L'Udr si ricomputici nel «niet» a Prodi di Antonella Rampino

L'Udr si ricomputici nel «niet» a Prodi L'ex Presidente: «Non ho chiesto ministri, è una bugia colossale. Grave tentativo di disinformazione» L'Udr si ricomputici nel «niet» a Prodi Prima in ordine sparso, poi prevale la linea-Mastella ROMA. Alcuni agenti del servizio segreto di Sua Emittenza si aggirano tra i parlamentari di Cossiga, li insidiano uno per uno, svolgono subdolamente «azione di disinformazione e pressione per indurli ad assumere atteggiamenti conformi agli interessi del Polo». Ovvero, puntano alle elezioni anticipate, e proprio mentre Cossiga sembra voler trattare con Prodi. Il diavolo che si aggira nei corridoi di Montecitorio non ha corna e occhi di fiamma, ma l'aria spiumacciata di Cirino Pomicino e la pelata lucida di Bruno Tabacci. Cossiga, nelle more di una girandola d'incontri, trova l'attimo per scomunicarli. Tabacci si difende: nello statuto degli «straccioni di Valmy» c'è scritto che non si tratta di una forza di sinistra. Com'è, come non è, Cossiga verga un bel tratto di penna sull'incarico da vicesegretario di Tabacci, che Angelo Sanza comunica prontamente al telefono. Un evento che sembrerebbe minuscolo, e invece spiega una giornata concitata, in cui il governo Prodi è stato infilato in una porta girevole che dà su un vicolo cieco. Ti diamo i voti se fai così, così e così. Prodi ce la farà, diceva fiducioso Marini, che porta la responsabilità di averlo convinto ad accettare il mandato quasiesplorativo. Ma intanto, l'Udr si spaccava. Si è rappresentata ieri nelle sue variegate posizioni, tanto che è difficile tracciarne una map- pa. Cossiga a parte, che è un cavallo di razza della politica, e che sa bene come condurre la partita, tutti gli altri sono andati a ruota libera. Buttiglione alle 13 e 38 dice: «Prodi non condivide le nostre posizioni». Salvatore Cardinale, braccio destro di Clemente Mastella, alle 13 e 41, aggiunge: «Però sta riflettendo, per lui è difficile». Alle 13 e 46, un altro Buttiglione: «Qualcuno deve fare la parte del buffone: non saremo noi». Intanto, Cossiga si vede con Bossi: un appuntamento che i due cercavano da alcuni mesi. Bocche cucite all'u¬ scita, salvo che Bossi vorrebbe «tornare al governo con Polo o con l'Ulivo, che poi è la stessa cosa». In realtà, i due hanno trovato un punto di convergenza: evitare a tutti i costi le elezioni anticipate, per le quali né l'Udr, né la Lega, che è reduce da una scissione, sono pronti. Alle 13 e 50 si intravede uno spiraglio per il Prodi-bis nelle parole di Guido Folloni, che sta dalla parte di Buttiglione: «Basta che Prodi vada in Parlamento e dica che la sua maggioranza non esiste più, e che ha bisogno dei nostri voti». Facilissimo: è la verità, si sa da quan¬ do il governo dell'Ulivo è andato sotto. Ma passa un solo, brevissimo minuto, e arriva Mastella: «Qualora il tentativo Prodi fallisse, l'Udr sarebbe disponibile ad appoggiare un governo istituzionale». E' quanto basta, si capisce che le due ore che i rappresentanti dell'Udr hanno passato a Palazzo Chigi devono essere state un lungo fuoco d'artificio. Le dichiarazioni contrastanti, sintomo di posizioni così variegate all'interno dell'Udr da far impallidire quell'arcobaleno che era Rifondazione comunista, continuano. Ma a un certo punto, prima di vedere Nesi, prima di convocare il suo stato maggiore a Palazzo Giustiniani, Cossiga fa chiarezza: venti righe per spiegare che la linea dell'Udr è quella del segretario. Ovvero di Mastella. Il quale, a un certo punto, s'indigna: noi non ci asterremo mai, sè è questo che Prodi vuole, e di certo non chiediamo ministeri, né per i nostri parlamentari, né per i tecnici d'area. In realtà, sono giorni che si fanno i nomi dei ministri dell'Udr, in Transatlantico e sui giornali, e si tratta anche di nomi di valore, come quello di Paolo Savona e Pellegrino Capaldo. E l'Udr, incontrando Prodi, ha detto chiaro è tondo che «il governo deve essere diverso dall'attuale». E allora? Allora pare che, con tecnica raffinata, Palazzo Chigi abbia messo in giro la voce che quelle che non a caso in Transatlantico vengono definite «le truppe mastellate» il posto di governo l'abbiano chiesto, eccome. Solo che Prodi, nell'incontro con l'Udr, non vi ha fatto esplicitamente cenno. Ma quali posti di governo, tuonerà poi Francesco Cossiga: «Detta da bambini è una bugia, detta da grandi è una menzogna, detta da politici è un grave tentativo di disinformazione». Fatto sta che Prodi riconvoca prontamente l'Ulivo, e il temutissimo Di Pietro, nel suo ufficio. A quel punto l'Udr s'irrigidisce, e si ricompatta immediatamente. Alza gli scudi. Noi non ci stiamo. Cossiga, di nuovo: «Non è tempo di pasticci. Prodi si è fatto dare il mandato dall'Ulivo per trattare con noi, come se non gli bastasse quello del capo dello Stato». Che è un po' come dire: volevo far fuori l'Ulivo, non sostenerlo in Parlamento. Ma niente elezioni anticipate, beninteso: «Sarebbero un crimine». Al prossimo giro, si vota, «senza pregiudizi o preferenze», per Mancino o per Violante. Antonella Rampino Il presidente dell'Udr Rocco Buttiglione: «Basta che Prodi vada in Parlamento e dica che la sua maggioranza non esiste più, e che ha bisogno dei nostri voti»

Luoghi citati: Roma, Transatlantico