Clinton: io aspetto i fatti di Andrea Di Robilant

Clinton: io aspetto i fatti Clinton: io aspetto i fatti «Delle promesse serbe sono pieni i cimiteri» WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE «L'impegno preso da Milosevic potrebbe, e sottolineo potrebbe, portare ad una soluzione pacifica della crisi. Ma non dimentichiamo che i cimiteri nei Balcani sono lastricati di sue promesse tradite». Il presidente Clinton mantiene il dito fermo sul grilletto e mette in guardia contro prematuri sospiri di sollievo. «Non faremo affidamento sulla sua parola, ma solo sui fatti. E la Nato rimane pronta ad intervenire se non rispetterà gli accordi». Ai giornalisti che gli chiedevano se fosse ottimista o pessimista sul comportamento di Milosevic, Clinton ha risposto che la domanda era futile. «Le nostre azioni fortunatamente non sono più legate alle nostre speranze: abbiamo messo insieme un sistema di controlli molto efficace. E guarderemo ai fatti». L'accordo raggiunto tra la Nato e Milosevic prevede la cessa- zione delle ostilità in Kosovo, l'inizio del ritiro delle truppe serbe, la piena libertà di movimento dei duemila «verificatori», l'accesso delle organizzazioni umanitarie alla popolazione e l'avvio di un serio negoziato sull'autonomia della regione. E Clinton ha insistito che Milosevic dovrà rispettare «tutte e cinque le condizioni». Il Presidente è parso partico- larmente incoraggiato dall'ampio e complesso sistema messo insieme per verificare che Milosevic ritiri effettivamente le sue truppe dal Kosovo. «E' un sistema davvero intrusivo. I duemila verificatori mandati dall'Osce saranno veri e propri guardiani degli accordi sul terreno. L'altro aspetto importante è la sorveglianza aerea senza restrizioni da parte della Nato, che Milose¬ vic ha accettato». E' chiaro che tutte le condizioni poste dall'Alleanza Atlantica non potranno essere raggiunte nei prossimi tre giorni. «Ma voghamo vedere progressi sostanziali su tutti i fronti», ha spiegato Sandy Berger, consigliere per la sicurezza nazionale. L'Amministrazione vuole anche assicurarsi che nei prossimi tre giorni le organizzazioni umanitarie potranno tornare nel Kosovo per mettere in piedi un vasto programma di assistenza in previsione dell'inverno. Per mobilitare l'opinione pubblica in difesa della prova di forza contro Milosevic, Clinton ha sempre messo al primo posto l'obiettivo di «evitare una catastrofe umanitaria». E ancora ieri, nella sua breve dichiarazione sul prato della Casa Bianca, è tornato ad insistere su questo aspetto: «La cosa più importante, adesso, è di salvare vite umane, far tornare la gente alle loro case e distribuire l'assistenza umanitaria di cui hanno bisogno». Se questo accordo dovesse reggere, la stella di Richard Holbrooke, il diplomatico americano che ha condotto la trattativafiume con Milosevic (un totale di cjuindici ore), tornerà a rifulgere come ai tempi degli accordi di Dayton. Nella crisi del Kosovo il segretario di Stato Madeleine Albright ha dovuto ripiegare su un ruolo di secondo piano mentre Holbrooke è tornato a calcare la scena che aveva già occupato con successo nel 1995. Clinton, pur elogiando il suo negoziatore, è stato attento ad includere anche la Albright, il comandante della Nato Clark e vari consiglieri di politica estera nella lista dei ringraziamenti, consapevole del fatto che a molti nella capitale la cresta del «gallo» Holbrooke risulta particolarmente ruvida. Ma un suo nuovo successo dovrebbe comunque accelerare la ratifica della sua nomina ad ambasciatore presso l'Onu da parte del Senato. Andrea di Robilant «E' un sistema di controlli efficace e stavolta le azioni non saranno legate alle speranze» Il presidente Clinton ha ammonito Milosevic che se non rispetterà gli impegni presi con la Nato dovrà immediatamente fronteggiare una dura risposta militare della Alleanza

Luoghi citati: Dayton, Kosovo, Washington