Il centrosinistra litiga si

Il centrosinistra litiga si Fi appoggia la decisione. Selva (An): vigliacchi, gli altri Il centrosinistra litiga si Critici Bertinotti e Cossutta. D'A ROMA. Il governo dimissionario ha autorizzato l'uso delle basi Nato per l'intervento in Kosovo appena in tempo per salvare a Bruxelles la regola del consenso fra gli alleati. Ma la decisione del Consiglio dei Ministri straordinario è diventata subito motivo di scontro fra i partiti dell'ex maggioranza nella prima giornata delle consultazioni politiche al Quirinale. In realtà è stato proprio il Capo dello Stato il discreto regista istituzionale di una giornata difficile fra emergenza-Kosovo e crisi romana. Era stato lui a indicare, sin dai primi colloqui con Romano Prodi dopo le dimissioni, la possibilità di far rientrare negli «affari correnti» il via libera all'uso delle basi «in forza dei trattati esistenti» con quello che il sottosegretario agli Esteri, Piero Fassino, ha definito un «atto dovuto». Ed è stato ancora Scalfaro a ricevere ieri Prodi e Dini che, dopo la fine del Consiglio dei Ministri, con un «atto di garbo» gli hanno portato il testo del comunicato finale. Comunicato che se da una parte metteva a disposizione della Nato le basi, dall'altro limitava il contributo delle nostre forze armate alla «difesa integrata sul territorio», rimandando ogni impegno in Kosovo ad un'autorizzazione del Parlamento. Il testo include anche un altro passaggio in sintonia con precedenti prese di posizione di Scalfaro: «L'obiettivo è di contribuire ad una soluzione durevole per fronteggiare l'imminenza di una catastrofe umanitaria - si legge - che minaccia la sopravvivenza di 300 mila persone in un'area così vicina al nostro Paese». Basti ricordare che lo scorso aprile il Capo dello Stato sottolineò così, in riferimento al Kosovo, l'urgenza di una solu zione umanitaria: «Siamo lì con l'intelligenza e con il cuore affinché non si accenda un altro fuoco che non si sa dove potrebbe portare». Nel 1992 era stato ancora più esplicito definendo la pulizia etnica dei serbi (allora a Sarajevo) «un metodo fra l'hitlerismo e lo stalinismo» e promettendo «impegno del governo affinché il Kosovo divenga una regione di ampia e vera autonomia». Con motivazioni simili Scalfaro ha difeso la decisione del governo durante gli incontri nel pomeriggio con Rifondazione ed i comunisti italiani. «Il Capo dello Stato ha seguito molto da vicino il governo sul Kosovo, quasi come vero e proprio ispiratore» osserva Giovanni Russo Spena (Prc). La delegazione di Rifondazione ha ribattuto che «concedere le basi è stata una gravissima violazione della Costituzione - racconta il responsabile Esteri, Ramon Mantovani - perché è un atto di guerra che solo il Parlamento E' stato il Capo dello Stato a indicare a Prodi la soluzione Far rientrare negli «affari correnti» il via libera «in forza dei trattati esistenti» Il presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro può decidere». Fausto Bertinotti ed Armando Cossutta, dopo i colloqui al Quirinale, si sono ritrovati fianco a fianco nel contestare il governo. «Siamo contro la politica della forza e l'intervento armato, la concessione delle basi è un atto gravissimo» ha detto Bertinotti. «Non ci sono dubbi» sul no alle basi, ha confermato Cossutta. Anche i Verdi si sono uniti al fronte dei contrari, pur se con qualche distinguo: «Non condividiamo la decisione sulle basi ma è un fatto positivo che non è stato ancora deciso l'uso di uomini e mezzi italiani». Al segretario dei Ds, Massimo D'Alema, la dissociazione dei cossuttiani non è «Non approvo un'azion^ re, anzi non credo che , dare il Kosovo tuteli umani di quelle popola? è un errore dissociarsi con questa scelta il preme nella direzione re una soluzione per la pace». «E comunque i

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