Il lavoro frena le banche di Gian Carlo Fossi

Il lavoro frena le banche Il lavoro frena le banche IROMA L cassiere delle banche italiane è il più caro in Europa con uno stipendio annuo di 69 milioni 700 mila lire ed è anche più alta nel contesto europeo (64,7%) l'incidenza del costo del personale sui costi operativi: sono due primati, decisamente negativi ai lini della competitività del nostro sistema, denunciati nel «Rapporto 1998 su retribuzioni e costo del lavoro nelle banche italiane ed europee», che è stato presentato ieri dall'Associazione Bancaria Italiana (Abi) dal presidente Maurizio Sella, presenti gli amministratori delegati di Credit e Banca Intesa Alessandro Profumo e Carlo Salvatori. Quindi, afferma il Rapporto alla sesta edizione, il prossimo contratto di lavoro del settore bancario «dovrà avere una forte connotazione europea, rimuovendo i residui automatismi, creando le premesse per una gestione più orientata al mercato ed eliminando le rigidità che si frappongono allo sviluppo dei modelli organizzativi». In questa prospettiva, si aggiunge, «il contenimento del costo del lavoro assume una rilevanza particolare», dato che «è ancora sensibile la divergenza, a svantaggio delle banche italiane, sia per le retribuizioni delle principali posizioni organizzative che per il peso complessivo del costo del lavoro sulle principali variabili economiche aziendali». Ancora più esplicito e duro il segnale dato dal presidente: «Chiederemo che il peso del costo del lavoro sul margine scenda di cinque punti, dall'attuale 42-43% fino ai livelli europei del 37-38%». E, con la stessa determinazione, Sella tocca gli altri punti dolenti del sistema e del momento economico-politico: 1) il settore bancario non è preoccupato della crisi di governo, ma chiede «una soluzione rapida per garantire stabilità e governabilità al Paese»; 2) per quanto ri¬ guarda i tassi attivi bancari l'Italia è in linea con l'Europa; ha raggiunto ormai la Germania, concludendo così la marcia di avvicinamento partita nel 1992. «Il mercato - sottolinea il presidente ha fatto il suo dovere. Anche senza un'ulteriore riduzione del tasso di sconto. Però, la fase di discesa dei tassi è, per il momento, finita, anche se aggiustamenti sono possibili. A settembre, ad esempio, la discésa dei tassi attivi medi è stata solo di 5 centesimi»; 3) la situazione complessiva del sistema bancario italiano «è buona», i crediti erogati nei confronti dei Paesi emergenti e della Russia sono «più contenuti» rispetto alle altre nazioni europee. «Per una volta - insiste Sella - siamo in relativa tranquillità. Non dovremmo avere nessuna conseguenza dovuta agli Hedge Funds»; 4) non mancano, però, fenomeni da seguire con attenzione: i depositi continuano a calare (a settembre del 5,1%); aumentano del 24,2% le obbligazioni bancarie; gli impieghi crescono del 6,67% su base annua (due punti in più rispetto a settembre '97); si registra con favore una diminuzione delle sofferenze del 5,4% rispetto a giugno '97. Però, la grossa spina nel fianco resta l'abnorme lievitazione del costo del lavoro. Il Rapporto 1998 indica in 120 milioni l'anno il costo medio per dipendente nelle banche, il più alto nell'Unione europea dopo l'Austria e i Paesi Bassi. Il cuneo fiscale è il più alto in assoluto tra i Paesi dell'Europa continentale. C'è poi il problema di una maggiore flessibilità.' Immediata la reazione del segretario nazionale della Fisac-Cgil, Sergio Veroli: «E' eccessivo l'allarme per l'elevato costo del lavoro». Incalza Carlo Giorgetti della Fabi: «Quello che ci viene chiesto è tanto, forse troppo». Gian Carlo Fossi

Persone citate: Carlo Giorgetti, Carlo Salvatori, Fabi, Maurizio Sella, Sella, Sergio Veroli

Luoghi citati: Austria, Europa, Germania, Italia, Paesi Bassi, Russia