Ecco l'asse Cossutta-Quirinale

Ecco l'asse Cossutta-Quirinale Ecco l'asse Cossutta-Quirinale «1numeri ci sono, se l'Udr si astiene* ROMA. Nel gioco delle coppie politiche che si sono formate e ricomposte in tutto il periodo non breve precedente alla crisi di governo, ce n'è una davvero insolita: Oscar Luigi Scalfaro e Armando Cossutta. Perché fu Cossutta, per esempio, il primo a dire che il capo dello Stato si sarebbe anche potuto dimettere prima del semestre bianco, ed è stato Scalfaro, ieri al Quirinale, a ricordare che il primo a indicare un Prodi-bis per la soluzione del busillis che s'apriva con la crisi del primo Prodi «è stato Cossutta». Aggiungendo poi, vera stilettata nei confronti dei parenti separati di Rifondazione, colpevoli d'aver impallinato Prodi, «oltre ad alcuni iscritti al gruppo misto». E cioè Bertinotti, anche lui salito al Colle per dire che il Prodi bis andava benissimo, purché tuttavia ritirasse la Finanziaria. Il rapporto tra i due, poi, è affiorato frequentemente nelle parole del presidente dei Comunisti Italiani. «Mi permetto di segnalare al capo dello Stato, per l'antica consuetudine che ci lega, quale impasse istituzionale si potrebbe creare, se dopo la crisi vi fosse un governo tecnico» ha ripetuto più volte, pubblicamente, Cossutta. Al di là della civetteria di due quasi coetanei, poiché li separano 10 anni buoni, si tratta di avversari leali, un ex pei e un de entrambi di stretta osservanza alle proprie rispettive religioni d'appartenenza. Ieri, i due hanno giocato un ruolo non secondario. Scalfaro, per ovvi motivi. Cossutta, perché se n'è stato chiuso in un'olimpica serenità. Mentre infatti s'abbatteva sul Transatlantico il contrordine, via Ciampi, dentro un nuovo Prodi, mentre Prodi dava la propria disponibilità a quello che, poi, si rivelerà un «pre-incarico», cioè qualcosa di ancor meno vincolante di un mandato esplorativo, Cossutta se ne stava tranquillo alla sede del gruppo. Dove, mentre tutti s'interrogavano sul «Cossuttiga», ovvero sul come avrebbe fatto Prodi a tenere insieme i voti di Cossiga e quelli di Cossutta, indispensabili a garantirgli una maggioranza, ma quasi impossibili da far convivere, prendeva corpo la soluzione del rompicapo. Cossiga esige che Prodi domandi in Parlamento, pubblicamente, i voti dell'udr? Basta che ottenga l'astensione: il nuovo partito di Cossutta non avrebbe problemi, e Cossiga otterrebbe ciò che più gli preme. Un riconoscimento politico e un pied-àterre nel governo Prodi. I segnali, erano chiari da lunedì. Mentre Prodi saliva al Quirinale a cena con Enrico Micheli, Nerio Nesi incontrava al ristorante, chissà quanto per

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