Ubriaconi e tossicomani

Ubriaconi e tossicomani ANIMALI VIZIOSI Ubriaconi e tossicomani S'inebriano con ogni sorta di droghe naturali PER garantirsi una disinfestazione gratuita e perfettamente ecocompatibile dell'orto, dell'aia, del giardino, qualche furbo contadino cerca di attirare in casa un riccio, gran predatore di topi, scarafaggi e simili, facendogli assaggiare un po' di vino. Ma il riccio non è l'unico animale che abbia un debole per l'alcol. Gli fanno compagnia ben ventotto specie di mammiferi, tra i quali i procioni lavatori, le capre, le pecore, le mucche, i maiali, le renne e gli elefanti. E non basta. I babbuini hanno invece un debole per il tè, il caffè, i liquori in genere. Le renne e i conigli mangiano con la massima disinvoltura i funghi velenosi senza risentire alcun danno. Molti animali selvatici sono addirittura tossicomani. Le droghe le trovano già bell'e pronte in natura: l'hashish nelle infiorescenze della canapa indiana, la cocaina nelle foglie della coca, l'oppio nei frutti del papavero sonnifero, allucinogeni vari in altre piante. Così si drogano, si ubriacano, si intossicano. Secondo la tesi dello psicologo Ronald K. Siegel dell'Università di California, gli animali si ubriacherebbero o si drogherebbero intenzionalmente, per lenire le sofferenze e lo stress della vita quotidiana, proprio come fanno gli umani affetti da etilismo o tossicodipendenti. Una équipe di ricercatori guidata da Siegel ha girato il mondo in lungo e in largo, dall'Africa al Sud America, dall'Asia tropicale all'Oceania, per studiare il fenomeno tra gli animali selvatici, direttamente nel loro habitat. Ed è riuscita a individuare, duemila casi di animali in preda ai fumi dell'alcol o all'ebbrezza della droga. Non si tratta soltanto di mammiferi, ma anche di uccelli, di rettili e persino di insetti. Tra i mammiferi che si ubriacano i ricercatori si so no soffermati in particolare sull'elefante, l'animale che da più tempo si sa dedito al l'alcol. Si raccontano una quantità di episodi al riguar do. Interi branchi che gozzovigliano nei depositi di cereali o che si rimpinzano di frut ti fermentati e poi, in preda ai fumi dell'alcol prodotto dalla fermentazione spontanea di frutti o granaglie, irrompono come furie nei villaggi, sfasciando con la forza di un bulldozer tutto quello che trovano sul loro passaggio. Un elefante ubriaco si riconosce a prima vista. Deve sentirsi dentro un gran bruciore. Sudare non può perché non possiede ghiandole sudoripare. E allora agita freneticamente le orecchie per farsi vento, scuote la testa come fa quando vuole scacciare gli insetti molesti, arrotola poi srotola con violenza la proboscide e barrisce come un indemoniato. In qualche caso, ma proprio quando è ubriaco fradicio, cosa che succede quando mangia quantità spropositate di certi frutti fermentati, incomincia a vacillare, esattamente come un uomo. E quando gli si piegano le ginocchia, con un gran tonfo stramazza al suolo. E' il peggior infortunio che possa capitare a un colosso che pesa cinque tonnellate nella specie asiatica e fino a sette in quella africana. Per rendersi conto della gradazione alcolica che un elefante può sopportare, l'equipe di Siegel ha sottoposto a una serie di esperimenti gli individui che vivono nelle riserve californiane. Gli animali avevano a disposizione alcol a diversa concentrazione contenuti in recipienti calibrati. Va detto a questo punto che l'elefante aspira i liquidi con la proboscide, la quale funziona esattamente come la pipetta dei chimici. Una volta aspirato il liquido, il chimico ne impedisce il deflusso applicando il dito all'imbocco del tubicino di vetro. L'animale ottiene lo stesso effetto chiudendo l'estremità della proboscide, dopo 1 l'aspirazione, con l'appendi¬ ce terminale digitiforme, che, com'è noto, è singola nella specie asiatica, doppia in quella africana. Quindi incurva la proboscide rivolgendola verso la bocca e apre quella sorta di valvola. Il liquido non più trattenuto defluisce rapidamente e il bestione beve a garganella. Ad ogni sorsata un elefante ingerisce' l'equivalente di venti boccali di birra. Cosa che non deve far meraviglia se si pensa che queste bestie bevono normalmente dai 70 ai 100 litri d'acqua al giorno. Si è visto negli esperimenti che l'elefante gradisce l'alcol fino alla gradazione del sette per cento, esattamente la stessa che si può trovare in natura nei frutti fermentati. Dopo essersi fatto una bella bevuta, l'elefante perde la sua naturale socievolezza. Mentre da sobrio passa la maggior parte del tempo con i compagni di branco, quando diventa brillo preferisce starsene il più possibile isolato. Il ricercatore americano parte dal presupposto che gli animali (non soltanto gli elefanti) prendano la sbornia o la droga di proposito per dimenticare i guai della vita. Per dimostrarlo, ha tenuto per un mese gli elefanti di una riserva californiana in un territorio volutamente ristretto, e ha osservato quel che succedeva. Lo stress del sovraffollamento in uno spazio limitato ha spinto i proboscidati a bere una dose di alcol tripla rispetto a quella che consumano in condizioni normali. Affogavano nell'alcol il dispiacere di sentirsi a disagio? Non è escluso. Sta di fatto che diventavano così aggressivi che era pericoloso avvicinarli. Probabilmente qualcosa di simile avviene nei pochi paesi in cui la popolazione di ele¬ fanti si è fatta molto fitta e c'è grande competizione tra gli individui per il cibo. Indubbiamente negli ultimi anni i casi di intossicazione tra gli elefanti africani sono aumentati di pari passo con l'aumento della siccità e l'intensificarsi del disboscamento, vale a dire col peggiorare delle condizioni ambientali. Ronald Siegel è lo scienziato che si è occupato anni fa del famoso topolino Marijuana di cui hanno parlato ampiamente lo cronache. Si trattava di un topo che si era installato nello scantinato del dipartimento di polizia di San José, in California, e lì gustava tutti i giorni un cocktail raffinato a base di eroina, cocaina e altre droghe sequestrate dalla polizia. Dopo ripetuti assaggi, il piccolo roditore aveva mostrato di gradire in particolare la marijuana e su quella aveva fatto il nido. Sono ghiotti di allucinogeni, vino, caffè e liquori ventotto specie di mammiferi, ma anche pesci e insetti Tante le droghe già pronte in natura: canapa indiana, papaveri da oppio, funghi, foglie di coca Interi branchi di elefanti gozzovigliano nei depositi di cereali e frutta in fermentazione Poi in preda ai fumi dell'alcol irrompono come furie nei villaggi Interi branchi di elefanti gozzovigliano nei depositi di cereali e frutta in fermentazione Poi in preda ai fumi dell'alcol irrompono come furie nei villaggi pgqméÈm Un pachiderma ubriaco si riconosce subito: agita le orecchie per farsi vento (perche non può sudare), scuote la testa, arrotola e srotola con violenza la proboscide, diventa aggressivo e barrisce ripetutamente come un indemoniato E può anche capitare che gli si pieghino le ginocchia e stramazzi a terra rimanendo intontito

Persone citate: Animali Viziosi Ubriaconi, Ronald K. Siegel, Ronald Siegel, Siegel

Luoghi citati: Africa, Asia, California, Oceania, Sud America