ENIGMÀAVENEZIA DOPO LA TEMPESTA
ENIGMÀAVENEZIA DOPO LA TEMPESTA ENIGMÀAVENEZIA DOPO LA TEMPESTA Juan Manuel de Prada: un giallo su Giorgione SALAMANCA conos ci sono anche qui. Si comincia con quello di una quarantenne che concentra tutto il nero della notte, e si continua con i sessi scavati da mani avide di donne che si masturbano in false tele di Paul Delvaux. Si passa per quello rinsecchito di una riccastra ninfomane, e si arriva al pube biondo di Chiara, il più pericoloso. Ma non sono più fiche in serie, infilate come perle di un collier per il gusto del catalogo. Questa volta tutt'intomo c'è, costruito, un romanzo. Al giovane scrittore di Baracaldo Juan Manuel de Prada che con Conos esordì diventando in poche settimane un caso letterario, questo ronianzo ha regalato un premio prestigioso, il più importante di Spagna, il Pianeta. Dopo averlo vinto, de Prada è stato nominato miglior scrittore dell'anno. Il romanzo in effetti, dissenùnato di conos, è al contempo un avvincente giallo la cui principale protagonista - accanto all'io narrante Alejandro Bellesteros (giovane ricercatore di storia dell'arte che si è subito ten tati di identificare con l'autore), al falsario mternazionale Fabio Valenzir.. all'infido direttore dell'Accademia Gilberto Gabetti e alla sua figlia adottiva misteriosa e intrigante - è una Venezia invernale e mefitica descritta in termini morbosi, dove morte e corruzione ancora una volta s'intrecciano inesorabilmente all'amore, un amore labirintico e claustrofobico. La vicenda si annoda molto rapidamente in enigma, intomo al quadro di Giorgione che dà titolo al romanzo, La Tempesta, e a due colonne spezzate incise su un anello con il motto Morìatur anima mea cum philistiim. Dà il via un omicidio nella neve, fa da sfondo un losco traffico di quadri rubati e di quadri falsi. Perché Venezia, e perché «La Tempesta»? «La Tempesta è un quadro che quando lo vidi la prima volta in un libro d'arte mi lasciò perplesso, è un quadro pieno di rivelazioni e insieme un quadro che a contemplarlo conserva un mistero. Quattordici, qumdici anni fa. Dopo tanto tempo decisi che dovevo scrivere di quel quadro. Giorgione mi affascina molto, è l'iniziatore della pittura moderna, la sua figura è un misto di storia e mito. Quanto a Venezia, inizialmente non avevo pensato allo scenario. Prima veniva il quadro. Ma quando mi misi a scrivere capii che non c'era altro scenario possibile. Venezia era perfetta, soprattutto per la sensazione di minaccia costante che trasmette. In punto di morte, resiste». Ballesteros, il giovane ricercatore che racconta la storia, ha scritto un s-ggio sulla «Tempesta» (per questo si reca a Venezia) in cui dà un'interpretazione mitologica del quadro. I personaggi sarebbero Anchise, Afrodite e il piccolo Enea. La spiegazione è complessa ma plausibile. Dove l'ha presa? «E' ima, anzi per essere sincero la devo a mio padre. Lui è appassionato di mitologia. La mia opinione personale in effetti è che dietro alla Tempesta non ci sia nessuna spiegazione, che non nasconda nessun tema occulto. La grande rivoluzione del quadro potrebbe essere proprio questa: che non significa altro da sé. E' un po' il messaggio del libro, l'opinione espressa da Gabetti, che l'arte ha in sé una naturalezza inesplicabile, non la si può riassumere a parole, perché va al di là delle spiegazioni razionali. Io considero Giorgione un pittore quasi divino, che supera l'umano. In Spagna non è molto conosciuto. Io per documentarmi ho fatto ricorso in modo imprescindibile ai magnifici studi che Salvatore Settis gli ha de dicato». Leggendo il libro si ha la costante impressione di vederlo già trasformato in film. Ha luci molto cinematografiche, ambientazione, personaggi, ritmo dell'azione. «E' venuto così. Effettivamente, scrivendo di Gabetti pensavo al volto di Vittorio Gassman. Ma sa rebbe un film molto costoso. I prò duttori in Spagna non hanno molti soldi. Adesso che il libro viaggerà in altri Paesi, clùssà Rispetto a «Conos», che da noi abbiamo letto qualche mese fa (tradotto da e/o), è una scrittura molto diversa. Cos'era, quel libro, un «divertissement»? «Era il mio primo libro. Avevo venticinque anni, quando lo pubblicai. Era un libro fondamentalmente umoristico, ludico, il tono era fe- stoso. Qui c'è un'evoluzione, un intento di letteratura non direi più seria, perché ogni letteratura è seria, ma più strutturata. Qui c'è narrazione, l'altra era scrittura frammentaria. Resta immutato mvece il gusto per la metafora, il barocchismo». Com'è diventato scrittore? «Per vocazione. Ho sempre pensato che volevo fare lo scrittore. Già a cinque anni, era la mia ossessione. In famiglia mi dicevano sempre: scrittore va bene, ma devi fare anche qualcos'altro. Io rispondevo: perché si può fare il dottore, l'avvocato, l'architetto senza fare altro, e non lo scrittore? Così, dall'età di diciamiove aiuii, vivo di letteratura. Scrivendo articoli, facendo traduzioni, partecipando a concorsi, racconti, poesie». Nel romanzo è molto presente un certo ambiente universita¬ rio ritratto senza pietà nei suoi vizi peggiori. Lei che studi ha fatto? «Non letterari. Ho sempre pensato che chi scrive non deve studiare letteratura. Ho fatto studi di legge a Salamanca. Ma senza essere in nessun modo portato. Sono stato decisamente un cattivo studente. E' una fase che ricordo per nulla divertente». Come ha vissuto il grande suc¬ cesso, così rapido e tutto di un colpo? «Mi ha cambiato completamente la vita. In meno di quattro anni sono arrivato a vincere il premio letterario più prestigioso che abbiamo in Spagna. E' una condizione che adesso mi spaventa un po'. Devo imparare a convivere con la notorietà. A mio parere, il rischio più grosso che corre imo scrittore è quello di restare immobilizzato dal successo. La cosa peggiore che potrebbe capitarmi. Devo cercare di tenermi a distanza dalle conseguenze nefaste del successo». Cosa sta facendo? «Tra breve uscirà ima biografia di una poetessa spagnola dimenticata, e ho cominciato un nuovo romanzo. In gennaio, credo, verrò in Italia». Gabriella Bosco \ ìinore, morte e coalizione: un delitto sulla neve fa da sfondo a un losco traffico di quadri falsi LA TEMPESTA Juan Manuel de Prada e/o pp. 320 L. 25.000 In libreria il 22/10 «La Tempesta» del Giorgione: di qui l'autore di «Conos» prende spunto per il suo nuovo romanzo
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