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«Il mio Viagra, senza ricetta» Così si compra il diamante dell'amore evitando l'ok del medico «Il mio Viagra, senza ricetta» c y MILANO ERA chi andava in Svizzera, per quelle quattro pillole blu che da mesi non fanno dormire il mondo. C'era chi già le vendeva sotto banco, dopo un'offerta irrinunciabile e una fornitura garantita. Ma adesso che il Viagra è arrivato anche in Italia, si sa che basta la prescrizione del medico curante. E a volte non è necessaria nemmeno quella. «Ma se le arriva alle sette di sera, quando la farmacia sta per chiudere, il caso disperato di chi vuole il Viagra senza ricetta, che fa? Glielo nega?», basta chiedere al farmacista del centro, vetrine scintillanti, vasi antichi da erboristeria, viavai per le aspirine e da ieri, pure per i «diamanti blu». Come li chiama la Pfizer, guardando ai sogni di quei tre milioni di italiani potenziali clienti e ai propri bilanci schizzati alle stelle. «Io lo so che non è un farmaco fondamentale, lo so che non è un salvavita. Ma per chi ne ha bisogno, queste pillole diventano un prodotto insostituibile», risponde il farmacista, cinquanta anni o giù di lì, camice bianco, in mano la sigaretta e il fax con le disposizioni di legge. Anche quelle tassative che parlano di «medicinale soggetto a prescrizione medica». «C'è gente che aspetta da mesi, che è andata a San Marino o Città del Vaticano, pur di avere il Viagra per tempo», racconta di quei pellegrinaggi con una sola fede nel cuore e la speranza nella medicina. «Però il Viagra non è un oppiaceo, non ho l'obbligo di iscrivere le vendite nei registri di carico e scarico, né di tenere la ricetta», quasi si illumina il farmacista buorusta. Prima di passare - «Se chiedono, dirò che l'ho usata per me» - la scatoletta bianca, azzurra e blu. Con le quattro compresse celesti, 50 milligrammi. «Fanno 83 mila e 500», sorride strizzando l'occhio il farmacista. E chissà a cosa pensa. Fabio Poletti ALTRI SERVIZI A PAGINA 15