Il papato dei videoclip di Massimo Gramellini

Il papato dei videoclip Sci, viaggi, attentati sul pulpito planetario della tv Il papato dei videoclip La sua faccia sopravvive da vent'anni al logorio delle telecamere: perché il video non spreme tutti ma solo chi non ha sufficiente anima per resistergli m ylESSUNO sa maneggiare \ i mass media meglio dei 1 grandi conservatori. 1 Senza nulla togliere al s ! Ipeso delle sue encicliche, Karol Wojtyla sarà ricordato soprattutto come il Papa della tv. La televisione gli ha dato molto: un pulpito planetario e una visibilità personale che non ha precedenti. Il Papa Polacco è l'uomo più conosciuto del mondo e la sua faccia sopravvive da vent'anni al logorio dell'effimero televisivo. Perchè non è vero che la tv spreme tutti. Solo chi non ha sufficiente anima per resisterle. Anche lui ha dato molto alla televisione. Anzi, Giovanni Paolo II potrebbe scrivere un trattato su come usarla senza esserne usati. Nel Woityla televisivo si fondono la forza della fede e le qualità dell'attore che è stato in gioventù. Le pause, gli slogan, il linguaggio del corpo. Con l'istinto di un'artista, Giovanni Paolo II ha capito che per diffondere il messaggio della Chiesa non era necessario cambiare la Chiesa e tantomeno il messaggio. Bastava cambiare il messaggero. Cioè lui, il Papa. Toglierlo dalla gabbia ieratica in cui era rimasto incastrato per duemila anni, fatta di baldacchini, sedie gestatorie e benedizioni dal balcone. E mandarlo in mezzo alla gente, davanti alle telecamere. Se il Papato di Paolo VI era un trattato filosofico, quello di Giovanni Paolo II assomiglia a un videoclip. L'entrata in scena nella notte romana, con la prima formidabile battuta: «Se sbaglio mi corrigerete». Le gite sugli sci, le nuotate in piscina, i bambini sollevati per aria. E al culmine della gioia, il dramma. La Papamobile che fende la folla di piazza San Pietro, il colpo di pistola, il Pontefice che si affloscia in una smorfia di dolore. Immagini che fanno già parte della videoteca dell'umanità. Cambio di scena: ospedali, passeggiate e poi di nuovo in volo per il mondo, altri baci ai bambini e all'asfalto rovente degli aeroporti. Poi i cedimenti del fisico, quel bastone trascinato come un croce in un'ambientazione da Woodstock religiosa, fra stadi gremiti, canti di giovani e ac¬ coglienze da rockstar. E cresce l'attesa per l'ultima grande scena: quella di un uomo curvo ma non ancora piegato che apre la porta d'oro del Nuovo Millennio. Tutto questo non sarebbe possibile senza la televisione, ma funziona perchè il Papa non lo fa per la televisione. Una lezione che i politici stentano a capire. Credono di dominare la tv accettandone supinamente le leggi, che li inducono a occupare spazi dentro i telegiornali e nei talk show, convinti che la noia e la superficialità paghino, purché somministrate in dose massicce. Il Papa dimostra che non basta andare in tv per arrivare alla gente. Bisogna andarci col cuore e tenersi alla larga dagli studi e dai riti televisivi. La telefonata dell'altra sera a Porta a Porta è un piccolo omaggio a quella tv: quasi un onore delle armi al nemico sconfitto. Massimo Gramellini

Persone citate: Giovanni Paolo Ii, Karol Wojtyla, Paolo Vi, Papa Polacco