SE IL PULCINO VA ALL'ELEFANTE di Bruno Quaranta

SE IL PULCINO VA ALL'ELEFANTE SE IL PULCINO VA ALL'ELEFANTE Casiraghy, tra versi e aforismi EDIZIONI PULCINO ELEFANTE Catalogo generale 1982-1996 A//7nsegna del Pesce d'Oro pp. 253. s.i.p. OSNAGO GGI va in macchina il Principe. Il Principe è Antonio de Curtis, in arte Totò. La macchina è di antica schiatta, Anni Cinquanta, Torino, una Superaudax, ostenta una N artigianalmente imperiale, Nebiolo, ditta fu eccelsa. Alberto Casiraghy (una «y» sostituita alla «i» in segno di aristocratico, legittimo distinguo: rispetto agli indigeni che convolano a nozze con Carolina di Monaco o cercano gloria negli stadi), ebbene: Alberto Casiraghy via via confeziona un omaggio - trenta copie - alla maschera napoletana. Quasi un ex voto (uno zio, missionario della Consolata, medievalista, insegna nell'Università torinese): santino di Crescenzio D'Ambrosio (San Totò in abiti vesco-'ili, la bombetta a congiungere le mani), parole, va da sé, di Totò, scelte dallo stesso editore-stampatore: «L'immortalità non è per tutti». «T maiuscola o minuscola?» chiede consiglio questo signore che semb ttt i fiab il bra acquattato in una fiaba irlandese di Yeats, una creatura silvana, un po' gnomo, un po' folletto. «Minuscola: non è meglio, non custodisce forse un'eleganza liberty o crepuscolare?». E sia minuscola, la t. Inchiostro, saponaria, pulsante e la macchina entrata in casa non dalla porta (si rese necessario sfondare un muro) va. Le edizioni «Pulcinoelefante» veleggiano verso i tremila titoli, 1743 dal 1982 al 31 dicembre 1996, i granelli del catalogo generale uscito per i tipi ((All'insegna del pesce d'oro» di Vanni Scheiwiller. «Sono Vanni Scheiwiller e Roberto Cerati, l'einaudiano lui si maiuscolo, i miei ambasciatori, in Italia e non solo, i telegrafi senza fili che raccontano di me, che adunano intorno alla Superaudax i clientes, noti e no, come Crescenzio D'Ambrosio, manifestatosi al telefono». Classe 1952, di Osnago, già im- paginatore alla Same milanese di piazza Cavour, già liutaio («Realizzavo strumenti di foggia rinascimentale, si vedono nelle tele del Carpaccio come del Bellini»), suonatore di violino - un'eco del Jones di Lee Masters o dell'angelo chagalliano -, compaesano della contessa Arese che amò Ugo Foscolo, esemplare fuori corso, hors catégorie, deH'«indimenticabile Brianza» gaddiana: «Terra, se mai altra, meticolosamente perticata». «Sono l'unico editore che stampa in giornata» si vanta non vantandosi Alberto Casiraghy, artefice e sentinella del frammento di zoologia fantastica che è il «Pulcinoelefante». Ciascun volumetto (o ostia) tirato in rade copie: 18, 17, 26, 24. Dominante, fra i fornitori di parole, Alda Merini, poetessa di ammalianti furori, centinaia di plaquette, tra cui una favola sulle origini dell'ingenuo (ossia libero, liberissimo) ossimoro: «Notte tempo / il vecchio portò suo figlio. sul monte dell'elefante, / ma lo salvò il pulcino ./ perché dovevano nascere / i librini di Alberto». E' una fetta di carta pregiata, allemanda, lo scrigno-rifugio di Alberto Casiraghy. Un baule arcimboldesco - come arcimboldesco, miscela di remoti, dimenticati sapori ò il minestrone che lievita accanto al camino -, una selva di librini stipati (o deposti) in stanze e stanzette, scale e scalette, e cunicoli, un coro di voci che silenziosamente si intrecciano, si fondono, forgiano possibili verità. E intorno quadri, quadretti, massime, sculture, mestoli, teatrini, matite... Sono i sassolini di Pollicino che conducono nella camera notturna del lillipuziano demiurgo («Sarà esposta a Milano, in una galleria»!. Alle spalle del letto, l'intera collezione, aforismi o versi, corredati di un disegno, di un'incisione, di un bizzarro oggetto. Franco Sciardelli assicura che «toccare i poeti fa bene». Di là di una grata dorata attende d'essere carpita una lirica pseudoerotica. Due artisti tedeschi credenti iconoclasti - hanno modellato una croce moscata e una crocifittura mistica. Un barattolo «contiene 7 sogni» che svaniscono quando si solleva il coperchio («Vanni Scheiwiller ne conserva una copia accanto al cilindro cambroniano di Piero Manzoni»). Le bussole di Alberto Casiraghy? «Nell'arte Klee, Savinio, Antonello da Messina, nelle patrie lettere Dylan Marlais Thomas». Due gli aforismi guida: di Nietzsche («Costruisci la tua casa sotto il vulcano», ovvero «siamo sempre disponibili a lasciare tutto») e di Kafka («La nostra salvezza è la morte, ma non questa»). E' l'aforisma la misura, il balocco supremo del «Pulcinoelefante». Lo coltiva, in proprio, anche Alberto Casiraghy («Non oserei mai annoiarmi davanti a un fiume che dorme»), e così Roberto Dossi, il ragazzo di bottega, ex fabbro, che lo scorta («Quando un poeta muore diventa inchiostro»). L'aforisma è la saetta dell'eccentrico. E l'alchemico Merlino di Osnago eccentrico di sicuro lo è. Ma per distillare la pietra filosofale un ingrediente gli manca, e lo sa: «Qualche vocabolo di Guido Ceronetti: pare irraggiungibile, annidato in segretissimi infernotti». E dire che l'apocalittico Guido, se solo scorresse il memento affisso sull'uscio, inonderebbe di compassioni e disperazioni l'Alberto: «Ricordati che devi morire». Bruno Quaranta //? Brian za una scommessa lillipuziana, duemila titoli: «Sono runico a stampare in giornata» Alberto Casiraghy EDIZIONI PULCINO ELEFANTE Catalogo generale 1982-1996 A//7nsegna del Pesce d'Oro pp. 253. s.i.p.

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