Ligabue: io non taglio di Marinella Venegoni
Ligabue: io non taglio IL CASO CANTAUTORE CONTRO Ligabue: io non taglio «Il mio film esce così com 'è» STORINO PINTONI, urla, delusione, ieri sera per la proiezione di «Radiofreccia». Oltre quattromila persone hanno atteso per quattro ore, ingabbiate tra le transenne. Ma alla fine solo duemila hanno potuto entrare nell'Auditorium per vedere il film. Seduto in prima fila al buio, braccato da centinaia di fans nella sala dei Cinquecento, Luciano Ligabue ha finito per diventare protagonista involontario anche di «Elle Elle», la pièce teatrale con la regìa di Gianni lppoliti nella quale si racconta il litigio fra due sue canzoni, impersonate da due attrici. Ogni accenno del testo al musicista Ligabue («ha un bel nome...», «è bello...») veniva accolto in sala da urla e applausi, in un'atmosfera colorita e molto poco teatrale. Ma i sorrisi del pomeriggio hanno solo stemperato la rabbia del cantautore/regista per il divieto ai minori di 14 anni di «Radiofreccia», valido anche nella proiezione di ieri al Salone. Ligabue, cos'ha pensato quan- do ha saputo che «Radiofreccia» era vietato ai minori di 14 anni? «Pensavo fosse solo uno scherzo, ma purtroppo non lo è. Da una parte mi è sembrato quasi comico ma dall'altra c'è da indignarsi: il divieto significa anche un taglio alla promozione, e per esempio in tv gli spot potranno andare in onda soltanto dopo le 22,30. Già adesso si rischia di avere del film un'idea mi po' strana, alla 'Cristiana F.', mentre invece la storia passa dal riso al pianto, e tocca tanti argomenti come la vita di provincia e le radio libere nei Settanta. La droga è solo mio di questi argomenti». Le accuse che hanno portato al divieto sono: turpiloquio e uso esplicito di droga. Che ne pensa? «Contro queste accuse la distributrice Medusa farà ricorso in questi giorni e intanto il film esce il 16, così com'è. Quella sul linguaggio è un'osservazione quantomeno risibile: se è scurrile e triviale il linguaggio di questo film, dobbiamo spegnere la tv anche nella prima serata. In quanto all'uso esplicito, credo non sia il primo film dove si vede uno che si droga. Però non c'è nessun ago in vena, ed è chiaramente mia fiction: gli attori non sono stati invitati a farlo davvero. Si racconta anzi che chi si avvicina alla droga ruba, finisce in carcere, soffre come mi cane per poter smettere; si descrive il gusto ma poi anche tutta la sofferenza e soprattutto Freccia muore: se questo significa incoraggiare,., sono scene violente perché è violento farsi una pera. Non abbiamo voluto essere né carini né compiacenti». Se le chiedessero dei tagli, li farebbe? «No, mai. Il film oltretutto vive di una certa innocenza e mi piace così. Ho cercato di parlare con attenzione del fenomeno eroina nei Settanta, quando c'era informazione superficiale e leggera. Chi si fa adesso, non ha l'alibi di non avere queste informazioni. Mi sembra anzi, il film, l'ennesima fonte d'informazione: una sorta di pubblicità progresso. Mi sono anche chiesto se il mio atteggiasmento sia stato un po' moralista, su questo: ma se il protagonista muore, e si può riflettere cosa sarebbe stato altrimenti di lui, s'incoraggia la gente a una riflessione». Marinella Venegoni «Quando ho saputo della censura a "Radiofreccia" ho pensato che si trattasse d'uno scherzo: ora presenteremo il ricorso» Luciano Ligabue: ieri al Salone in compagnia di Gianni lppoliti
Persone citate: Elle Elle, Freccia, Ligabue, Luciano Ligabue
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