Bollare il cartellino è l'ultimo problema

Bollare il cartellino è l'ultimo problema PRO & CONTRO Bollare il cartellino è l'ultimo problema ENRICO Predazzi, scienziato riconosciuto e docente apprezzato, si lamentava su Tuttoscienze del 23 settembre «Anche Fermi bolli la cartolina!» dell'introduzione del controllo dell'orario di presenza per i ricercatori. Pur comprendendo che ciò possa essere vissuto da un fisico teorico quasi come una camicia di forza, devo dissentire dal senso generale dell'articolo. Ritengo, infatti, che nel mondo della ricerca esistano problemi più urgenti (non voglio dire più importanti) di un cartellino da timbrare, sia in termini di problemi generali sia di singole questioni concrete. Credo che questo sia il tempo in cui chi si occupa di scienza deve affrontare, ad esempio, le questioni di etica poste dalla clonazione, o più propriamente del problema del limite, esemplificato dall'affermazione, mutuata dalla saggezza popolare: «Non necessariamente l'uomo deve fare tutto ciò che sa fare». Per restare, invece, nella concretezza dell'attualità va ricordato che è sul tappeto la riforma del sistema ricerca, che dovrà affrontare non pochi problemi. Ad esempio nel Cnr ci sono oltre 300 organi di ricerca, con personale numericamente variabile, che si occupano di temi anche molto lontani: dalla metrologia all'archeologia micenea. Ma per poter essere competitivi occorre avere una massa critica e di conseguenza bisognerà ridurne il numero accorpando più strutture oppure eliminando, ahimè, quelle non più di eccellenza. Di qui l'esigenza di un'attenta valutazione dell'attività di ricerca, oggi solo poco più che formale. EcI co un altro bell'argomento di I discussione: quali sono i cri¬ teri per valutare la produzione scientifica di un ricercatore piuttosto che quella di un ente di ricerca o di un ateneo? Non bisogna poi dimenticare il rapporto tra ricerca pubblica e aziende; il tessuto connettivo della produzione nazionale è fatto da piccole e piccolissime aziende che non hanno possibilità né di finanziare ricerche né di farsele finanziare, né semplicemente di accedere ai risultati delle ricerche. La collaborazione non può essere basata solo sulla buona volontà (o sull'interesse) del singolo ricercatore o del singolo imprenditore. Ho lasciato per ultima la questione del precariato perché è, secondo me, scandalosa: nel solo Cnr su un totale di 7000 dipendenti ci sono quasi mille precari con un'età media che si avvicina pericolosamente ai quaranta (quella dei ricercatori di ruolo è superiore ai cinquanta). E' personale ad altissima specializzazione, che gestisce anche dei laboratori, ma che non ha alcun riconoscimento se non la gloria. Pensiamo in termini concreti, come ci si dovrà comportare in una commissione concorsuale avendo da scegliere tra un giovane brillante, fresco di dottorato, e un assai meno giovane collega precario? Sanare una situazione che rischia di incancrenirsi o privilegiare l'entusiasmo del giovane? Poiché non credo che nel breve termine si possano far assunzioni, temo che il precariato sia destinato a perpetuarsi. Non ci mancano proprio gli argomenti da discutere, professor Predazzi, incluso quello della timbratura del cartellino. Giovanni B. Palmegiano Cnr, Torino ino | Drino I

Persone citate: Predazzi

Luoghi citati: Torino