Cossiga, sorrisi e pugnalate

Cossiga, sorrisi e pugnalate DALLA PRIMA PAGINA Dalla possibile apertura al «niet» della notte: dodici ore di trincea Cossiga, sorrisi e pugnalate A volo radente tra Scalfaro, Prodi e Berlusconi SROMA E Prodi ci sta, è fatta. Altrimenti, altro giro altra corsa. Francesco Cossiga ieri ha chiuso le consultazioni consultando anche il Capo dello Stato il quale anche lui consultava ufficialmente. Ma la giornata politica dell'ex Presidente della Repubblica registra anche un incontro e poi un clamoroso scontro a distanza con Silvio Berlusconi, incontrato al Senato «per un caffè», il quale poi ha convocato una tempestosa conferenza stampa in via del Plebiscito nel corso della quale ha attaccato l'Udr di Cossiga definendola sprezzantemente come l'«Ulivo Di Riserva». Cossiga ha risposto a palle incatenate e infuocate, come diremo più avanti. Ma intanto dobbiamo registrare un altro fuoco di sbarramento dello stesso Cossiga prima di abbandonare la sua postazione del Senato, e stavolta contro lo stesso onorevole Prodi, colpevole di aver reso dichiarazioni ancora legate alla nostalgia e alla formula del vecchio governo, bocciato con il voto di sfiducia della Camera. Cossiga così ci ha dichiarato: «Ho ascoltato con molta attenzione e la serietà dovuta al caso le dichiarazioni rese dall'onorevole Prodi, deputato membro del Partito popolare europeo, dopo il conferimento dell'incarico esplorativo da parte del Capo dello Stato. Debbo dire con tutta sincerità che il riecheggiare di accenti lodevoli, sul piano di una rigida idea di coerenza già espressi da lui insieme all'onorevole Veltroni, mai comunista, nel festival dell'Ulivo a Bologna, non sono tali da inco raggiare una disponibilità dichia rata dai vertici dell'Udr e da me confermata nel pomeriggio, a prendere in considerazione una sua nuova candidatura. Quando egli ci interpellerà dovremo con maggiore energia ribadire le nostre non trattabili condizioni e dovremo porre molta attenzione a che esse siano scrupolosamente osservate. Noi siamo un partito di minoranza che fa parte di una op posizione responsabile nei con fronti del Paese, piaccia o non piaccia all'onorevole Berlusconi, il quale con la campagna di terrorismo sferrata nei nostri confronti stasera da via del Plebiscito si è definitivamente chiuso a chiave nel castello crociato, dove volentieri lo lasceremo avvizzire». Tornando al governo, e prima dell'altolà dato dopo le prime di chiarazioni di Prodi, abbiamo chiesto a Francesco Cossiga che cosa succederebbe se Cossutta non ci stesse, visto che ha dichia rato nei modi più netti che non mescolerà mai i propri voti con quelli di Cossiga e dei suoi. Risposta: «Di quello che fa o non fa l'onorevole Cossutta non ce ne importa un fico secco». E che dice di Cirino Pomicino il quale dà per spacciata l'Udr? Risposta: «Pomi cino è un vecchio amico e lasciamo persino che alle nostre riunioni sieda in prima fila per rallegra re l'oratore, come se fosse una bella donna. Ma non per questo fa parte dell'Udr. E non ne farà mai parte, almeno finché ne farò parte anch'io. Quanto alla sua forza po litica, l'unica corrente che Cirino Pomicino potrebbe fare è una corrente d'aria». Così, ieri e di nuovo Francesco Cossiga ha dominato il gioco politico, ha aperto e chiuso le porte e ha mandato in bestia Silvio Berlusconi con il quale aveva avuto un lungo colloquio, che non era servito a molto, ma che aveva avuto un andamento e un epilogo tranquilli, salvo qualche blanda critica che Berlusconi avrebbe sollevato parlando con Cossiga il quale poco dopo sarebbe stato pesantissimamente attaccato alla conferenza stampa del Polo, con la partecipazione di Fini e Casini, tutti molto violenti nel definire il partito di Cossiga una «ruota di scorta» dell'Ulivo, e i deputati del¬ l'Udr dei traditori dei loro elettori, ciò che ha fatto gridare Cossiga al ((terrorismo». Berlusconi nel corso di quella conferenza stampa aveva definito una pochade, una comica, un teatrino della politica tutto quel che era successo (e che si era svolto sotto la regia o l'influenza di Cossiga con cui era stato a colloquio), prima ancora che la giornata si concludesse con l'incarico a Prodi. Cossiga nel frattempo, usando il suo sarcasmo, ma senza caricare troppi i toni, gli stava dando dell'incapace: «Ho cercato di far capire all'onorevole Berlusconi che cosa significhi fare politica in maniera tale da creare sorpresa e produrre effetti che giovino al Paese, ma lui da quell'orecchio è sordo. L'unica cosa di cui si preoccupa è comportarsi come se domani si dovesse votare e si dovesse organizzare il consenso degli elettori. Errore fatale: questo è il momento in cui si deve sperimentare ciò che può essere utile per il Paese anche a costo di sorprendere gli elettori, il cui giudizio verrà quando avranno elementi per giudicare. Adesso è il momento di costruire, non di giudicare». Berlusconi al telefono ci aveva detto poco dopo la sua conferenza stampa: «E' vero: io mi preoccupo di chi ci ha votato, mi preoccupo del rapporto di lealtà che ci lega a loro. E tutto ciò che accade in questi giorni mi sembra un vero tradimento degli elettori. E questo non lo dico perché penso che domani si voti, ma perché domani e oggi gli elettori ci giudicano, chiedendo chiarezza, chiedendo che si dicano e si facciano le cose per fare le quali noi siamo stati eletti. Vede, io non ho ancora imparato la politica, su questo forse ha ragione Cossiga e forse io sono ancora un dilettante mentre a ~m lui è un professionista, ma non posso e non voglio modificare questa mia apparente ingenuità, che è soltanto lealtà al mio elettorato. Vorrei che anche gli altri fossero meno astuti e più rispettosi degli impegni presi». E Cossiga (sempre prima dello scontro finale al calor bianco): «Ho consigliato all'onorevole Berlusconi di votare per Prodi». E lui?, avevano chiesto i giornalisti. Sorriso da trappoliere professionista, mascherato da sgomenta sorpresa: «Lui? Beh, mi è sembrato un po' perplesso». Altro che perplesso, il Cavaliere era depresso, spiazzato, infastidito. Quando gli abbiamo chiesto come mai i suoi rapporti con Cossiga fossero precipitati dalla fine d'agosto in poi, Berlusconi ha detto: «Vuole sapere in che modo si svolge la mia lite con Cossiga? Così: lui mi riempie di improperi e io non reagisco». Gli ricordiamo ciò che Cossiga ci ha detto recentemente: e cioè che lui, Berlusconi, gli faceva dire al telefono di essere a passeggio nel parco, mandandolo in bestia. Il segretario e signore di Forza Italia si difende: «Ma no, il fatto è che il personale di servizio ha l'ordine di dire, quando io non ci sono o sono impegnato, che sono a passeggio nel parco. Ma non avevo alcuna intenzione di offendere Cossiga». Intanto lo stratega Cossiga dettava le sue condizioni irrinunciabili all'onorevole Prodi, definito al telefono come «un semplice deputato che appartiene ad un partito fratello e che ha svolto importanti incarichi in seno al Partito popolare europeo di cui anche noi facciamo parte. Nei suoi confronti personali non c'è e non c'è mai stata alcuna preclusione, ma anzi profonda e costante amicizia». Nel corso della giornata Cossiga era arrivato a far sapere di poter votare perfino un governo Ciampi, spiegando tuttavia che, al di là dell'eccellente opinione che ha dell'ex governatore della Banca d'Italia, non ha mai mandato giù i rospi che la sua parte politica, identificata nel quotidiano «Repubblica», gli ha fatto ingoiare per anni. La giornata si è chiusa quindi con una rottura fra Berlusconi e Cossiga, una apertura di varco di Cossiga a Prodi, un reincarico a Prodi da parte di Scalfaro e un colpo a pina di Cossiga a Prodi, il quale manifestamente recalcitra ad accettare le condizioni capestro che l'ex Capo dello Stato gli impone, se vuole avere i voti dell'Udr e vivere l'elice almeno l'ino a metà gennaio. Paolo Guzzanti «Il Cavaliere si comporta come se si votasse domani. Errore fatale. Bisogna pensare al Paese, a costo di sorprendere gli elettori...» «Cirino Pomicino? L'unica corrente che potrebbe creare in questo momento è una corrente d'aria. possibile apertura Cavaliere si comporta come asse domani. Errore fatale. a pensare al Paese, a costo sorprendere gli elettori...» «Cirino Pomicino? L'unica corrente che potrebbe creare in questo momento è una corrente d'aria. al «niet» della notte L'ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga Sopra: Carlo Azeglio Ciampi e Walter Veltroni

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