Contingente italiano in Kosovo di Maurizio Molinari
Contingente italiano in Kosovo Contingente italiano in Kosovo Con i 2000 dell'Osce: lo annuncia Dini ROMA. L'Italia vede nell'accordo di Belgrado un successo della propria strategia diplomatica, tira un sospiro di sollievo per le basi Nato che non verranno usate e annuncia subito l'intenzione di partecipare alla missione dell'Osce. Ed è proprio un diplomatico italiano che a Vienna sta preparando i piani dei «verificatori». A rendere nota la scelta italiana è stato il ministro degli Esteri, Lamberto Dini, in coincidenza con gli analoghi annunci di Russia e Francia. I tre Paesi che più si erano esposti in favore di una composizione politica della crisi si presenteranno così domani alla riunione del Gruppo di Contatto a Parigi chiedendo agli altri partner - Stati Uniti, Gran Bretagna, Germania - pari disponibilità a sostenere nei fatti l'impegno che attende l'Osce. L'obiettivo infatti ora è puntato sull'Organizzazione (ex Conferenza) per la Cooperazione e lo Sviluppo in Europa, nata nel 1975 per promuovere il dialogo Est-Ovest e trasformatasi nel quindici anni più tardi, nel 1990, nel foro internazionale per la composizione delle crisi regionali che riunisce cinquantacinque Paesi di Europa, Nord America ed ex-Urss, ma non la Federazione Jugoslava, espulsa nel 1992 a causa della guerra in BosniaErzegovina. Nella sede viennese dell'Osce i preparativi della missione sono già iniziati nel «Centro di prevenzione dei conflitti» e a coordinarli è un italiano: il Segretario generale dell'Organizzazione, Giancarlo Aragona. «Si tratterà di almeno 2000 civili incaricati di verificare gli impegni presi da Milosevic per il rispetto della Risoluzione 1199 dell'Onu e soprattutto per dare assistenza ai profughi e risolvere la grave emergenza umanitaria», spiega Aragona. «I piani per lo spiegamento sono già allo studio - aggiunge - ma prima dell'invio vi devono essere tre passaggi: la Serbia deve firmare l'accordo, l'Osce deve prendere la decisione politica e i Paesi membri devono mettere a disposizione i loro contingenti». I tempi comunque dovrebbero essere «ragionevolmente brevi», e i primi ad essere impegnati potrebbero essere i 50 osservatori internazionali già presenti in Kosovo. La «partecipazione italiana» annunciata da Dini riguarderà dunque una missione civile - cioè senza armi - che potrà comprendere anche esperti di questioni militari. Unanimi i consensi politici a Montecitorio: da Forza Italia ai Ds, a Rifondazione è forte il sostegno alla missione che, fra l'altro, nasce da una proposta italiana formulata durante la crisi. Gli unici delusi sono i radicali, impegnati nella campagna per incriminare Sobodan Milosevic. Differenti invece le opinioni sulla necessità di un'autorizzazione del Parlamento per la missione Osce. Fonti governative ritengono che «trattandosi di una missione civile il voto non serve», ma Rifondazione, con Ramon Mantovani, lo ritiene «necessario»; e anche Gian Giacomo Migone, presidente della Commissione Esteri del Senato, auspica «un passaggio parlamentare, perché finora ve ne sono stati assai pochi». Per Umberto Ranieri (Ds) basterebbe anche «un pronunciamento delle commissioni competenti». Maurizio Molinari
Persone citate: Aragona, Dini, Gian Giacomo Migone, Giancarlo Aragona, Lamberto Dini, Milosevic, Ramon Mantovani, Umberto Ranieri
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