Le acrobazie dei tarantolati
Le acrobazie dei tarantolati Le acrobazie dei tarantolati // balzo degli Udr: dalle retrovie de al palco ■ ROMA I L loro stile di ballerini, H con quelle piroette su se stessi, i salti all'indietro, le torsioni incongrue e perfino quello strano modo di camminare dondolandosi con le mani per terra e i piedi per aria, richiamerebbe un po' la «break-dance» dei neri, con i loro enormi transistor, per le vie delle metropoli americane. Senonché, essendo non solo italianissimi, ma quasi tutti nati al di sotto del Garigliano, li si potrà affettuosamente definire «tarantolati». E non si offenderanno, perché ben altro negli anni hanno dovuto sopportare. Chi ha vissuto, come Sanza, sotto il giogo morbido, ma pesante e interminabile di Emilio Colombo; chi, come Mastella, ha subito i più gravosi esami all'università demitiana, con le sue gelosie e fissazioni iper-ideologiche; chi la scuola andreottiana con i suoi incaprettamenti. E ancora. Non manca chi ha dovuto giocarsi l'anima appresso alle dispute confessionali inter-cielline - dall'eresia pelagiana al demonio che si annida sulle guglie delle cattedrali - il che spiegherebbe la particolare destrezza di Buttiglione nel ballo di San Vito. E nemmeno chi, come Tabacci, cui tocca ancora l'improvvida definizione di «colonnello di Goria», un brutto giorno s'è ritrovato una microspia nell'automobile, segno che i giudici lo volevano ghermire (ed è stato assolto). Altri, come Cirino Pomicino, hanno conosciuto il carcere, i processi, l'infarto (che l'ha colto durante una riunione sul centro) e adesso, appena rientrato e riannusato «il buon odore della casa antica», si ritrova fuori. Da Tarzan Scotti a Enzo Carra, «la voce della de che parla per te», a Silvio Lega, saltatore con l'asta. La terza fila democristia¬ na, appunto. Arrivata di colpo al centro della scena senza aver nemmeno sostenuto gli esami di maturità. Come in un grandioso sogno, di potere e di risarcimento, Cossiga li ha messi tutti in pista. Come capita in questi casi non è stato tanto lì a sottilizzare. Tanto che alla fine ha preso anche l'onorevole Cardinale, che nei giorni immediatamente precedenti aveva fatto notare come «attorno a Cossiga c'è la corte dei miracoli». Però il vero miracolo, altro che corte, è che sono venuti in tanti, anche perso¬ ne perbene, o per male, se è vera la leggenda truce di Montecitorio secondo cui all'Udr avrebbe aderito un ex de che vive con l'autista - e passi - ma che con un morso avrebbe letteralmente staccato via un orecchio a un cliente. A tutti costoro Cossiga ha promesso: o la va, o la spacca; o diventano ministri o l'Udr implode e loro vanno a ramengo. Per cui c'è anche il loro personalissimo destino, nella crisi. E uno specialissimo modo di concepire la politica come perpetua invenzione, improvvisazione; di presentare la più spericolata incoerenza come un vanto. Virtuosi della manfrina, ma capaci - se n'è accorto Prodi sulla propria pelle - di passare a via di fatto. Per poi ricominciare la loro misterica danza. Ecco Mastella, perciò, che assume una posi- zione alludendo ad altro, ecco Sanza che fa un'affermazione all'interno della quale c'è già il suo contrario. Ecco Buttiglione pronto a giustificare qualsiasi slittamento invocando una coerenza sempre più ritardata, arabescata: con la linearità - è l'immagine di un politico-politologo post-dc come Marco Follini - «di una pallina da flipper un secondo prima di far tilt». Movimento, movimento. A guardarseli da lontano, i tarantolati, viene da pensare che il loro inno, il loro manifesto ideale e programmatico sta tutto nelle disposizioni belliche emesse a Napoli nel 1841 dalla Real Marina borbonica. Antonio Gava, ai suoi tempi, ne fece fare un grazioso quadretto che recò in omaggio a Rosetta Russo Jervolino, che giustamente se lo appese al muro. Il titolo era «Facite Ammuina» e sotto, anche senza essere napoletani, si leggeva: «All'ordine "Facite Ammuina!" tutti chilli che stanno a prora, vann'a poppa, e chilli che stann'a poppa vann'a prora; chilli che stann'a diritta vann'a manca; chilli che stann'abbascio vanno 'ncoppa...». Il punto è che, come s'è visto, anche l'«ammuìna» può far male. Filippo Ceccarelli I sopravvissuti: Sanza ha subito l'interminabile giogo di Colombo. Mastella ha subito le gelosie demitiane Tabacci s'è trovato una microspia nell'automobile Cirino Pomicino ha conosciuto carcere e infarto Sopra: Angelo Sanza A destra: Bruno Tabacci I due ex democristiani sono tornati alla ribalta nelle file dell'Udr
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