E LIGABUE DISSE CIAK
E LIGABUE DISSE CIAK E LIGABUE DISSE CIAK «Radio Freccia»: quel film ha un'anima rockettara Domenica 11 (ore 21 ) appuntamento tra cinema e rock all'Auditorium: il Salone della Musica presenta il film «Radio Freccia», tratto dai racconti di Luciano Ligabue che firma anche la regia. Il rocker di Correggio sarà presente alla serata, che sarà introdotta da Riccardo Bertoncelli. VI ricordate le radio libere, con le pareti foderate di contenitori per uova e la consolle che poteva esssere agevolmente contenuta sul piano base di una macchina per cucire? Negli Anni Settanta, con il gracchiare di improvvisati ripetitori e la verbosità assurda di altrettanto improvvisati conduttori, hanno in poco tempo rivoluzionato il modo di fare radio tipico di Radiorai. «Radio Freccia» riassume il clima e le sensazioni di quel periodo vicino temporalmente ma lontano anni luce come abitudini: è un piccolo film incentrato sulla vita di Freccia, casinista leader di un gruppo di amici che vive in una piccola città («bastardo posto», come diceva Guerini che nel film è uno spassosissimo barista). Un po' di goliardia, un'ombra di politica, tanti casini e la spirale dell'eroina: il tutto senza mai teorizzare niente, ma semplicemente raccontando come questi elementi possono interagire con la vita di alcuni ragazzi di provincia. La ve¬ ra forza di «Radio Freccia» è proprio in questa limpida e trasparente semplicità: un elemento tutt'altro che scontato, visto che il regista non è un personaggio qualunque nel mondo dello spettacolo italiano. Luciano ligabue, contattato dal produttore Domenico Procacci, ha accettato di portare sullo schermo i suoi racconti contenuti in «Fuori e dentro il borgo» e anche di occuparsi della regìa (coadiuvato da Antonello Grimaldi, il regista di «Il cielo è sempre più blu»); e nel realizzare il film ha evitato di rovesciare in esso tutto il peso specifico del suo essere una rockstar, preferendo un tono più sommesso e una partecipazione più raccolta. La radio nasce rubando assi e improvvisando monologhi, Freccia diventa tossicodipendente per amore, e la vicenda del film parte proprio dal giorno della sua morte. Freccia trova insopportabile la quotidianità, rifiuta il conformismo ma non progetta nessuna rivolta. Attorno a lui quattro amici (tra i quali spicca Enrico Salimbeni, il cui volto è noto per essere maltrattato da Paolo Villaggio in una nota pubblicità), una vita non ricca di soddisfazioni e le battute brucianti di Mario, barista imperfetto ma molto preso dal ruolo quando diventa allenatore di calcio («Ti dò un'informazione: il pallone è quello bianco, con le pezze color nero», urla ai suoi in- disciplinati giocatori). La vita va avanti e Radio Freccia è destinata a chiudere: come molte radio private, non è più uno spazio di libertà ma il braccio armato delle case discografiche. Per la piccola città è un'epoca che si chiude. Ligabue ha scelto l'understatement anche per quanto riguarda la colonna sonora: una sua canzone figura solo nei titoli di coda, per il resto sentiamo molto ottimo rock d'epoca (e, naturalmente, spicca la bellissima «Rebel Rebel» di David Bowie), a sottolineare che quell'epoca è vicina negli anni, ma ormai veramente lontana nello spirito. Stefano Della Casa Ligabue regista (sopra) e (a sinistra) nelle più familiari resti di rocker
Luoghi citati: Correggio
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