Resurrezione al Cremlino

Resurrezione al Cremlino Per venti minuti: il ritorno davanti alle telecamere per smentire le voci allarmanti sulla sua salute Resurrezione al Cremlino Eltsin in ufficio: «Ha disubbidito ai medici» MOSCA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Spnttacolare resurrezione di Boris Eltsin ieri a Mosca. Con l'intero armamentario propagandistico necessario perché tutta la Russia non perdesse una sola battuta dell'evento. Che merita di essere raccontato in tutti i dettagli. Evgenij Primakov, il premier, era appena arrivato al Consiglio della Federazione per esporre le linee del suo programma di salvezza nazionale ed ecco che squilla il telefono: Boris Eltsin è arrivato al Cremlino e convoca lui, il ministro degli Esteri Ivanov e il ministro della difesa Sergeev. Insieme con i tre convocati partono le telecamere autorizzate e tulle le agenzie di stampa suonano i loro campanelli. L'incontro dei quattro dura poche decine di minuti. Quello che si vede in tv è un presidente immobile, che parla poco. Essenzialmente per lamentarsi. «Non posso neanche starnutire. In l'ondo ho volato due volte in due giorni, poi gli incontri politici...». Chi parla molto è invece Primakov, visibilmente preoccupato di riempire i momenti di silenzio e di raccontare a Eltsin quanta gente gli chiede della sua salute, incluso Chirac, che porge gli auguri, mentre il Presidente, guarda caso, «invece che seguire i consigli dei medici» se ne viene al Cremlino. A far che? Ufficialmente per fare il punto sul Kosovo. Ma non si capisce come abbiano potuto farlo se, in tutto, l'incontro - fatti un po' di conti sui viaggi di andata e ritorno di Primakov - non è durato più di 20 minuti. Del resto, appena Primakov, Sergeev e Ivanov escono, Boris Eltsin sale anche lui in macchina e se ne torna nella sua dacia di Gorkij-9, e il suo ufficio stampa fa sapere che non c'è nessun programma per giovedì. Il portavoce Jakushkin, dal canto suo, conferma che Eltsin è ancora febbricitante. Se continua così licenzieranno anche lui. Dunque Eltsin è venuto appositamente per farsi vedere e mettere a tacere le voci su una sua ricaduta psichica, oltre che fisica. Primakov toma al Consiglio della Federazione e, ai giornalisti che lo assalgono nell'atrio proclama che Eltsin «è in uno stato eccellente». Poi aggiunge: «Credo che il presidente debba terminare il suo mandato nell'anno 2000». Il Consiglio della Federazione aveva appena votato una mozione, dei senatori comunisti, che chiedeva al presidente di dimettersi: che non passa perché non raggiunge il quorum di 92 voti. Infatti votano a favore delle dimissioni ben 79 governatori. Contro solo 18, altri dieci si astengono. Ma i giochi sono apertissimi, come prova l'esternazione di Jury Luzhkov, «peso massimo» della corsa presidenziale. Il sindaco di Mosca esordisce dicendo che «negli ultimi tempi la questione della salute del presidente viene sollevata artificialmente», ma poi aggiunge di essere certo che, «se un tale problema si presenta ed egli non potrà svolgere le sue funzioni, sarà lui stesso a dirlo al popolo». «In ogni caso - conclude Luzhkov - tutto dovrà avvenire nel rispetto della Costituzione». E tutti capiscono che Luzhkov ha detto esattamente il contrario di ciò che voleva che si capisse. A proposito di Costituzione e delle sue modifiche, ieri i comunisti di Ziuganov hanno incassato invece alcuni colpi. Due emendamenti, che avrebbero esteso i poteri del Parlamento a scapito di quelli presidenziali, sono stati bocciati. Cioè non hanno raggiunto il quorum necessario dei due terzi (300 voti). Ma in entrambi in casi ci sono arrivati molto più vicino di quanto non avrebbero potuto se fossero rimasti da soli. In un caso 283 voti e nell'altro 226. Il che significa che, in un caso e nell'altro, i deputati di «Jabloko» hanno votato con i comunisti e apparentati, in tutto o in parte. Se i due emendamenti non sono passati è stato essenzialmente perché Zhirinovskij è diventato il più strenuo difensore di Eltsin e perché il partito di Cernomyrdin, «Nostra casa Russia», ha votato contro. E non perché fosse contrario, ma perché - come ha detto il suo portavoce - la mozione non era stata concordata. Uno dei due emendamenti era davvero cruciale in quanto estendeva i poteri di controllo della Duma sulla nomina e la sfiducia ai membri del governo. Comunque Ziuganov e compagni vanno avanti nella loro offensiva sull'impeachment. Qui le speranze di successo sono vicino a zero, perché la procedura è talmente macchinosa che, paradossalmente, potrebbe concludersi solo quando non servirà più. Ma qui conta l'effetto. La commissione della Duma ha già votato a maggioranza tre capi d'accusa: aver distrutto l'Urss nel dicembre 1991; aver bombardato il Parlamento nell'ottobre 1993; aver cominciato la guerra di Cecenia nel novembre 1994. Giulietto Chiesa MOSCA NOSTRO SERVIZIO Nell'oceano di disastri economici e politici Mosca ieri ha avuto una buona notizia: la Fiat ha intenzione di proseguire i suoi progetti in Russia nonostante la crisi. Il Presidente d'onore della Fiat Giovanni Agnelli e l'Amministratore delegato Paolo Cantarella hanno incontrato ieri il premier russo Evghenij Primakov per riconfermare l'impegno sulla joint-venture «Fiat-Gaz», il più grosso progetto di investimenti stranieri in tutta la storia della Russia. Il capo del governo russo - che si è presentato all'incontro con un nutrito gruppo di membri del suo gabinetto, tra cui il ministro dell'Economia Andrej Shapovalianz - non ha nascosto la Si lamenta: «Non posso neanche starnutire» Il premier: «E' in condizioni eccellenti» Giovanni Agnelli (nella foto) e Paolo Cantarella ieri hanno incontrato a Mosca il premier russo Evghenij Primakov Eltsin ieri al Cremlino e il leader comunista Ziuganov mentre parla a un gruppo di dimostranti