Allarme rosso in tredici basi Trecento aerei pronti a colpire di Francesco Grignetti

Allarme rosso in tredici basi Trecento aerei pronti a colpire LO SCACCHIERE ITALIANO IROMA L governo italiano ha detto il suo «sì» all'uso delle basi militari. E immediatamente s'è avvicinata la prospettiva di usarle, queste installazioni militari, che per fortuna sono state in sonno negli ultimi cinquantanni. Eccetto che nel precedente della Bosnia. Perché, anche se molti l'avranno dimenticato, due anni fa gli aeroplani della Nato bombardarono a lungo le milizie serbe che stringevano d'assedio Sarajevo. «E ci comportammo benissimo, con i Tornado e con gli Amx. Ormai siamo maggiorenni», ricorda il senatore Vincenzo Manca (Fi), all'epoca generale dell'aeronautica. Quei bombardamenti aprirono la strada agli accordi di pace di Dayton. Cioè il nuovo assetto della Bosnia. Padrino ne fu il solito Milosevic. Ma portano soprattutto la firma del supermediatore americano Richard Holbrooke. Il quale sempre più si rivela essere un moderno Machiavelli, ossia un diplomatico che non ha paura di utilizzare la pressione sanguinosa degli eserciti. Anche questa volta, infatti, si fa sul serio. La Nato da settimane, se non mesi, sta pianitìcando un intervento militare in Kosovo. Sono state esaminate molte opzioni. S'è scelta la guerra aerea. Una guerra massiccia e senza (quasi) rischi. L'Alleanza atlantica ha mobilitato 450 aerei di ogni tipo da scaraventare sulla Serbia. Più missili da crociera. E ogni tipo di diavoleria elettronica. Diventano importantissime, quindi, le basi aeree. Sono state mobilitate in Gran Bretagna, in Germania, in Grecia. E naturalmente in Italia: sono ben tredici gli aeroporti militari da alcuni giorni in allarme. In Italia sono presenti 300 dei 450 aerei mobilitati. L'arrivo in Italia di così tanti velivoli stranieri (americani, inglesi, francesi, turchi, tedeschi, norvegesi, danesi, canadesi, portoghesi, spagnoli, olandesi e belgi) è stato affrontato innanzitutto con una riorganizzazione degli italiani. I nostri aerei si sono concentrati a Villafranca, Gioia del Colle, Amen dola e Ghedi. I piloti italiani non parteciperanno a missioni di bombarda- Allarme rosso in tredici basi Trecento aerei pronti a colpire mento sul suolo jugoslavo perché manca un voto del Parlamento italiano e il governo è dimissionario. Però sono ugualmente in allarme, e pronti a prendere il volo nell'arco di cinque minuti d'orologio, nel caso di un'intrusione nel nostro spazio aereo. Sono state potenziate al massimo anche le batterie missilistiche antiaeree lungo tutto l'Adriatico. Sono in pieno allarme, ovviamente, tutti gli altri velivoli dell'Alleanza atlantica. Quelli che dovrebbero materialmente andare in guerra. E cioè i francesi sistemati a Istrana; i turchi a Ghedi; gli olandesi e belgi a Villafranca; i tedeschi a Piacenza; gli inglesi, canadesi, portoghesi e spagnoli a Aviano; i norvegesi e danesi a Grazzanise; gli americani ad Avia¬ no, Sigonella, Brindisi, Amendola. E' in allarme anche la base aerea di Trapani, dove hanno sede gli Awacs (aerei radar) che monitorano in permanenza il cielo dei Balcani. Più la base di Pratica di Mare, dove risiedono le cisterne volanti, indispensabili a rifornire gli aerei in volo. A Brindisi, peraltro, sono stati mobilitati anche gli equipaggi degli elicotteri, nel caso ricevano segnalazioni di piloti in mare. La guerra, se mai verrà dichiarata, si farà anche in mare. E quindi le marine della Nato sono in allarme. Si sta formano in Adriatico una squadra navale internazionale. Per il momento sono in navigazione la portaerei francese Foch e la portaerei statunitense Eisenhower (cariche di aerei). Ognuna di queste ha numerose unità di scorta. Si è mobilitata naturalmente anche la Marina militare italiana: stanno per prendere il mare anche unità minori, utilissime per l'osservazione e la copertura radar. Si verrà così a formare in alto Adriatico una flotta imponente, pronta a rovesciare missili e aerei contro il territorio serbo. Esiste anche una marina serba, in verità. Unità medio piccole, un po' vecchiotte, disseminate nei porticcioli della Dalmazia. Tornano in auge i vecchi nomi del Catturo e di altre isole vicino a Spalato. Da qui potrebbe venire un tentativo di risposta. Ma le autorità militari italiane garantiscono: la minaccia è più teorica che reale. Francesco Grignetti Un aviere arma un missile di un caccia della Nato pronto a decollare non appena arriverà l'ordine da Bruxelles Gli aerei impegnati nella operazione Kosovo sono oltre 400

Persone citate: Amendola, Eisenhower, Ghedi, Machiavelli, Milosevic, Richard Holbrooke, Vincenzo Manca