Dovigo: «Odiano noi giudici perché difendiamo le leggi»
Dovigo: «Odiano noi giudici perché difendiamo le leggi» Dovigo: «Odiano noi giudici perché difendiamo le leggi» ROMA. «Noi giudici siamo tanto odiati perché abbiamo cercato di far rispettare le leggi a chi le ha votate. Il principe non ci era abituato, ed è successo il finimondo». Piercamillo Davigo, pm del pool di Mani Pulite, interviene alla presentazione del suo libro «La giubba del re» (scritto con Davide Pinardi, Laterza) e non rinuncia a colpire il Palazzo. Ma è inevitabile: il libro parla della corruzione in Italia, ne traccia la storia, ricostruisce il caso italiano, avanza pi'oposte come uscirne. Il pm racconta un episodio recente, quando aluni giudici americani, in visita a Milano, gli hanno chiesto perché in Italia i riti alternativi come il patteggiamento sono falliti. «Se uno patteggia am¬ mette la sua colpa, se va in giudizio può sperare nella prescrizione del reato, o nell'amnistia», rispose il pm. Gli americani non capivano, la parola amnistia nella loro lingua neppure esiste. «Ho spiegato e raccontato che in 50 anni abbiamo avuto 35 provvedimenti del genere, e sui loro volti ho letto stupore e sdegno». Ed è qui che Davigo affonda il coltello: «In Bicamerale si voleva, tra l'altro, abbassare il quorum per approvare l'amnistia: dai due terzi attuali alla metà dei voti. Ho qualche dubbio che il sistema bipolare sia positivo - conclude -: ad ogni alternanza lo schieramento vincente assolverebbe i propri uomini, garantendo l'assoluta impunità. Almeno prima si proteggevano solo quelli di una parte». Prima di lui Giulio Tremonti aveva puntato il dito sull'eccesso di legislazione, causa storica della corruzione insieme al fenomeno concomitante dell'abnorme crescita del deficit pubblico. Davigo cita l'esempio della famosa legge 516 del 1982, detta «manette agli evasori». «Una legge che criminalizza 6 milioni di persone. Una follia. Scritta, nella migliore delle ipotesi, per salvarsi la faccia». Poi punta il dito sulla corruzione dei funzionari pubblici, sostenendo quanto denunciato poco prima da Giovanni Aliquò, autore di un recentissimo saggio pubblicato da Mia-omega sull'illegalità tra le forze dell'ordine. «E' inutile pattugliare Quarto Oggiaro, non ci sono mica le percentuali di criminalità che ci sono negli uffici pubblici», ironizza. Elio Veltri, deputato dell'Italia dei valori, poco prima ha raccontato come un suo disegno di legge contro la corruzione nella P.A. che copiava pari pari uno di Tremonti (già ministro del Polo) limitato alla corruzione nel solo ministero delle Finanze, sia stalo bocciato e irriso dall'intera commissione parlamentare. «In due anni e mezzo di governo dell'Ulivo, contro la corruzione non si è fatto niente». [m. g. b.l Piercamillo Davigo sostituto procuratore del pool milanese di Mani Pulite
Persone citate: Davide Pinardi, Davigo, Dovigo, Elio Veltri, Giovanni Aliquò, Giulio Tremonti, Piercamillo Davigo, Tremonti
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