OMICIDIO NELL'ABETAIA. UNA SVEZIA INQUIETANTE di Piero Soria

OMICIDIO NELL'ABETAIA. UNA SVEZIA INQUIETANTE OMICIDIO NELL'ABETAIA. UNA SVEZIA INQUIETANTE IL BUIO SCESE SULL'ACQUA Kerstin Ekman // Saggiatore pp. 473 L. 32.000 EKSTIN Ekman è scrittice di fascino estremo. Nelle misteriose spirali della sua scrittura ci sono - insieme - la luce del giorno infinito che accende l'estate oltre la notte, e la tenebra perenne di inverni gelidi e rabbiosi là dove le montagne di Svezia scivolano nelle abetaie norvegesi odorose di lichene e di fiordo. Tra renne, alci, laghi, acquitrini, fiori caduchi e tristi betulle. Mondi a parte, sconosciuti, chiusi nell'orgoglio ancestrale che all'improvviso si aprono al racconto, alla confessione. Squarci di vita e di pensiero di un'altra latitudine, rattrappiti dalla neve, dalla pioggia, dalle nebbie e da soli troppo fugaci, pieni soltanto di zanzare e di mille insetti da puntura. Spossati dalla solitudine. Così distanti da apparire, pur nella contemporaneità, una sorta di civiltà sepolta. Il buio scese sull'acqua è il primo romanzo della Ekman ad approdare in Italia. Ed è un giallo. Come i suoi altri diciassette non ancora tradotti. Ma è un giallo davvero particolare. E' costruito su un delitto. L'indagine dura però due lunghi decenni E più che un'indagine è la storia delle esistenze che ha segnato, anche solo lambendole. Annie Raft è una giovane insegnante di quegli Anni 70 pieni di fuochi e di premonizioni in un Paese che, avendo da tempo abolito dai suoi geni vergogne e tabù dell'amore ed avendo già costruito pacificamente la rivoluzione sociale, dirige altrove le sue seti. La donna decide così di inseguire un sogno di ecologia e di traferirsi con la figlioletta Mia, nata da una rapida e deludente relazione, in una comune di montagna che, rifiutando elettricità e convenzioni, vuole vivere esclusivamente di natura, capre, formaggi, boschi ed acque crepitanti: qualche maschio, molte femmine, numerosi bambini. Tutti insieme, verso un futuro più gentile. Ma arrampicandosi, e perdendosi, in direzione della baita del nuovo domani, Annie diventa inavvertitamente testimone della fuga scomposta di un ragazzo fra gli alberi e le ombre della foresta. Subito dopo scopre la carneficina di due cadaveri in una tenda solitaria piantata accanto al mormorio di un fiume. Diciott'anni più tardi Annie verrà sconvolta dalla visione di quello stesso volto appartenente all'uomo (Johan Brandberg) che haappena fatto l'amore con Mia e che l'ha affettuosamente accompagnata alla porta della casa. E' lui l'assassino mai scoperto che tutti hanno pervicacemente cercato di dimenticare? La risposta alla domanda costerà molto. Troppo. Ma l'esile filo giallo del romanzo è tutto qui. Poche pagine annegate in un ribollente oceano di sentimenti, ricordi, premonizioni e solitudini. La memoria comune di personaggi che si inseguono con le loro vite, che si intrecciano, si perdono, ritornano in un gioco continuo, ossessionante. Non la robusta costruzione di una saga. Degli atti di uomini e donne lungo la storia. Ma gli specchi della loro mente, la lettura dei loro pensieri, delle loro idee, del loro farsi e modificarsi nel tempo, negli ambienti, nelle esperienze. Non il prima e il dopo. Ma il durante. Ritratti in continuo divenire: il medico condotto Birger che immola la moglie giovane alla Comune ma a cui la Comune restituisce in cambio un'Annie anziana; Ake Vemdal, commissario di polizia che diventa assicuratore perché non riesce ad indagare. Quelli della Comune: Petrus dalla barba di caprone, così santo e così osceno; Lotta l'anfetaminica; Dan l'accaparratore, che usa la possanza del suo pene per procurare maestre e filatrici. I Brandberg: Johan che tutti credono equivocamente colpevole; i quattro fratellastri che prima lo abbandonano in fondo ad un pozzo per cattiveria e poi lo proteggono per bontà; Torteti il padre padrone limpido e torbido nello stesso istante come una boccia d'acqua stagnante appena agitata; Gudrun la madre lappone che non sa che farsene delle sue povere radici. E poi i comprimari: Ylja la norvegese, donna libera, colta, raffinata, assetata di sesso come un maschio affamato di femmina, che tiene prigioniero il Johan giovane per soddisfare non solo le brame della sua carne ma le fantasie del mito in cui vive, quello del Viandante, dell'uomo cioè che arriva dal nulla con un animale in mano per essere «scelto» dal «suo» harem (Johan liberatosi dal pozzo procede con l'anguilla trovata sul fondo come compagna). E, infine, Svartvattnet (Acqua nera), il villaggio in cui tutto si svolge ed in cui si agita un incredibile popolo di montanari con Volvo, Saab, televisori, protezioni sociali e sanitarie degne della più avanzata socialdemocrazia nordica, ma così rozzi e primitivi nei loro odi e nei loro rancori, nelle loro omertà e nei loro razzismi, da far talvolta immaginare la Sila come un'isola felice. Thriller, dunque. Ma per caso. Il giallo vero è all'interno del labirinto psicologico in cui ci fa perdere l'autrice. All'uscita: il nome dell'assassino. A quel punto, però, non ha più importanza. Piero Soria IL BUIO SCESE SULL'ACQUA Kerstin Ekman // Saggiatore pp. 473 L. 32.000

Persone citate: Annie Raft, Ekman, Johan Brandberg

Luoghi citati: Italia, Svezia