SCARPA, AMORI CHE DELUDONO

SCARPA, AMORI CHE DELUDONO SCARPA, AMORI CHE DELUDONO AMORE Tiziano Scarpa Einaudi pp. 124 L. 18.000 I chiedo il perché di questi racconti di Scarpa. Sono racconti scritti con volontaria faciloneria, che denunciano una programmatica svalutazione della letteratura, del lettore, dell'autore. Eppure sappiamo (e ne abbiamo le prove) che Scarpa è un letterato sopraffino, tanto acuto quanto stravagante, che è un vanitoso e non disdegna il pubblico. Ma allora perché questo libro, tirato via, che allontana il lettore e delude chi da sempre ne ha apprezzato (e apprezza) l'autore? Sembra di essere a ieri, anzi all'altro ieri quando per un autore scrivere era fare uno sberleffo alla letteratura, nascondersi al lettore ritenuto indegno di leggere, guardare con sufficienza (e autodenigrazione compiaciuta) a se stessi in quanto (povere) vittime di un tempo infausto (che me di un tempo infausto (che nega l'innocenza della grandezza). Ma quello ieri è finito, speravamo che fosse finito anche grazie a Scarpa (e alcuni altri) che sembravano (e sembrano) essere stati capaci di rimuvore il masso che ostruiva lo scorrimento della letteratura come espressione diretta, costringendola a torcersi in percorsi aspri e oscuri. Altrimenti detto che sembrava, avere restituito la letteratura al suo piacere. Ma Amore ci contraddice. Quello ieri (o l'altro ieri) non è ancora finito? Certo Scarpa è uno scrittore comico-grottesco e in quanto tale punta a mettere in ridicolo (a screditare) la realtà in cui vive mirando a colpirne gli aspetti in cui (quella realtà) più si esalta a nascondere la sua pochezza. E dunque: il sesso vantato, l'esibizione della bellezza, la cultura di massa, il civismo peloso, l'aspirazione alla normalità e soprattutto l'amore, quel sentimento di finta passione, di comunione tra gli esseri che sembra voler nobilitare ogni occasione (manifestazione) del comportamento umano (una allusione al buonismo?). E contro questa realtà e a romperne l'insopportabilità Scarpa nell'ultimo racconto (dunque a chiusura di libro) inscena tra il protagonista (di quel racconto) e la ragazza con la quale ha appena finito (o è in procinto) di copulare questo scambio di battute: «Facciamo un mongoloide? / Cosa? / Un bel mongoloide, io e te, un figlio meraviglioso...». Che al protagonista sembra «...la cosa più fuori luogo... in questo momento... ma... assolutamente perfetta, giusta, l'unica cosa che valesse la pena di dire al mondo...». E' una chiusura forte, il colpo di spatola più forte e felice dell'intero libro. Che (il libro) per il resto fa mostra di una scrittura improvvisata, affidata a un parlato spregiudicato (in realtà andante), qualche volta lavorato in post-produzione (come i film americani alla ricerca di effetti speciali), a battute facili, di imbarazzante goliardia, forse chiamate a mimare (comunque a far da metafora a...) la profonda nequizia e volgarità dei materiali di cui la scrittura è convocata a riferire. Fatto sta che Amore risulta un sacco di parole-monnezza, di resti di un pranzo consumato controvoglia, con i piedi sul tavolo, i pantaloni sbottonati e l'indifferenza per le tante mosche che volano intorno ai piatti. Ma forse tutto questo è da leggere diversamente. Ricordo che nel corso di un dibattito in cui io denunciavo la scarsa attenzione dei nuovi scrittori ai problemi della lingua Scarpa si ribellò con veemenza sostenendo che l'impostazione che io predicavo era vilmente formalistica mentre agli scrittori nuovi interessava essenzialmente riappropriarsi del proprio corpo, stabilire un nuovo (e più intenso) rapporto con la propria realtà di sangue e materia, reinventare l'esistenza come idea di scontro. E allora (forse) l'accumulo di tanto materiale verbale degradato, programmaticamente sottratto a ogni filtro stilistico e anzi spogliato da ogni ambiguità rappresenta il modo di dar corpo a quella discesa dentro se stessi dove non si trovano che scampoli di macelleria viva e cattivi odori. Io non so se è così; ma se è così rimane fermo il mio sconcerto ritenendo che se di linguaggio basso si tratta allora il ricordo (e l'ammirazione) va a Gadda e Celine. Angelo Guglielmi Tiziano Scarpa AMORE Tiziano Scarpa Einaudi pp. 124 L. 18.000