SILENZIO Lunedì 12 alle 22 all'Arena c'è «Il mio canto libero», omaggio a Battisti con Lavezzi, Mogol e gli allievi del Centro Europeo di Drammaturgia. Lo spettacolo, voluto dal Comune di Torino, è a ingresso libero (con biglietto d'invito). SE uno dice «ei fu» sicuro che gli rispondono «siccome immobile». Ma è ancor più sicuro che se dice «ancora tu», la replica sarà: «ma non dovevamo vederci più?». Nessuno vuole paragonare Mogol a Manzoni, non foss'altro perchè del «5 maggio» non conosciamo la musica (quella di «Hey Jude» andrebbe bene?). Una cosa è certa, e chissà se il ministro Berlinguer ci ha già pensato: le canzoni di Lucio Battisti meriterebbero un posto d'onore nelle antologie dei licei, perchè fanno parte della nostra vita più di qualsiasi altra opera letteraria dell'ultimo mezzo secolo. Il forsennato e vampiresco amarcord di queste settimane vuol farci credere che tutta l'Italia canticchia a memoria le canzoni del cantautore di Poggio Bustone. Sarà, ma se ne sentono tanti crollare a metà della prima strofa, sostituendo le altre parole con un «diridiridiridiridi» molto battistiano. Quel che è sicuro è che i frammenti di quelle canzoni sono entrare nel nostro linguaggio quotidiano con una forza che la Grande Letteratura (ammesso che esista ancora) non ha più. Ma che disastro io mi maledico, avere te una donna per amico, sì viaggiare evitando le buche più dure, signore chiedo scusa anche a lei, mi ritorni in mente dolce come mai, come non sei tu. Fino alle due domande fondamentali che ci perseguitano dall'infanzia. «Che ne sai tu di un campo di grano?» e soprattutto: «Come può uno scoglio arginare il mare?», a mio avviso la più bella immagine d'amore degli ultimi settecentomila anni. A questo risultato hanno contribuito in egual misura il talento di Mogol e il silenziostampa di Battisti. Perchè se lo avessimo sentito discettare d'amore in qualche salotto televisivo, ci saremmo accorti che il grande Lucio era un personaggio di Verdone «doppiato» da Mogol. Quei testi poetici pieni di «discese ardite e di risalite» appartenevano alla sua anima (non si canta ciò che non si sente, e lui lo sentiva eccome), ma non al suo vocabolario. Al terzo «a-ho!», l'incantesimo si sarebbe rotto per sempre. Così invece possiamo continuare a illuderci. Ancor più che con le sue musiche, è col suo silenzio che Battisti si è garantito l'immortalità. Massimo Gramellini Prima ci ha fatti sognare Poi, tacendo, non ci ha delusi
Luoghi citati: Comune Di Torino, Italia, Poggio Bustone
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