Ungaro, una romantica donna sensuale di Antonella Amapane

Ungaro, una romantica donna sensuale Yves Saint Laurent dopo 40 anni non esce in passerella, Givenchy ha perso in creatività Ungaro, una romantica donna sensuale Lo stilista: «A Milano la moda è business, Parigi è follia» PARIGI DAL NOSTRO INVIATO Yves Saint Laurent: ultimo atto senza protagonista. Sfila il classico prèt-à-porter del beniamino di Francia e lui non c'è. Per la prima volta dopo 40 anni, lo stilista non esce in passerella. Perché? «Non lo riteneva necessario. Ha disegnato soltanto una piccola parte della linea. Dalla prossima stagione il testimone passa definitivamente a Alber Elbaz. A Yves resta la couture», spiega Pierre Bergé, braccio destro dello stilista, assicurando che il maestro sarà presente stasera. Alla festa in suo onore 1000 invitati al Moulin Rouge - per promuovere il ed rom-biografia, otto ore di storia della griffe YSL. In vendita da novembre a 350 franchi. «Special thanks, the Sharon muse», un particolare grazie dalla musa Sharon, recita la frase incisa sulla Mont Blanc d'oro con cui Emanuel Ungaro firma autografi dietro le quinte. Per la star hollywoodiana il sarto di origine pugliese ha creato 28 abiti che le: indosserà nel film «The Muse». «Mi piacciono da impazzire, li metterò anche fuori dal set», fa sapere l'attrice. Alcuni di quei capi, sensuali e romantici, compaiono sul podio ricoperto di erba. Li sfoggiano ragazze pettinate alla Francoise Hardy: twin set di pizzo e blazer ammorbiditi come cardigan si accompagnano a pantaloni di velo. Sottovesti a strati e volant ospitano bluson di seta. Mentre gonne in jersey scoprono le gambe con spacchi mozzafiato. E'un inno alla libertà, alla freschezza. Un osanna allo stile bucolico di lusso. Non c'è ombra di riferimento al passato, allo stile hippy dilagante. «I revival non mi interessano, guardo avanti», dice Ungaro e critica i fans del minimalismo a oltranza: «Non basta fare una gonna e una camicetta. Chi applaude queste tenute non è mai entrato in un negozio Gap. La moda è ben altra cosa». Marisa Barenson, Sophie Marceau e Ainouk Aimé annuiscono stritolando il sarto di baci e abbracci. Meglio la moda italiana o quella francese? Ungaro non ha dubbi: «Milano è business, Parigi l'eccitante follia». Peccato che la creatività questa volta la¬ titi proprio da Givenchy, disegnata da un Alexander Me Queen piegato alle esigenze commerciali. La platea ammutolisce di fronte ai tradizionali smoking e tailleur ispirati al suo predecessore Hubert. C'è giusto una tunica dalle spalline invisibili, scostata davanti e dietro. Seguono un paio di costumi da bagno osé portati con reggicalze maschili al polpaccio. Nulla rispetto alle funamboliche trovate del passato. Alla modella con le gambe di legno che Me Queen ha fatto sfilare a Londra un mese fa, in abiti protesi. Dove è finita la zampata trasgressiva del ragazzo inglese che metteva i vermi nelle giacche trasparenti? «Dedico la collezione a mia madre Linda, tenera e coraggiosa», confida Stella Me Cartney, stilista di Chloè, ancora provata dal lutto. Suo padre - l'ex Beatle Paul - è in prima fila, mentre «Hey Jude» riempie la sala. Merletti, colori pastello, lingerie a profusione per un genere romantico inglese, a cavallo fra la sartorialità di Saville Row e la San Francisco Anni Settanta. Antonella Amapane Un modello di Ungaro presentato ieri a Parigi

Luoghi citati: Francia, Givenchy, Londra, Milano, Parigi, San Francisco