IL RITORNO DELLE GRANDI MANOVRE DC di Augusto Minzolini

IL RITORNO DELLE GRANDI MANOVRE DC IL RITORNO DELLE GRANDI MANOVRE DC AI più, lo svolgimento di questa crisi di governo risulterà del tutto incomprensibile. Capire perché Romano Prodi la settimana scorsa si è tirato fuori per non chiedere i voti all'Udr aprendo la strada alla crisi di governo. Poi, appena domenica scorsa, ha riunito in ciuci di Bologna i suoi fidi per ripetere i suoi no con tanto di elogio della coerenza, lì, infine, ieri in tarda mattinata, ha accettato tin incarico esplorativo per formare un gabinetto che non potrà non fondarsi sui voti di Francesco Cossiga o sulla sua benevolenza. Capire questo comportamento presuppone una particolare conoscenza dei meccanismi della politica. Stessa preparazione occorre per comprendere perché il Niet, cioè il no tanto definitivo da essere pronunciato in russo, di Francesco Cossiga su un governo Prodi, in 48 ore si sia trasformato quasi in un Da, cioè in un sì. A prender sul serio le parole, infatti, il Professore, che ancora ieri all'uscita dal Quirinale si è esposto al punto di dire che sarà fedele al programma dell'Ulivo, non potrebbe mai andare d'accordo con l'ex Capo dello Stato che ripete ad ogni pie sospinto che l'Ulivo è morto, finito. Metterli insieme in teoria sarebbe impossibile quanto far quadrare il cerchio, a meno che... A meno che non si ricorra a quella particolare politica composta di liturgie complesse, di minuetti a volte incomprensibili, di capovolgimenti improvvisi motivati da una pancetta contenuta in una dichiarazione o in un documento, a cui ci ha abituato per quarantanni la Democrazia cristiana. Augusto Minzolini I CONTINUA A PAG. 2 SECONDA COLONNA

Persone citate: Francesco Cossiga, Romano Prodi

Luoghi citati: Bologna