Una «lunga catena» fino alla Fiat di Zeni
Una «lunga catena» fino alla Fiat FINANZIARIE I vertici della holding hanno illustrato agli analisti le nuove strategie Una «lunga catena» fino alla Fiat Il gruppo Ifi-Ifil pronto a nuovi investimenti MILANO. «Alibi amo in u;isa degli investimenti in cui crediamo ma non è detto chi: potrebbero essercene di migliori». Parla di Ifil e di Iti, Umberto Agnelli, agli analisti finanziari di Piazza Affari e non nasconde la soddisfazione per la diversificazione di un gruppo ciie ncll'87 era tutto o quasi incentrato sulla partecipazione Fiat che, oggi, rappresenta sempre il 60% del portafoglio ma non più L'87% di dieci anni fa. Oggi, aggiunge l'amministratore delegato dell'ini Gabriele Galateo, «nel gruppo ci sono cantieri in costruzione, qualcuno è più avanti, altri meno». Fiat, dunque. Ma anche la grande distribuzioni! di Auchan Rinascente, il turismo di Alpitour-Francorosso, la francese Wonns, per non parlare delle banche, ultimo investimento (insieme allo 0,6% di Telecom) che ha portato Ifi-Ifil azionista importante (col 2,7%) del nuovo colosso nato dalla fusione tra Imi e Sanpaolo. Questo l'oggi, ma il domani? Gli analisti chiedono: miai è il futuro del gruppo? Agnelli risponde: «C'è la possibilità di uno sviluppo notevole per alcune delle nostre partecipazioni e il nostro obiettivo è di dare la massima efficienza e redditività. Se poi, nel frattempo, si verificassero occasioni attraenti potremmo fare uno "switch" da una partecipazione all'altra». Oggi come oggi, frena subito Agnelli, non c'è nulla alle viste. Ma per risultati («L'obiettivo è un Roi al 10% che quest'anno potrebbe non essere raggiunto per il peggioramento della situazione di alcune controllate, a cominciare dalla Fiat...»), liquidità disponibile e per capitalizzazione - ai prezzi attuali di Borsa l'Ili vale non meno di 5 mila miliardi e all'Ifil viene assegnato un valore intrinseco di 7500 miliardi - il gruppo ha di che cogliere al volo qualsiasi opportunità. «Stiamo cercando due o tre assets portanti di portafoglio», spiega Galateri. Quali? La grande distribuzione, per cominciare: «Un asset importante - spiega l'amministratore delegato di Ifil che tra cinque o dieci anni spero sia ancora li e possa dare risultati mi¬ gliori». Ovvio che siano soprattutto Telecom e le banche, gli ultimi investimenti forti del gruppo, a sollecitare la curiosità degli uomini del mercato. Gli analisti sollecitano Agnelli, chiedono lumi su Telecom: «La gestione può migliorare notevolmente - risponde - e sicuramente migliorare dovrà la comunicazione dove sono state commesse delle gaffe al limite dell'imperdonabile». Altro tema caldo, le banche: con chi si alleerà Comit, con Sanpaolo e Banca di Roma? «E' la Comit che deve parlare», taglia corto Agnelli. Gli analisti insistono. C'è un argomento che di tanto in tanto riemerge in Piazza Affari a proposito di Ifi e Ifil, c'è chi immagina (nonostante le ripetute smentite) fusioni tra Ifi e Ifil e c'è chi dà per inevitabile un accorciamento delia catena di controllo del gruppo «troppo lunga»: prima o poi, chiedono gli analisti, è pensabile un taglio? La risposta a Galateri: «Ci pensiamo, siamo pieni di studi sull'argomento perché non c'è dubbio che questa è un enorme area di possibile creazione di valore perseguibile senza chiedere nulla a nessuno». E un buy back sui titoli, insistono i presenti: è pensabile o no? «In questo momento di difficile congiuntura bisogna valutare le diverse opportunità, compreso un buy back spiega Agnelli - anche se, trattandosi di società holding, ci sono delle perplessità». Ultima domanda e ultima risposta sulla Juve: «Il programma è dotare la Juventus di un patrimonio meno aleatorio dei soli risultati delle partite, dotarla di uno stadio e delle attività connesse attorno allo stadio - conferma Agnelli - a quel punto o accetteremo dei soci oppure andremo verso la Borsa». Armando Zeni Il presidente dell'ini Umberto Agnelli
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