UNA GUIDA AL SUDAMERICA CON MÀRQUEZ BESTIA NERA di Angela Bianchini

UNA GUIDA AL SUDAMERICA CON MÀRQUEZ BESTIA NERA UNA GUIDA AL SUDAMERICA CON MÀRQUEZ BESTIA NERA VIAGGIO LETTERARIO N AMERICA LATINA rancesco Varanini Marsilio p. 501 . 64.000 IAGGIO letterario in America Latina di Francesco Varanini è un libro denso, fitto di riferimenti e di notizie, che riflette, in gran parte, la personalità complessa del suo autore. Infatti, Varanini è antropologo, profondo conoscitore di alcune zone dell'America Latina (l'Ecuador, dove ha lavorato, e certamente anche l'Argenina nonché Cuba), ma, d'altro lato, è anche consulente strategico di mportanti aziende e «giornalista», come viene definito nella controcoperta del volume. Dunque, da un lato, ricerche sul campo, esperienze dirette, passione per la natura dell'America Latina: «Sveglie all'alba, viaggi in canoa, tramonti stupefacenti allo scoccare delle diciotto, lunghi silenzi e lunghe conversazioni all'osteria come unico modo di capire, di conoscere». Dall'altro l'ossessione delle vicende editoriali, che includono fuga di idee, contratti, copertine, revisioni, insomma, tutta la dili di di i dietrologia dei grandi successi editoriali. Nel caso dell'America Latina, la bestia nera, diciamo pure, più cortesemente, il cattivo maestro, è principalmente uno: il più celebre degli scrittori latinoamericani, Gabriel Garcia Màrquez, con il suo capolavoro, uno dei romanzi più letti di questo secolo, Cien arios de soledad, Cent'anni di solitudine. E la missione chiarificatrice di Varanini nei confronti di Màrquez ha proprio inizio in una notte stregata, su una spiaggia sperduta, durante una lunga conversazione di «vent'anni fa». «Passeggiando nel buio parlavo di Màrquez, di come mi aveva aperto gli orizzonti. Ricordo che Patricio mi bloccò dicendomi di Cortàzar, e di come il libro segno di rottura, il libro che tutti dovrebbero leggere non era Cien anos de soledad, ma Rayuelay>. Di qui un saggio sui generis: «Questo libro può essere letto come un saggio, o meglio - spero come un romanzo. E' un baule che contiene tante cose. Non tut¬ te interesseranno al lettore, questo libro è la mappa di un mondo che può essere scoperto seguendo percorsi diversi, muovendosi anche a caso, o seguendo un filo logico che può cambiare colore e spessore e senso e direzione nel corso della lettura». Un saggio passionale che accumula ricordi, simpatie e antipatie personali. Dotato di mia bibliografia fittissima, un po' più tirata via per gli Anni Novanta. Di qui, soprattutto la revisione abbastanza generale, a volte violenta, del valore e del peso di molti scrittori di quel boom letterario iatinoamericano che ha illuminato il panorama letterario e editoriale degli ultimi trent'anni: e certamente, non soltanto in Italia. «Iniziamo parlando di Màrquez, autore esemplare: esotico, lussureggiante. Cosa si nasconde dietro questo rigoglio di immagini, dietro tutte queste parole tese ad evocare un mondo nuovo? E' tutto oro quel che luccica?», ci di¬ ce Varanini. Sembra che il «non è tutt'oro quel che luccica» si applichi soltanto a Màrquez, ma in realtà peggior sorte tocca agli altri autori ispanoamericani. Proprio a quelli che, secondo Varanini, saprebbero mantenersi «lontani da quella retorica che potremmo definire marqueziana». In certo senso, anzi, Màrquez è un falso obbiettivo o, almeno, un obbiettivo mancato, perché tutte le colpe accumulate sul suo capo (differenza tra il Màrquez autentico dell'inizio e il Màrquez «liofilizzato» post Nobel, tra il Màrquez letto in patria e il Màrquez internazionale, Màrquez mancante di senso di pudore e via dicendo) lasciano abbastanza indifferente il lettore, affascinato da una immaginazione letteraria che, bene o male, ha saputo rinnovarsi e, caso mai, rinforzarsi. Molto più subdola la persecuzione di tipo binario-antagonista applicata, invece, agli altri scrittori latinoamericani, Mutis, Vargas Llosa, Cabrerà Infante, Fuentes, i quali, paragonati con Màrquez, finiscono, tutto sommato, per rivelare soltanto debolezze e umiliazioni. Addirittura distruttivo, poi, l'intervento su un grande autore come Alejo Carpentier, messo a confronto puntiglioso con l'altro cubano Lezama Lima. Accanto a questo accanimento critico, ci sono, per fortuna, nel Viaggio di Varanini, altre pagine, di atmosfera più piacevole. Sono quelle dedicate all'America Latina da lui amata: l'esame dell'opera di Cortàzar, di Lezama Lima e soprattutto di Borges, con begli squarci sull'Argentina e, in particolare, su Buenos Aires. Alcuni scrittori, che sembrano nuovi, per esempio Felisberto Hernàndez, sono noti e sono stati molto festeggiati in Italia, altri sono semplicemente ignorati, per esempio il grande Manuel Puig, argentino, oppure Calvert Casey, cubano, che andrebbe annoverato tra le vittime di Castro, nel capitolo tutto dedicato a Jorge Edwards e al suo libro Persona non grata. La verità è che il gioco del nome dropping, in parole povere mostrarsi sempre un po' più informato degli altri, è più divertente se giocato in due, e comparirà sempre qualcuno (in treno, in aereo, o a un cocktail) pronto a osservare che non tutti gli esuli spagnoli citati da Varanini finirono in America Latina. Juan Ramon Jiménes andò a Cuba nel 1936, per il resto del tempo visse a Washington e a Portorico. Pedro Salinas fece un unico viaggio in Perù e risiedeva a Baltimora. Quanto a Americo Castro che «nasce in Brasile», che dire? Forse la frase meriterebbe qualche spiegazione. Ma in fatto di viaggi, si sa, ognuno ha i propri gusti e non è detto che accanto alle banali e pratiche Michelin o Baedeker non ci sia posto per fitti volumi che seguono itinerari più pittoreschi. Angela Bianchini Gabriel Garcia Màrquez VIAGGIO LETTERARIO IN AMERICA LATINA Francesco Varanini Marsilio pp. 501 L. 64.000