Fattori, il ritmo del colore

Fattori, il ritmo del colore Battaglie, vita militare e contadini: il maestro dell'800 italiano in una grande antologica a Verona Fattori, il ritmo del colore Straordinario regista di immagini EVERNONA E battaglie da Magenta a Custoza e le tavolette di vita militare al campo e alle manovre, i boschetti i campi i covoni dell'entroterra toscano e le costiere solitarie fra Livorno e Castiglioncello, i contadini i tagliapietra le erbaiole i butteri e gli amici in villa, i cavalli militari e i buoi bianchi e neri dalle grandi corna e la macchia scura del ciuco paziente al sole. La Vedetta Marzotto, bianca ombrata di viola dal chepì del cavaliere al cavallo bianco contro il riflesso calcinato e nudo ai limiti dell'astrazione del gran muro bianco e del terreno in profondità, sbarrati dalla lastra azzurra e viola del cielo, introduce ad un tutto Fattori non cronologico (le opere in mostra partono intorno al 1860) ma a grandi blocchi tematici. Lungo gli spazi espositivi, sempre più abbondanti e sempre più labirintici, di Palazzo Forti, affacciandosi su pareti che ancora conservano le grandi astrazioni di colore puro degli interventi di Sol Lewitt, 120 olii dai 4 metri di base dell'Assalto alla Madonna della Scoperta del Museo di Livorno ai 13 cm della tavoletta mirabile di Bifolco e buoi anticipante il meglio dei Nabis, 80 disegni, 170 acqueforti, la serie completa delle 20 litografie Ricordi dal vero edite nel 1884 (non a caso il curatore Andrea Baboni è uno specialista di grafica del Fattori) si intrecciano nel proporre una sorta di colossale laboratorio. I continui rimandi, dalla suprema nettezza ottica dei disegni, che a lungo conservano memorie del denegato e contestato «purismo» riversato in «flash» della realtà; e una stupenda matita con il Ritratto in piedi della prima moglie Settimia la dice lunga sul rapporto con Lega, e dai fogli incisi con una libertà di tecnica e di espressività (di espressionismo?) senza paragoni in tutto l'800 alle immagini dipinte, propongono una lettura nuova e sorprendente di un pittore forse ancora più grande, in un panorama dell'800 non solo italiano, di quanto si sia mai detto e riconosciuto. In effetti i frequenti accostamenti fra gli studi grafici e il doppio esito dipinto e inciso, mettendo a frutto su vastissima scala come in nessuna altra mostra i disegni del Museo Fattori di Livorno (generoso fornitore anche di capolavori dipinti) e le acqueforti pervenute dalla collezione Franconi all'Accademia Carrara di Bergamo e da quella Rosselli al Gabinetto degli Uffizi, disegnano il doppio ritratto di un formidabile colorista di assoluta immediatezza, grande gestore antiatmosferico dell'equilibrio fra il timbro vocale e il tono generale, e di un montatore di immagini da fare invidia ad Eisenstein: di qua dro in quadro scorrono gli stessi soldati riversi, la stessa coppia di buoi bianchi accosciati, lo stesso carro agricolo rosso, ogni volta nuovi di ritmo e di scansione spaziale in rapporto con le diverse for me e il diverso respiro dell'ambiente naturale intorno alle forme nette della macchia pittorica. Nella sezione delle battaglie, introdotta dalla replica in collezione privata del Campo italiano a Ma genta di Palazzo Pitti con cui Fat tori esordì nel 1861 al Concorso Ricasoli e alla prima Nazionale a Firenze, l'enorme Assalto alla Madonna della Scoperta, con l'inscenatura a semicerchio; discendente nel traino d'artiglieria a sinistra e ascendente a destra con il gruppo di ufficiali di cavalleria, incernierata dal cavaliere appiedato al centro, al di sotto della linea panoramica infinita, ha una perfezione ritmica tale da far invidia a qual¬ siasi accademico, mentre la libertà pittorica fra due secoli collega la piccola carica di cavalleria sul fondo degna di Géricault e l'ultimo alberello a destra contro il cielo, gemello in anticipo di Morandi o di Licini. All'estremo opposto del percorso, nel Mandrie maremmane del 1893 dal Museo di Livorno, la massa caotica dei buoi bianchi dominata al centro dal mitico buttero a cavallo e confusa con il bruno della steppa maremmana, sotto l'azzurro spento e il cielo grigio di un mare da Carrà (gli stessi, negli stessi anni, della nuda essenzialità di Sulla spiaggia (giornata grigia), anch'essa del Museo di Livorno), esemplificano tutto il peso della memoria di Fattori nelle poetiche novecentesche. Così come l'addirittura incredibile nel 1880 Scoppio del cassone da Ca' Pesaro a Venezia anticipa nel futuro secolo non solo il dinamismo futurista ma anche il miliziano colpito di Capa. Nei ringraziamenti nel catalogo Electa, così come nella realtà della mostra, colpisce per le sue dimensioni l'alleanza fra i grandi musei pubblici, il collezionismo privato e le maggiori gallerie specializzate sull'800 italiano, ben degna del dominatore da un secolo del mercato dell'800. Marco Rosei Giovanni Fattori Verona, Galleria d'Arte Moderna Palazzo Forti Orario: da martedì a domenica 9-20 Chiuso lunedì Fino al 31 gennaio 1999 A sinistra «Cavallo serrato e mulo al barroccio» un'acquaforte di Giovanni Fattori Sopra un particolare di «In vedetta»