Scene di una cuccia impossibile di Francesco Grignetti

Scene di una cuccia impossibile REPORTAGE SULLE MONTAGNE DELL'UMBRIA L'uomo che ha ucciso per vendetta ha viveri, armi, e un apparecchio per intercettare la polizia Scene di una cuccia impossibile Nei boschi sulle tracce del killer della Valnerina PRECI (Perugia) DAL NOSTRO INVIATO La caccia all'uomo è uno sport antico e feroce. Uno sport tra virgolette, ovvio, che hanno rispolverato su queste montagne da tre giorni. La preda si chiama Fortunato Ottaviani, 62 anni, due omicidi sulle spalle. Gli hanno sguinzagliato dietro trecento tra poliziotti, carabinieri, finanzieri e forestali. Solo che Ottaviani è un predatore che si fa beffe di loro. Non è uno sprovveduto. Si è allontanato con un fucile, una imponente prov lista di cibo, e un apparecchio ~jn cui intercettare le comunicazioni radio della polizia. «Non credo a un raptus, quello ha un piano», sibila Antonio Cetorelli, figlio di uno dei due uccisi, sottufficiale dei carabinieri da 24 anni. Chi è la preda e chi il cacciatore, allora? La polizia vive nell'incubo che l'uomo sfugga alle battute, sgusci via tra le maglie e magari colpisca di nuovo. Sono quasi dieci le persone che in queste ore tremano, guardate a vista da agenti armati. E già si pensa a come blindare i funerali di oggi. «Ci hanno chiesto di rinviarli, ma il dolore è davvero troppo», racconta ancora Antonio Cetorelli. Forse, ma non è ancora certo, verranno rinviati. Per tutto il giorno, insomma, è un muoversi frenetico di elicotteri e di camionette. Il questore Nicola Cavaliere muove le sue squadre come su una scacchiera. Ma lascia capire che non è questione di ore: «E' un uomo di montagna». A vederle da vicino, queste montagne dei Sibillini, ti accorgi che è come aggredire un Aspromonte piantato tra Marche e Umbria. Duecento chilometri quadrati di boschi, forre, burroni, grotte, casolari isolati, stazzi. Fortunato Ottaviani, raccontano in paese, nei giorni scorsi aveva fatto grandi spese di generi alimentari. «Con il senno di poi, è chiaro che si preparava a stare hi montagna». Con il progredire della caccia all'uomo, hanno sospeso la caccia al cinghiale. E gli abitanti quasi la vivono come un sacrilegio. Ma la verità è che c'è poco da scherzare. La montagna sembra aver inghiottito il suo uomo. Alle 16 in punto, ennesima battuta ordinata dal questore. C'è gente esperta che ha fatto rastrellamenti in Barbagia o in Calabria Ci sono quelli che in genere vanno sulle volanti e tra i boschi non ci si ritrovano. Ci sono quelli che fanno l'ordine pubblico allo stadio. Il prefetto ha smosso davvero tutti. Una squadra di circa quaranta uo mini tra carabinieri, poliziotti < forestali viene portata in cima al Cesqui, una montagna tra le tante con due elicotteri. Il funzionario di polizia Allegra porta in mano una cartina con segni rossi e neri. E' il tracciato preventivato del rastrel lamento. I carabinieri vanno a destra, i poliziotti a sinistra, i forestali in mezzo. E si scende. C'è tensione, inutile nasconderlo. Anche perché in paese tutti dicono che «Fortunato è uno di quelli che non si farà prendere vivo. Ha covato per quindici anni la sua rabbia. Ora è impazzito e non esiterà a usare il fucile». E quindi tutti, per ordine supe- nore, portano il giubbotto antiproiettile. La mano sulla pistola. Sulle mitragliette hanno provveduto a legare con lo scotch un caricatore di riserva come fanno i pasdaran con i Kalashnikov. Qualcuno tra i poliziotti tira fuori la pistola dalla fondina e se la mette alla cintola. Si sente più pronto così allo scontro. Scena da westernspaghetti. Per fortuna che ci sono le donne, poliziotte e forestali, che hanno l'arma dell'ironia e la sanno usare. Alla prima macchia impenetrabile, mentre i loro colleghi scrutano nell'ombra e già hanno la mano sul grilletto, una salta al di là del filo spinato «et voilà, meglio di Rambo». Ma poi sono loro, le poliziotte, quelle che si infilano dove i rami sono più fitti, che non si arrendono mai. E l'ispettrice Monica Napoleoni è una di quelle che guardano per terra, e dice: «Ragioniamo, vediamo se può essere passato per di qua». A un certo punto, un urlo. Un agente ha trovato i segni di un fuoco e del sangue. Coirono tutti. Siamo molto vicini al punto dove l'assassino ha ucciso Achille Cetorelli, il pastore di 71 anni. E' stato qui, l'omicida? Accorre un agente della forestale, chiaramente a disagio con il giubbotto antiproiettile e la pistola. Sembra quasi uno scout al servizio delle giubbe blu. Si china. Guarda bene. Poi si rialza scuotendo la testa: «No, queste sono le tracce di una caccia al cinghiale. Quelli che stanno alla posta, all'alba sentono freddo. E accendono il fuoco. Ma il posto dove sistemarsi era giusto. 11 cinghiale dev'essere arrivato qui spaventato dagli altri. A giudicare dal sangue, l'hanno ammazzato subito». Puntuale, il forestale-scout troverà anche il punto dove il cinghiale è stato poggiato, il sentiero dove i cacciatori l'hanno trascinato, i segni delle macchine. Mistero risolto. 1 poliziotti di città incassano la delusione e ripartono. Come dice uno alla radio, in perfetto gergo viminalesco: «Le tracce sono riconducibili a una caccia al cinghiale. Niente di nuovo da segnalare». Si riparie. Al mattino ò stata trovata una custodia di fucile e una cartucciera abbandonata. Forse erano di Ottaviani. Adesso, lungo una spalletta, si nota un bidoncino verde. Puzza di carburante. Altro consulto. Tutt'intorno c'è legna tagliata: probabilmente sono passati di qui dei boscaioli con una motosega, la nafta gli serve ad alimentare il motore. L'elicottero dei carabinieri, intanto, volteggia senza risparmio. Ci sono ancora poche ore di luce. A bordo c'è un ufficiale con mappe in mano. Gira a rigira, volando basso. E adesso si capisce: tutto questo apparato di polizia, uomini, cani, elicotteri non è in montagna, dove Ottaviani è di casa, per trovarlo. Bensì per stanarlo. L'uomo è come il cinghiale, qualcuno dei cacciatori potrebbe dirti. Bisogna metterlo sotto pressione, spingerlo a venire fuori. Ma fuori da dove? Da una grotta, da un casolare, da una casa abbandonala di cui aveva le chiavi? La gente di qui, che non ti nasconde la paura, anche perché sono in molti ad averlo messo in croce per tanti anni, dopo quella brutta storia di una ragazzina messa incinta e fatta abortire a forza, guarda il dispiegamento di forze e scuote la testa. «Quello lì che ormai Ottaviani non ha più nemmeno un nome con cui chiamarlo - il piano se l'è preparato bene. Ha fatto la spesa. Chissà dove ha nascosto le provviste. Conosce la montagna come le sue tasche. Sa dove andarsi a nascondere. E ora aspetta che cali la tensione. Poi magari esce e spara ancora». Già, magari spani ancora. E poi? «E poi si ammazza». Sembra la trama di un brutto thriller: il pazzo assassino che si aggira nei boschi e aspetta il momento buono per spararti. Ma a Preci è realtà E le due studentesse di Cascia che incontri sulla strada hanno vera paura: «Ci hanno detto di stare attente e non muoverci mai da sole. Ci vuole poco a venire anche dalle nostre parti». Francesco Grignetti Paura per i funerali Gli investigatori hanno chiesto ai parenti di rinviarli Burroni e forre quasi inaccessibili nascondono bene quest'uomo in fuga ^GUBBIO PERUGIA //MARCHE ^FABRIANO A sinistra Fortunato Ottaviani ricercato per il duplice omicidio A destra jeep dei carabinieri impegnata nelle battute di ricerca