LA PAROLA SI FA MUSICA

LA PAROLA SI FA MUSICA IVANO FOSSATI LA PAROLA SI FA MUSICA Con l'attrice Elisabetta Pozzi le note incontrano la poesia In questo articolo per «TorinoSette», Ivano Fossati descrive il suo «progetto speciale» in forma di quartetto (tre musicisti e un'attrice) che andrà in scena sabato IO ottobre in Sala 500, ore 21, a cura del Salone della Musica in collaborazione con Metropolis. OPO essere stata mitizzata, sognata, inseguita e perfino temuta, la musica capita sempre che si materializzi, come un fantasma evocato. Io di musica ne ho sognata tanta, e di tanti tipi, erano canzoni, è stato teatro, e più recentemente anche cinema. Esperimenti più o meno pubblici o pubblicati, più spesso segreti e preparatori. Capita, poi, che col tempo le dita cerchino sul pianoforte soluzioni e armonie che sembravano lontane, difficili, impraticabili, e invece quelle disarticolazioni, quelle apparenti disarmonie diventano la tua prima casa, l'orizzonte e il sogno fatto finalmente più vicino. Dentro la musica c'è già la parola, come espressione fonetica, timbrica e ritmica; applicarvi un pensiero compiuto (come nella canzone o nell'o- pera lirica) è pura scelta dell'autore. La musica, così come la poesia, basta ampiamente a sé stessa. Sono oggi molto interessato da quel punto esatto nel quale la parola si destruttura, si scioglie in suono, si svuota dei significati che il pensiero le conferisce e si carica di altra emotività. Lo stesso punto nel quale la musica tonale incomincia a badare meno a sé stessa, alla sua integrità, e si fa finalmente vicina al Novecento e alla realta. E' materia difficile, per questo va affrontata con sufficiente incultura e quasi totale incoscienza. Più semplice eseguirla «metterla in scena», che raccontarla. Non credo infatti che siano possibili illustrazioni preventive, ma silenzio e ancora silenzio (quest'ultimo, componente essenziale della musica stessa) e concentrazione. La formula del quartetto, che si vedrà a Torino, spero mi consentirà di tracciare un piccolo, iniziale segmento di questo interessante cammino. Il punto nel quale le parole si perdono nell'infinito timbrico dà le vertigini se individuato con buona esattezza, ed è lo stesso luogo nel quale ogni linguaggio della musica, il più alto o il più incolto, possono incontrare la propria metamorfosi. Ivano Fossati Il quartetto: Ivano Fossati pianoforte, armonium indiano, piano Fender; Elisabetta Pozzi attrice; Mario Arcari oboe, corno inglese, sax soprano, clarinetto, flauti; Claudio Fossati batteria, percussioni.

Persone citate: Claudio Fossati, Elisabetta Pozzi, Ivano Fossati, Mario Arcari

Luoghi citati: Torino