Salone, la musica dei veleni
Salone, la musica dei veleni Dopo la crisi di pubblico, anche i vertici della manifestazione litigano: «Dobbiamo ripartire da zero» Salone, la musica dei veleni Invecchia la formula, duellano ipolitici TORINO. Il Salone della Musica si chiude domani, ma l'edizione '98 è già in archivio, con le sue poche luci e le molte ombre. Ombre che hanno dato fiato agli oppositori di Guido Accornero, storico patron della manifestazione. Lui reagisce attaccando: e annuncia dimissioni. Accornero è consigliere d'amministrazione di «Prosa» - la società che gestisce i Saloni del Libro e della Musica - con delega all'organizzazione: ma alla prossima riunione, in calendario il 30 ottobre, l'intero consiglio potrebbe presentarsi dimissionario. Questo per consentire il «rilancio» delle due manifestazioni, imposto dalla situazione e voluto da Mercedes Bresso, presidente - oltre che della Provincia di Torino - della Fondazione (di cui sono azionisti Regione, Provincia e Comune) che regge le sorti dei Saloni. Specie nell'ultimo anno, contro Accornero si sono appuntati gli strali della destra. Il vicepresidente del consiglio d'amministrazione di Prosa, Piero Gola (in quota Polo), per ora è l'unico ad essersi effettivamente dimesso: «Ciò che penso di Prosa è scritto in un documento che ho già presentato, ma che sarà reso pubblico soltanto dopo la riunione del 30 ottobre, quando gli enti pubblici avranno preso ufficialmente atto delle mie osservazioni, ed eventualmente assunto decisioni conseguenti». Gola assicura che i motivi delle sue dimissioni «non collimano con le dichiarazioni che i giornali attri- buiscono ad Accornero»: respinge le accuse di aver praticato un ostruzionismo a sfondo «politico», e rimanda ogni altra dichiarazione al momento in cui si conoscerà la «situazione economico-patrimoniale della società, unitamente alle valutazioni sul suo stato di salute e sulle sue prospettive». Di fatto, il sempre meno brillante esito del Salone della Musica '98 (sabato i visitatori sono stati 22 mila, contro i 29 mila del '97, ieri si registrava un calo del 30 per cento) acuisce i problemi. Lo stesso Accornero, per amore o per forza, sposa la tesi dell'azzeramento immediato: «Il rilancio dei Saloni non può essere affidato a nessuno fra quanti sono coinvolti nella vecchia gestione; neanche al sottoscritto. Sono stanco - aggiunge -. E' stato un anno di martirio: fino al 21 luglio, quando finalmente Regione, Provincia e Comune hanno garantito i fondi per la manifestazione, non ho potuto muovere un dito, così questo Salone della Musica è nato tardi, e di conseguenza con grandi limiti». Carlo Poggio, presidente del consiglio d'amministrazione di «Prosa», commenta: «Capisco l'amarezza di Accornero, da mesi bersaglio di accuse pesanti; mentre la revisione contabile, affidata alla Arthur Andersen, finora non ha trovato nessuna irregolarità. Chiarezza dev'essere fatta, ma Accornero ha diritto di cercare un rapporto più sereno con i Saloni, che per ora non possono fare a meno di lui». Poggio è convinto - e si augura - che le dimissioni annunciate del «patron» siano, in realtà, un «me ne vado per restare», o quantomeno per collaborare dall'esterno. L'ipotesi trova conferma dalla Fondazione. Ieri la presidente Bresso ha precisato che «non abbiamo chiesto a nessuno di dimettersi: ma globalmente questa gestione di Prosa non ha funzionato, ci sono stati contrasti interni troppo acuti, quindi tutto va ridiscusso». La Bresso non drammatizza le «dimissioni» di Accornero: «Se ritiene di mettere a disposizione il suo mandato di responsabile organizzativo, gli potremmo chiedere di continuare a collaborare come consulente per gli aspetti culturali. Non è facile per nessuni) operare nelle condizioni in cui se trovato Accornero. Ma non c'è una sostituzione pronta, e non ò proprio nostra intenzione "licenziarlo" in tronco. Tanto più che, prima, dovremo decidere a chi affidare la gestione materiale dai Saloni». Ge¬ stione che potrebbe andare alla stessa Expo2000, che si occupa del Lingotto Fiere. Una impressione è che, dietro le quinte di un Salone avviato stancamente alla conclusione, Guido Accornero stia giocando una partita che potrebbe sintetizzarsi nel gattopardesco «cambiare tutto perché non cambi nulla»; d'altro canto, le amministrazioni locali ribadiscono «l'interesse e la volontà a ripensare i Saloni», discutendone da una parte con editori e discografici, dall'altra con le forze imprenditoriali e culturali.
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