ZIZZANERIE DISINTERESSATE di Filippo Ceccarelli

ZIZZANERIE DISINTERESSATE DALLA PRIMA PAGINA ZIZZANERIE DISINTERESSATE ca - ha raccontato - tanto Ciampi sentì la difficoltà di questa sua posizione di nemico ideologico (della de, ndr) che quando dal giornale suo, diretto da altri, e cioè dalla Repubblica si sparava contro di me, egli imbarazzato scrisse una lettera al direttore della Repubblica Scalfari, dissociando le sue posizioni, e mandandomela in copia». Vecchie storie che, riesumate più o meno a freddo (Ciampi non aveva proprio parlato), tornano utili durante la crisi. E anche prima, se è per questo. Come si deduce addirittura dai proverbi, la zizzania, detta anche «loglio», un'erba cattiva infestante le colture di cereali, non muore mai. E in politica, com'è ovvio, cresce meglio e più rapidamente che altrove. Sta di fatto che due settimane orsono Cossiga s'era adoperato a mettere l'uno contro l'altro Silvio Berlusconi e uno dei suoi consiglieri politici e istituzionali, l'onorevole Giuliano Urbani. Quest'ultimo gli aveva rimproverato «un'acredine che sfocia nell'odio» nei confronti di Forza Italia e del Cavaliere. Per tutta risposta - anche sein quella circostanza con un'accentuazione più giocosa o se si vuole limitata ai primi anni della scuola media inferiore - l'ex presidente della Repubblica aveva utilizzato una confidenza personale, informale e tutto sommato anche un po' privata. «Dell'onorevole Urbani - aveva detto - ricordo soltanto la definizione che mi riferì in toni scherzosi Berlusconi, che è un uomo di spirito: "Mens-nana in corpore nano"». Ora, se solo si considera che la statura del professor Urbani non risulta tanto più elevata di quella del Cavaliere, la pubblica maldicenza cossighiana finiva per abbattersi su entram¬ bi con effetto doppio e rinforzato. O almeno, a parte l'amarezza suscitata da quella spiritosaggine, oltretutto confidata proprio a Cossiga, l'onorevole Urbani avrà legittimamente pensato, a proposito del supposto nanismo: «Senti chi parla». Negli schemi guerriglieri di Cossiga, d'altra parte, sembra che la destabilizzazione non s'arresti di fronte a nulla e anzi prediliga la più crudele, raffinata e appagante ricerca dei punti deboli del nemico. Era un po', per dire, che l'ex presidente girava attorno ai dati somatici berlusconiani: «Crede di essere più alto di me, anche senza i tacchi», «Crede di avere più capelli di me» e così via. La zizzania consiste nel segnalare con noncuranza altrui défaillames con l'intento di scatenare reazioni a catena. Ovvio che diventare un buon «seminatore», come diceva Andreotti, non è da tutti. Ma Cossiga sta superando tutti. Quando dice che gli è costato assai «candidare Pisanu», sa benissimo che il presidente dei deputati berlusconiani verrà guardato con sospetto dai suoi stessi colleghi di gruppo. Quando rivela che «nell'Ulivo ci sono massoni coperti (ma io li conosco)», favorisce senz'altro l'apertura della caccia alle logge. Quando profetizza che a «causa di dolori reumatici e disturbi fastidiosi all'apparato gastro-intestinale» molti leghisti non parteciperanno al voto, è evidente che chiama la Lega alla massima presenza in aula (come avvenuto). Quando osserva che a Di Pietro «D'Alema non farà mai mancare una ciotola di latte», chiaramente lo spinge a ribellarsi a D'Alema. Quando infine sostiene che per i popolari «sarebbe difficile tirarsi indietro» rispetto a una candidatura Mancino alla presidenza della Repubblica, di sicuro pensa anche a Scalfaro. Ma lascia anche intravedere la quantità di zizzania che sarà distribuita, a piene mani, nella campagna per il Quirinale. Filippo Ceccarelli